"Osare la speranza"
da www.nodalmolin.it

ce lo ripete ogni volta che passa per Vicenza, Don Gallo; l’ultima volta pochi giorni fa, quando al Presidio Permanente ha apposto la sua firma tra le 530 che hanno sottoscritto l’atto d’acquisto collettivo del terreno su cui da più di due anni hanno messo radici i tendoni simbolo dell’opposizione alla nuova base statunitense.

Lui, che è stato partigiano e quelle parole le scriveva sui muri delle borgate calpestate dal nazifascismo; e la speranza è la stessa: quella di essere liberi di rifiutare guerra e autoritarismo, di essere indipendenti dall’imposizione militare. Mentre quel verbo – osare – racchiude la dignità di donne e uomini che rifiutano di essere gregge tra i cani che abbaiano e reclamano la propria volontà di essere cittadini, prima di tutto.

Dicono che, a bonifiche avviate, non c’è più spazio per coloro che a questo progetto si oppongono; quasi che un’imposizione divenga democratica quando si avvia a essere compiuta. Scrivono – come fa il direttore de Il Giornale di Vicenza, ormai ogni domenica – che la nuova base statunitense è ormai nella sua fase esecutiva e hanno perso coloro che la vogliono impedire; come se a perdere fossero dei singoli e non un intero territorio che quell’opera la subisce.

Sono degli irresponsabili coloro che dicono e scrivono; come sono degli affaristi coloro che, sulle spalle della comunità locale, si arricchiscono con le commesse di questo progetto; e complici coloro che girano lo sguardo dall’altra parte, servili coloro che hanno favorito gli interessi militari statunitensi, "luamari" – come era scritto sulle nostre magliette a proposito del governo – quanti si sono resi responsabili di permettere lo scempio del territorio vicentino e della sua falda acquifera.

Ma non è il nostro rancore quello che vogliamo manifestare. Noi a una città diversa, non più asservita alle installazioni militari e complice della guerra, ci crediamo; e la nostra terra, con l’acqua che conserva nel sottosuolo e il verde di alberi e prati, continuiamo a volerla difendere anche se loro si ostinano a volerla devastare.

Ed è per queste ragioni che il 4 luglio vogliamo osare la speranza: testardamente, vogliamo liberare il Dal Molin dalla base militare; ci hanno tolto la possibilità di esprimerci – impedendoci il referendum – e di conoscere – rifiutando la Valutazione d’Impatto Ambientale; ci hanno tolto la voce, lasciando inascoltate le nostre sacrosante parole, ci hanno criminalizzato e denunciato per la nostra determinazione e, il prossimo 17 giugno, ci processeranno per la nostra opposizione; ci hanno tolto, spesso, il tempo libero, così come ci hanno tolto, per iniziare le bonifiche, un pezzetto della nostra città. Ma la nostra dignità, no, non ce la possono togliere: e chi ha la dignità quando viene calpestato, insultato, criminalizzato, si ribella; e osa. Il 4 luglio? Osare la speranza.

TOP