Arrest Yourself
(Incarcera te stesso)
Cosa succede sabato prossimo (tempo di lettura: 52 secondi)
Sabato 19 giugno, Auung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace, compie 65 anni.
La leader nonviolenta birmana ha trascorso nel suo paese ben 14 degli ultimi 25 anni sotto diverse forme di arresto.
Per questo motivo, in segno di solidarietà con lei e con il popolo birmano, in diverse parti del mondo semplici cittadini si “autoarrestano” nelle proprie abitazioni.
La campagna che va sotto il nome di “Arrest Yourself” è partita dagli Stati Uniti (www.uscampaignforburma.org <http://www.uscampaignforburma.org/> ) dove diverse centinaia di persone hanno aderito all’iniziativa, aprendo le loro case a parenti ed amici che verranno sensibilizzati all’argomento.
Non ho notizia di altri aderenti in Italia oltre la mia che seguo da diversi anni la campagna e le attività per la liberazione della leader birmana.
In onore all’incredibile coraggio e all’indomabile determinazione per l’affermazione della democrazia che Auung San Suu Kyi ha dimostrato e dimostra, celebrerò autoincarcerandomi il suo compleanno e trascorrerò, appunto, la giornata di sabato 19 giugno agli arresti domiciliari.
Per questa speciale occasione, a casa mia, sarà presentata (nel pomeriggio) la situazione birmana, organizzato un piccolo party (ore 20,30) e proiettato il film Burma VJ di Anders Østergaard, candidato all'Oscar 2010 come miglior documentario.
Si tratta di una commovente cronaca della "rivoluzione zafferano" birmana del settembre 2007, raccontata attraverso le immagini dei videoreporter clandestini di Democratic Voice of Burma che, rischiando torture e carcere, sono l'unica fonte di informazione da un paese in pugno a una spietata dittatura militare e impraticabile per i giornalisti stranieri. Contrabbandati fuori dalla Birmania, i nastri dei reporter di Democratic Voice of Burma sono diventati il materiale prezioso che, nelle mani del regista Anders Østergaard e dei suoi montatori, si è trasformato in uno dei documentari di denuncia sui diritti umani più forti e importanti degli ultimi anni.
Saranno inoltre a disposizione dei partecipanti i libri “Libera dalla paura” (della stessa Auung San Suu Kyi) e “Il pavone e i generali. Birmania: storie da un paese in gabbia” (di Cecilia Brighi).
Nel corso della giornata saranno raccolte firme di petizione alle Nazioni Unite e di sostegno al movimento birmano.
L’obiettivo è quello di sensibilizzare amici e parenti sulla situazione di questo splendido paese e della sua gentile e mite popolazione che soffre atroci ingiustizie come ad esempio l’incarcerazione di 2.200 attivisti politici, la distruzione di 3.500 villaggi e la violazione dei diritti umani portata avanti dalla giunta militare nei confronti delle numerose minoranze etniche.
Iniziative internazionali e premi (tempo di lettura: 12 secondi)
Per quanto Auung San Suu Kyi sta facendo per la causa del popolo birmano, per il suo grande impegno civile e per la difesa dei diritti umani e della pace alcune prestigiose Università in Europa e in America le hanno assegnato titoli di laurea Honoris Causa.
Per il suo impegno a favore dei diritti umani nel 2008 il Congresso degli Stati Uniti le ha conferito la massima onorificenza a disposizione: la Medaglia d'Onore.
In tutto il mondo Aung San Suu Kyi è diventata un'icona della nonviolenza, tanto che numerosi cantanti e gruppi musicali, tra cui Damien Rice, gli U2, i REM e i Coldplay le hanno dedicato brani musicali per sostenere la sua causa.
In particolar modo, gli U2 hanno scritto apposta per lei il brano Walk On ("Vai avanti"). Per questo motivo è illegale importare, detenere o ascoltare in Birmania l'album della band irlandese in cui è contenuto questo brano. La sanzione prevista è la reclusione da tre a vent'anni.
Cenni sulla vita di Aung San Suu Kyi e sulla situazione birmana (tempo di lettura 2 minuti e 45 secondi)
Il motivo della limitazione della libertà di Auung San Suu Kyi è dovuto alla sua attività di difesa dei diritti umani sulla scena nazionale del suo Paese, devastato da una pesante dittatura militare, imponendosi come leader del movimento nonviolento, tanto da meritare i premi Rafto e Sakharov, prima di essere, appunto, insignita del premio Nobel per la pace nel 1991. Recentemente l'ex Premier inglese Gordon Brown ne ha tratteggiato il ritratto nel suo volume Eight Portraits come modello di coraggio civico per la libertà.
Figlia del generale Aung San (capo della fazione nazionalista del Partito Comunista della Birmania, di cui fu segretario dal '39 al '41) e di Khin Kyi, la vita di Aung San Suu Kyi è stata travagliata fino dai primi anni. Suo padre, uno dei principali esponenti politici birmani, dopo aver negoziato nel 1947 l'indipendenza della nazione dal Regno Unito, fu infatti ucciso nello stesso anno da alcuni avversari politici, lasciando la bambina di appena due anni, oltre che la moglie, Khin Kyi, e altri due figli, uno dei quali sarebbe morto in un incidente.
Dopo la morte del marito, Khin Kyi, la madre di Aung San Suu Kyi divenne una delle figure politiche di maggior rilievo in Birmania, tanto da diventare ambasciatrice in India nel 1960. Aung San Suu Kyi fu sempre presente al fianco della madre, la seguì ovunque, ed ebbe la possibilità di frequentare le migliori scuole indiane e successivamente inglesi, tanto da laurearsi nel 1967 ad Oxford e continuare gli studi a New York.
Nel 1972 cominciò a lavorare per le Nazioni Unite e in quel periodo conobbe Micheal Aris, studioso di cultura tibetana, che l'anno successivo sarebbe diventato suo marito e padre dei suoi due figli Alexander e Kim.
Ritornò in Birmania nel 1988 per accudire la madre gravemente malata trovando il suo paese sotto il violento regime militare del generale Saw Maung, che tutt'ora comanda in Myanmar.
Fortemente influenzata dagli insegnamenti del Mahatma Gandhi, Aung San Suu Kyi decise di non ritornare negli Stati Uniti, sposò la causa del suo paese perseguendo una lotta nonviolenta e fondò nel 1988 la Laga nazionale per la democrazia.
Quasi immediatamente le furono comminati gli arresti domiciliari, con la “concessione” di poter abbandonare il paese ma senza potervi far più ritorno. Aung San Suu Kyi rifiutò la proposta del regime e decise di rimanere, consapevole che l’attendeva un periodo di sofferenze e difficoltà lungo tutto la vita. Inoltre sapeva che difficilmente avrebbe rivisto il marito ed i figli.
Nel 1990 il regime militare decise di chiamare il popolo alle elezioni con il risultato fu una schiacciante vittoria della Lega Nazionale per la Democrazia di Aung San Suu Kyi, che sarebbe quindi diventata Primo Ministro. Tuttavia i militari rigettarono l’esito delle elezioni e presero il potere con la forza, annullando il voto popolare. L'anno successivo Aung San Suu Kyi vinse il premio Nobel per la pace ed usò i soldi del premio per costituire un sistema sanitario e di istruzione, a favore del popolo birmano. Il premio fu ritirato per lei dal figlio maggiore.
Seguono anni in cui gli arresti domiciliari vengono revocati e sostituiti da una condizione di semi libertà per poi rivederla agli arresti. In tutti i casi non ha potuto lasciare il paese in quanto non garantito il suo rientro. La sua limitazione della libertà ha interessato anche i suoi familiari ai quali non è stato mai permesso di visitarla, neanche quando al marito fu diagnosticato un tumore. Michael morirà nel 1999, lasciandola vedova.
Dopo la tremenda e sanguinosa repressione degli ultimi anni esercitata nei confronti della popolazione, ma soprattutto contro i dei monaci buddisti, di cui si è dato ampio risalto sui mezzi di comunicazione, Aung San Suu Kyi ha potuto lasciare la sua abitazione, dove era confinata agli arresti domiciliari, per incontrare il ministro per il dialogo con l'opposizione, nominato ad hoc dalla giunta militare al potere. Sembra che in quei giorni Aung San Suu Kyi abbia potuto incontrare anche tre esponenti del suo partito.
Gli ultimi avvenimenti che la vedono coinvolta sono la recente condanna, questa volta a tre anni di lavori forzati, per violazione della normativa della sicurezza che sono stati commutati poi, dalla Giunta militare, in 18 mesi di arresti domiciliari.
Dal 2003 la salute di Aung San Suu Kyi è andata progressivamente peggiorando, tanto da richiedere un intervento e vari ricoveri.
Il "caso" Aung San Suu Kyi ha incominciato ad essere un argomento internazionale, tanto che sia le Nazioni Unite che gli Stati Uniti e l'Unione Europea hanno esercitato forti pressioni sul governo del Myanmar per la sua liberazione. Tutt'ora Aung San Suu Kyi è agli arresti domiciliari.
N.B. Poiché l’attuale offerta turistica del paese è nelle mani dei militari, delle loro famiglie o di gruppi di interesse vicini al potere, Aung San Suu Kyi ha chiesto di non visitare il suo paese per non portare ricchezza nelle tasche dei governanti. <http://it.wikipedia.org/wiki/Aung_San_Suu_Kyi#cite_note-2>
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