Nonviolenza e Digiuni a Vicenza
di Michele Boato La lotta contro la nuova, enorme, base militare Usa a Vicenza e' ancora in corso, anche se sono iniziati i lavori, autorizzati dai governi Prodi e Berlusconi e diretti dal commissario (di Prodi e Berlusconi) Paolo Costa. Citta' e movimento hanno fatto di tutto per impedirlo: una manifestazione come quella del 17 febbraio 2007 con 100.000 persone non si era mai vista prima a Vicenza, rovinata dalla doccia fredda di Prodi, nei telegiornali della sera: "Manifestare e' un diritto, ma dobbiamo rispettare i patti (quali? ndr) e la base verra' raddoppiata". C'e' poi, nel luglio 2007, il ricorso al Tar del Veneto di Codacons ed Ecoistituto del Veneto contro l'illegittimita' del progetto Dal Molin dal punto di vista urbanistico (un abuso edilizio) e costituzionale (non e' un'opera di difesa nazionale): accolto dal Tar il 18 giugno 2008, e quasi immediatamente (il 29 luglio) annullato dal Consiglio di Stato, cui si era appellato il governo. In primavera 2008 la citta' elegge sindaco, pur con una maggioranza risicatissima, Achille Variati del Pd, che si presenta su una netta posizione anti-base (isolato dal resto del Pd veneto e nazionale). Variati conferma cio' che aveva promesso in campagna elettorale: in autunno la citta' verra' chiamata a pronunciarsi sulla nuova base attraverso un referendum comunale. Si fissa la data del 5 ottobre e il quesito, strettamente legato alle competenze urbanistiche del Comune. Con una lettera pubblica Berlusconi invita pressantemente il sindaco a "non indire il referendum, essendo gia' stata consegnata, il 30 luglio, l'area agli Stati Uniti" e ricorre al Tar perche' dichiari inammissibile la consultazione. Il Tar non si lascia intimidire e respinge il ricorso: "Nessun danno dalla consultazione esplorativa"; ci pensa il solito Consiglio di Stato, a Roma il primo ottobre (a tre giorni dal referendum), ad annullare la sentenza del Tar e dichiarare il referendum inammissibile. La sera stessa oltre 10.000 persone riempiono Piazza dei Signori e il sindaco annuncia: "Se non ci permettono di votare nelle nostre scuole, domenica voteremo davanti alle nostre scuole, sotto i nostri gazebo". Cosi' avviene: in meno di tre giorni centinaia di volontari organizzano 32 seggi e il 5 ottobre vanno ordinatamente a votare 24.094 elettori di Vicenza: 23.050 hanno votato si' alla proposta di smilitarizzare l'area, 906 no, 92 bianche e 46 nulle. La citta' esprime tutta la sua dignita', ma viene calpestata. In estate 2009 iniziano i lavori di sbancamento nell'area Dal Molin. * Il 4 luglio 2009, il Presidio No Dal Molin indice un'altra manifestazione, ma questa volta la gestione lascia la stragrande maggioranza dei partecipanti amareggiati e sbalorditi. Io ero li' davanti, ho visto tutto. Avevano ragione le associazioni nonviolente del Tavolo della Pace di Vicenza a non aderire alla manifestazione: alcune componenti del Presidio non garantiscono l'assoluta nonviolenza. Di fronte ad una presenza provocatoria della polizia, (1.500 uomini superarmati, dentro e fuori il perimetro dell'aeroporto) invece di adottare la dovuta flessibita' per svolgere comunque la manifestazione, si cerca l'incidente facendo arretrare il folto gruppo di donne che apriva il corteo, sostituendolo con 4 fila dei centri sociali di Padova, Mestre e dintorni, bardate di scudi e caschi pronte a "giocare alla guerra" con le forze di polizia e si innesca l'"incidente" cercando di cambiare l'itinerario concordato, girando verso un argine occupato da gipponi di carabinieri e poliziotti, in zona esplicitamente vietata dall'autorizzazione. E il vicequestore non vede l'ora di impedirlo con l'uso della forza. Dopo gli incidenti, la portavoce, sfidando il ridicolo, dichiara alla stampa: "la prima provocazione e' partita da alcuni infiltrati"! Si ripete lo schema di Genova: la stragrande maggioranza delle persone, venute per manifestare in maniera assolutamente pacifica, si trova coinvolta in scontri violenti progettati a tavolino sulla loro testa. Non e' un bel servizio alla pace e alla nonviolenza, ma una pratica scorretta e suicida, che crea una enorme lacerazione nel movimento anti-base, apre un vuoto tra il movimento e gran parte della citta', fa allontanare migliaia di persone dalle iniziative. * Per recuperare il dialogo e i metodi nonviolenti e' importantissima l'iniziativa di don Albino Bizzotto, animatore dei "Beati i costruttori di pace", che dal 18 agosto digiuna per 15 giorni, a sola acqua, in una roulotte piena di bandiere della pace, all'imbocco della strada che porta al Dal Molin. Scopo dichiarato: far prendere coscienza anche fuori di Vicenza dello scempio morale e democratico costituito dalla nuova base militare Usa. Sono 15 giorni di colloqui, incontri, discussioni anche accese, momenti di meditazione pubblica e anche un paio di affollate celebrazioni della messa domenicale da parte di Albino, del parroco della zona e di altri sacerdoti di Vicenza. Il Movimento Nonviolento di Vicenza, Mestre, Verona e Brescia, riunito in assemblea alla roulotte sabato 29 agosto, alla vigilia della sospensione del digiuno, lancia, assieme a decine di nonviolenti vicentini, la proposta di continuare il digiuno. Si crea il gruppo di coordinamento "Digiuno e pace" e il digiuno continua, in un camper vicino alla parrocchia di S. Carlo al Villaggio del Sole, e poi in piazza Esedra vicino alla stazione, con una forte presenza di sacerdoti vicentini che fanno anche cinque giorni di digiuno a testa: don Mariano Piazza dal 10 al 14 settembre, don Antonio Uderzo dal 28 settembre al 2 ottobre, don Maurizio Mazzetto dal 5 al 7 ottobre; e laici, come Danilo Schenato (3 giorni in settembre e 3 in ottobre, Fulvio Rebesani 3 giorni, Giancarlo Albera 6 giorni a gruppi di 2, Elio Bolletin 5 giorni, il sottoscritto con Maria Cossu rispettivamente 2 e 3 giorni, ecc). Il digiuno continua almeno fino all'arrivo a Vicenza della "Marcia mondiale per la pace e la nonviolenza", domenica 8 novembre, giorno in cui si svolge una iniziativa che coinvolge tutta la citta': alle ore 15 dal piazzale della stazione partono sette lunghissime "file indiane" ognuna di un colore dell'iride, che, dopo aver raggiunto sette luoghi del potere (tra cui il Dal Molin), tornano, si affiancano e salgono sul Monte Berico formando una chilometrica bandiera della pace. * Per informazioni e per partecipare: e-mail; digiunoepace@interfree.it (Maria Longhi); tel. 3333410606 (Albera). |
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