ROMA 10/02/09
"La situazione in Tibet oggi è esplosiva".

Il Dalai Lama lancia un nuovo allarme sulla repressione che si sta abbattendo in queste ore sul Tetto del mondo. "Le ultime notizie che mi giungono - ha spiegato il leader tibetano ricevendo dal sindaco Gianni Alemanno la cittadinanza onoraria - mi fanno capire che in questo momento la tensione è pronta a esplodere. Ma dico ai tibetani: 'Per favore non fate confusione, restate tranquilli e in pace'".

Dal 18 gennaio, la Cina ha iniziato l'operazione Strike Hard: gli arresti sarebbero già 5.766. E la polizia promette di continuare fino al 10 marzo, anniversario dell'esilio del Dalai Lama. Una data più che mai simbolica quest'anno: sarà infatti mezzo secolo che Tenzin Gyatso è dovuto fuggire dal Tibet. Le autorità cinesi temono scontri ancora più violenti di quelli che scoppiarono nel 2008.

"Abbiamo sempre continuato a dialogare con la Cina. Mai abbiamo chiesto l'indipendenza totale", ha ripetuto il leader buddista, parlando in un'aula Giulio Cesare talmente colma da mettere in crisi il protocollo. "Il Tibet ha una cultura, una religione e un ambiente diverso che possono essere conservati solo con un'autonomia vera e genuina. Oggi - ha proseguito - c'è uno straniero che governa qualcosa che non conosce. La nostra idea è favorevole alla Cina stessa. Una persona intelligente dovrebbe appoggiare il nostro approccio al problema".



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