Netanyahu, basta con l’avere paura e con il seminare terrore
di Gideon Levy
Venerdì 13 Novembre 2009 12:36
http://rete-eco.it
Testo inglese in http://www.haaretz.com/hasen/spages/1126603.html - tradotto da Mariano Mingarell


Haaretz, 08.11.2009
Il mondo intero è contro di noi. Si, è vero. Fino ad ora non esiste da qualche parte sulla terra una entità rispettabile che esprima il dubbio sul diritto all’esistenza di Israele, contrariamente a quanto viene ripetuto qui a mò di pappagallo. L’Iran aspira ad ottenere una potenzialità nucleare. Si, quello è vero. Ma l’Iran non è prossima a far cadere una bomba su Israele, contrariamente all’allarmismo del quale siamo fatti oggetto. C’è stato un olocausto. Si, quello è vero. Fino ad ora non c’è un secondo olocausto in attesa di piombarci addosso improvvisamente. Hezbollah ed Hamas stanno cercando di armarsi. Si, questo è vero. Ma contro Israele non hanno alcuna possibilità di farcela. Gli arabi di Israele si stanno moltiplicando. Si, questo è vero. Ma in questo non c’è alcun pericolo. La criminalità è in salita, l’influenza suina sta reclamando ancor più vittime, gli incidenti stradali sono in molti casi mortali, la povertà sta aumentando, la corruzione sta allungando i suoi tentacoli. Tutto questo è vero, ma la vita in Israele è meravigliosa, migliore, più sana, più florida ed al tempo stesso più sicura qui che nella maggior parte dei paesi del mondo.

I politici assennati cercano di tranquillizzare il pubblico. Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu sta facendo il possibile per incutere terrore. Questo può spiegarsi in uno o due modi: o tutto ciò è una strategia cinica e programmata da parte di una persona che ritiene che generare allarme sia un buon sistema per conservare il potere, molto simile alla strategia utilizzata dalle compagnie di assicurazione, il che sarebbe solo una minore causa di preoccupazione; o tutto ciò è semplicemente il risultato dello spirito del tempo, il che sarebbe allora motivo di preoccupazione riguardo alla valutazione espressa da un individuo mosso dalla paura. Una persona di questo tipo è destinata a prendere in considerazione misure inconsulte.
Se a Gerusalemme risiede un dirigente le cui allucinazioni lo portano a ritenere che lo stato sta fronteggiando una minaccia alla sua esistenza, tutto ciò diviene una ricetta che porta al disastro. Non esiste alcuna minaccia per l’esistenza - né di tipo politico né di tipo militare, che Israele debba affrontare, e un primo ministro che nella sua immaginazione evoca una minaccia di questo tipo si rende responsabile di esporre tutti ad un grande pericolo. Dato che essi sono i nostri dirigenti: o essi ci intontiscono con le loro illusioni (- il tempo è dalla nostra parte -) o ci terrorizzano. Che cosa dire sulla possibilità di avere , tanto per cambiare, un primo ministro che sia più serio ed equilibrato?Dr. Bibi, Mister Netanyahu, il primo ministro ha una personalità scissa. C’è l’economista Netanyahu, che rasserena, promette, che genera speranze, propone riforme e piani di attività che vanno dalla chiusura delle terrazze, alla linea ferroviaria per Eilat, alle vaccinazioni per l’influenza suina. Il Netanyahu che tratta di politica e di sicurezza è esattamente il contrario: in quanto sta diffondendo il panico, spargendo disperazione e minacce fino a che non verrà bruciata ogni speranza, Dio non voglia.
Si prenda, ad esempio, l’arena della politica estera. Piuttosto che parlarci di anti-semitismo, di odio per Israele e di minacce immaginarie alla sua esistenza, egli avrebbe dovuto compiere i passi necessari per costruire un senso di fiducia che avrebbe portato ad un’immagine diversa. Egli avrebbe dovuto istituire un comitato d’indagine per vedere chiaro nell’Operazione Piombo Fuso, compiere audaci iniziative per promuovere i diritti umani nei territori, impegnandosi nel frattempo nel totale congelamento delle costruzioni nelle colonie senza che ci fosse l’implicazione di qualche altro negoziato. Tutto sta nelle nostre mani. Invece, il primo ministro brandisce i piani per Auschwitz. E, in realtà , che danno ne viene dal terrorizzarci un pò con lo spettro di un altro olocausto?
In coppia con il suo gemello ideologico, il Ministro degli Esteri Avidgor Lieberman, il primo ministro sta facendo tutto ciò che gli è possibile per degradare ulteriormente la posizione di Israele. C’è la critica volgare fatta alla Norvegia per Knut Hamsun, il gigante della letteratura e simpatizzante nazista del quale, nel paese scandinavo, è stato ricordato ufficialmente il 150mo anniversario della nascita; le minacce ridicole rivolte alla Svezia per un articolo sul furto di organi che è stato pubblicato su Aftonbladet; e la stupida lavata di capo fatta alla Turchia a causa di una serie televisiva di poco conto. Piuttosto che abbassare le fiamme, l’Israele piromane sta facendo tutto il possibile per incrementarle. Stiamo provocando pure il Presidente Barak Obama, mettendo a dura prova la pazienza dell’America, così come stiamo abusando del Presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas fino al limite del collasso. Netanyahu, l’economista, si sarebbe comportato diversamente. Egli avrebbe cercato di ridurre le tensioni e avrebbe proposto delle riforme.
Abbiamo visto lo stesso tipo di comportamento sul fronte interno. Nel passato Netanyahu aveva detto che la - minaccia demografica - costituita dagli arabi israeliani era la peggiore minaccia che avremmo dovuto affrontare. Si metta da parte il fatto che il primo ministro ritiene un pericolo i cittadini del suo stesso paese. Che cosa sta facendo per neutralizzare questa minaccia immaginaria? Egli sta incrementando il senso di frustrazione degli arabi, sospingendoli nel frattempo perfino oltre, verso elementi estremisti. Alla Knesset sono state proposte un certo numero di leggi nazionaliste; dalla legge della cittadinanza, alla legge della Naqba e alla legge della dichiarazione di fedeltà, come se l’obiettivo fosse quello di mettere in atto profezie di rovina. Netanyahu, l’economista, si sarebbe comportato di certo in modo diverso. Avrebbe suggerito delle riforme.
La storia è piena di esempi di capi che sono giunti al potere e hanno eretto trincee attorno al loro governo seminando il terrore e moltiplicando le minacce. Netanyahu lo storico è certamente consapevole di questi casi. Ora Netanyahu, l’uomo di stato, ha certamente bisogno di prendere lezioni da Netanyahu l’economista: riparare piuttosto che mandare in rovina, calmare invece di allarmare e, più di ogni altra cosa, instillare speranza. Per farlo, tuttavia, non è sufficiente catturare un’altra nave con un carico di armi ed utilizzarla come se facesse parte di una campagna propagandistica patetica e da quattro soldi da mettere sul mercato del mondo intero. Neppure è sufficiente spedire Danny Gillerman alla Nazioni Unite. Per agire così, il primo ministro ha bisogno di smetterla di essere impaurito e deve finirla di seminare il terrore.


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