IL PENDOLO DELLA STORIA
Vicenza, 10 dicembre 2009



La città di Vicenza vanta una lunga tradizione di arte orafa: risale all'epoca in cui entrò nella Repubblica di Venezia, e, quindi, in contatto con i mercati d'Oriente. Da un po' di anni, poi, vi si svolge una “Fiera dell'oro” ed esiste un “Centro Orafo”, blindato e sorvegliato come una base militare...

Il mio corpo e i miei occhi, stasera, durante l' “Ora di silenzio per la Pace”, sono rivolti verso la Basilica Palladiana, sotto la quale sono ospitati antichi negozi di orafi, insieme a quegli degli ottici e degli orologiai. Tra di essi, avevo notato solo recentemente, passando da parte a parte la Basilica – vale adire dalla Piazza dei Signori alla corrispettiva Piazza delle Erbe, situata più in basso, dal momento che il terreno lì digrada verso il fiume Bacchiglione – un negozio con questa singolare denominazione: “Pendoleria”.

Da sempre la storia delle persone e dei popoli sono state lette come il movimento di un pendolo: avanzamento e arretramento, evoluzione e involuzione, rivoluzione e restaurazione, apertura e chiusura, novità e ripetizione, ecc. Così, appunto, avviene anche nella vita personale: nello stato di salute, nelle dinamiche affettive, nelle vicende, lieti e tristi, dell'esistenza di ciascuno. Come ben sappiamo.

Ma quando offriamo al mondo testimonianze e proposte contraddittorie il pendolo della storia si ferma, e il “tempo nuovo” non viene.
Proprio oggi, 10 dicembre - “Giornata internazionale per i diritti umani” (come a dire: c'è un diritto fondamentale inerente ad ogni essere umano: quello di vivere nella pace!) – è stato consegnato ad Oslo il Premio Nobel per la Pace al Presidente degli Stati Uniti d'America, Barak Obama. Il pastore americano Frank Gibson mi scriverà, dopo aver letto il “discorso” di Obama: “...: vette e valli”. Picchi e fossati, possiamo dire. Segnali di apertura e di novità, e pensieri (... e scelte: è di questi giorni la decisione di inviare altri 30 mila soldati in Afganistan) in contrasto con una veramente nuova strategia per la pace nel mondo.
“Pendolarismo”, insomma. ... E l'orologio della storia resta fermo. Si muovono, sì, le lancette, ma lo schermo (la realtà) che si vede son sempre quelli.

Ciò che, però, non deve muoversi come un pendolo è la nostra vita.
Se, così possiamo dire, la scellerata decisione di qualcuno sta portando alla costruzione della nuova Base militare americana a Vicenza e, così, fermando il cammino della storia nella direzione del già esistente, del già conosciuto e sperimentato, per quanto ci riguarda il nostro atteggiamento deve piuttosto indicare una direzione opposta, decisa e radicalmente nuova: senza tentennamenti e oscillazioni...
Conviene ricordare qui le chiare parole di esortazione di Dietrich Bonhoeffer:

“Fare ed osare non una cosa qualsiasi, ma il giusto
non ondeggiare nelle possibilità, ma afferrare coraggiosamente il reale
non nella fuga dei pensieri, solo nell'azione è la libertà.
Lascia il pavido esitare ed entra nella tempesta degli eventi
sostenuto solo dal comandamento di Dio e dalla tua fede
e la libertà accoglierà giubilando il tuo spirito.”

(dalle Stazioni sulla via verso la libertà, inviate dal carcere di Tegel all'amico Eberhard Bethge il 21 luglio 1944).
È ciò a cui invitava già San Paolo: “Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente” (2 Tm 3,14).
Solo quando oscilliamo tra le incertezze e le contraddizioni, rischiamo di cadere (e di far cadere). E quindi di fermare tutto. Chi va in montagna (o svolge pratiche simili, sportive o meno) ne sa qualcosa.
Mentre saldi, determinati e veramente “nuovi”, nel concreto delle azioni, personali e collettive, facciamo venire l'ora della pace.
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