LA PIOGGIA SULLE DONNE
Vicenza, 26.11.2009



C'è stato un momento, stasera, in cui mi sono trovato in cerchio con solo donne, non molte. Infatti piove, per la prima volta, da quando, il 24 settembre scorso, abbiamo iniziato queste “Ore di silenzio per la Pace”, e non siamo in molti.
Guardo i loro volti: seri e composti. Volti normali, di gente comune. Volti del popolo.

Penso a loro, alle donne, a questa fetta di umanità che – a proposito di violenza e di guerra – ne sa qualcosa.
Sempre, nella storia, le guerre e gli eserciti hanno fatto violenza a loro. Non è vero, come dicono le retoriche nazionaliste, che le guerre hanno difeso loro e i loro figli. Piuttosto glieli ha strappati ed uccisi, e su di loro si è abbattuta la violenza degli uomini; sempre: dall'antichità fino ai nostri giorni. La pratica di umiliare “il nemico”, mediante la sodomizzazione (sui maschi) e lo stupro (sulle donne) è cosa, purtroppo, nota e diffusa.
Sembra che ci sia un legame indissolubile tra violenza e sessualità. Proprio ieri, nel mondo, si è celebrata la “Giornata contro la violenza sulle donne”; ed ha fatto notizia in tutti i nostri giornali e telegiornali l'intervento del Presidente della Repubblica Italiana, il quale ha parlato di un' “emergenza mondiale”.
Vi devo confidare che la violenza sessuale esercitata su una donna è uno dei dolori più grandi cui io possa essere reso partecipe. Soffro ogni volta che sento di uno stupro. Chiudo gli occhi e il cuore mi si stringe; devo respirare profondamente, per accettare che, nella realtà umana, ci sia anche questa gravissima violenza; e resto in silenzio.
Mi viene in mente ora, mentre sono qui con loro, con il mio ombrello in mano, una famosa e straziante scena di un film che mi ha ammutolito dentro: quella dello stupro di una madre (interpretata dalla grande Sofia Loren) e sua figlia, ad opera dei soldati “liberatori” del nostro paese dai nazisti, nel film “La ciociara” di Vittorio De Sica (1960), tratto da un romanzo di Alberto Moravia.
Ecco le donne della storia dell'umanità, sotto la pioggia: sotto la pioggia interminabile e inenarrabile della violenza che si abbatte da sempre su di loro.

Ecco queste donne, sotto la pioggia. Anche loro in silenzio. Chissà cosa stanno pensando. Chissà se la nostra opposizione alla nascente Base militare americana a Vicenza - motivo per cui siamo qui a “manifestare” - conduce anche loro, come me, a pensare che dagli eserciti e dalle guerre hanno solo da perdere e nulla da guadagnare. E proprio come donne.
Le donne di Vicenza: non sono quelle che, per dire ciò, battevano le pignatte e suonavano i fischietti? Quelle facevano rumore; queste (dopo aver fatto anche quello) fanno silenzio.
Leggo in una presentazione del romanzo “La ciociara”: “D'altra parte tutte le guerre che penetrano profondamente nel territorio di un paese e colpiscono le popolazioni civili sono stupri”. Sì, è così: lo stupro, infatti, si può applicare su di un territorio, una comunità di persone, una democrazia. Ne sappiamo qualcosa, noi di Vicenza. La nostra città e la nostra terra, con questa decisione, è stata violentata, ed ora che sono iniziati i lavori per la costruzione della Base, ce ne rendiamo ancora più conto.

Intanto continua a piovere, sul selciato della Piazza.
Un'amica che ben conosce la città, anche nei suoi aspetti architettonici, mi dice, dopo l'Ora di silenzio, di essersi accorta solo stasera, osservando che la pioggia non si fermava sul lastricato della Piazza, quale ne fosse il motivo: tutte le lastre di pietra che la compongono hanno una forma leggermente arcuata, per cui, quando piove, l'acqua che cade scorre nella canaletta che separa una fila di lastre dall'altra, e, incontrando ogni tanto dei tombini, va a finirvi dentro.
Magari le violenze potessero sparire dentro i tombini della storia e non rimanere sempre presenti alla coscienza, alla memoria e alla vita di tante persone, lasciando ferite e cicatrici incancellabili!
Rimarrà questo stupro inflitto alla città. Ma sarà monito della scelleratezza degli uomini e, allo stesso tempo, sprono per le future generazioni a non fare così.

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