“TESSUTI DI ALTA MODA”
di Maurizio Mazzetto

Vicenza, 19 novembre 2009

Sì, anche noi eravamo “Tessuti di alta moda”, come recitava la grande scritta davanti ai miei occhi, riferita
ad un notissimo negozio, il quale si affaccia, con le sue storiche vetrine, sulla Piazza dei Signori.
Quel negozio, per me, è legato a meravigliati ricordi infantili, nel vedere la soddisfazione del papà quando,
come suo regalo, vi accompagnava la mamma, affinché scegliesse, felicemente, qualcuna di quelle preziose
stoffe per farsi fare dalla sarta del paese un nuovo e sgargiante vestito.
Da lì ci scorge, e scruta, un commesso. Mi pare, dall'espressione, che provi, dentro di sé, un senso di
commiserazione o di contrarietà: probabilmente gli roviniamo l'attenzione dei passanti alle sue vetrine.
Ma non si rende conto che anche noi siamo... “tessuti di alta moda”?
“Tessuti”.
Il termine tessuto ha la stessa radice della parola testo, ossia “textus”, che significa intreccio, trama, ordito.
Pure noi formiamo un intreccio di corpi e pensieri. Il nostro disporci in forma circolare lo esprime
magnificamente. C'è un legame che tiene stretto le persone, collegandole le une alle altre, senza per questo
impedire ai nuovi •
a chi si vuole aggiungere •
di farlo; allargando, così, il cerchio.
Formiamo •
con quel filo che è ciascuno di noi •
un tracciato, anzi un disegno, eloquente: il cerchio. “Testo”,
si diceva: dunque “scrittura”, linguaggio. Infatti la trama che componiamo “dice” ciò che vogliamo
comunicare... in silenzio. Fare cerchio significa cercare l'unità, superare la divisione. Nella diversità delle
persone, così come possono essere differenti i fili, colorati, di un tessuto: “Convivialità delle differenze”, la
chiamò •
con espressione felice quanto, ormai, famosa •
don Tonino Bello.
Questa è una via della Pace. O “la via”? Per tutti. La separazione degli uni nei confronti degli altri e la
contrapposizione pregiudiziale non sono le sorgenti della lacerazione di quel tessuto che, come umanità,
formiamo? Non ci fanno venire in mente quella “tunica lacerata” che segnò la divisione tra gli uomini sotto la
croce del “mite”, del nonviolento che veniva ucciso?
“Di alta moda”.
Non bassa, volgare e grossolana, ordinaria e appiattita sull'esistente, ma raffinata, da un lungo pensare,
riflettere, cercare, ascoltare, indagare, praticare, addestrarsi, fare esperienza ed esperimenti (con “la Verità”,
diceva Gandhi). La Pace ci richiede un lavoro continuo e profondo, uno scartare ininterrotto le strade
sbagliate, quelle che rovinano le relazioni... e strappano il vestito.
“Moda”, sì. Moda deriva da “modus”, costume, stile. Anche noi lo cerchiamo. Uno “stile di vita”, nuovo. E
“alto” (che, poi, significa spesso: più “basso”, semplice, diretto, piccolo •
“... è bello” •).
Nuove pratiche (di
vita), nuovi percorsi, nuove scelte, talora anche “controcorrente”, che ci fanno apparire ... “fuori moda”;
tanto, di solito, ci si adegua a ciò che fanno (e vestono, soprattutto nella mente) tutti gli altri.
Un “modus vivendi” nuovo è necessario alla Pace. Senza di esso non la si potrà mai raggiungere. Ci vuole
una “conversione”,
cioè un cambiamento, comune, di rotta, una diversa modalità (del vivere). Qualcuno
parla di “decrescita” (felice). Pena la distruzione (non solo della natura, che ci nutre; ma anche di noi stessi,
della nostra “specie”). Spontaneamente richiamo alla memoria il Vangelo ascoltato al mattino, nell' Eucaristia
del giorno e lo collego con questi miei pensieri: “Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della
città, pianse su di essa, dicendo: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace! Ma
ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. (...)” (Lc 19,4142).
Lui pianse, e anche noi piangiamo stasera sulla città: in silenzio, con il silenzio. Qualcuno del gruppo ha
preparato un grande striscione (di... tessuto ... povero ma ricco di significato), dove ha riportato le parole che
avevamo letto in un brano che concludeva una delle nostre “Ore di silenzio per la Pace”: “Il silenzio è il
pianto più forte del mondo”. Molti dei passanti si fermano e le leggono. Ammutoliti, e pensosi. Forse questo
“silenzio in Piazza” •
che è un pianto •
può contribuire alla ricostruzione di quel tessuto strappato e umiliato,
affinché torniamo tutti ad essere... “Tessuti di alta moda”?

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