La Nonviolenza In Cammino Numero 966 del 7 ottobre 2009 La Responsabilita' di Ciascun Essere Umano di Federico Fioretto [Ringraziamo Federico Fioretto (per contatti: f.fioretto@neotopia.it) per averci messo a disposizione questo suo articolo apparso sul quotidiano "Liberta'" in occasione della Giornata mondiale della nonviolenza dell 2 ottobre] Per la terza volta, nell'anniversario della nascita del Mahatma Gandhi, le Nazioni Unite celebrano oggi, 2 ottobre, la Giornata mondiale della nonviolenza. Per la terza volta, un mondo guarda stranito e inetto alla memoria dell'uomo che ha trasformato l'etica individuale del vestire gli ignudi e dar da mangiare agli affamati, quella del perdono delle offese e dell'amare quanti ci odiano e cosi' via, in un'etica collettiva tanto forte da poter vincere l'ingiustizia piu' grave della sua epoca. Per l'ennesimo anno il mondo sembra seguire la strada che la storia ha dimostrato esser perdente della violenza; i suoi trionfi sono effimeri e i suoi costi tali da consumare qualsiasi bottino. Soprattutto, il mondo economicamente sviluppato e' ormai cosi' alieno a un'etica qualsiasi da aver perso completamente di vista il fatto di vivere un quotidiano infarcito di violenza. Siamo cosi' abituati a giudicare le pagliuzze negli occhi altrui da dimenticare le travi che ci rendono ciechi. Siamo cosi' abituati a dire falsa testimonianza, cioe' mistificare la realta' per trarne vantaggi materiali, che viviamo nel terrore di un mondo che esiste solo nei telegiornali e nei film. Siamo cosi' abituati a violentare l'ambiente in cui viviamo, per soddisfare la nostra avidita', da aver dimenticato cosa significhi esserne custodi. Siamo cosi' abituati a comportarci come il sacerdote e il levita nei confronti di chi soffre che oggi il Samaritano verrebbe deriso come un debole. Siamo cosi' abituati a far strame del settimo comandamento, non rubare, che rubiamo spudoratamente il futuro ai nostri figli in un'orgia demente da fine impero. Siamo cosi' abituati a violare il secondo e conclusivo precetto indicato da Gesu' allo scriba, ama il prossimo tuo come te stesso, da vedere nel diverso un nemico da eliminare a ogni costo. Come puo' questo mondo abbracciare la nonviolenza praticata da un uomo per il quale il possesso era furto e la maldicenza gia' un atto violento? Eppure, ci sono segni di speranza; paradossali ma ci sono. Uno e' l'ormai abissale lontananza tra i potenti e il quotidiano delle persone normali, ad ogni livello. Lo scollamento e' tale da suscitare la speranza che i popoli prendano finalmente atto che la soluzione dei problemi non sta in una delega sempre piu' ampia, com'e' stato finora, a questa o quella "casta", ma nella partecipazione democratica quotidiana e nella responsabilita'. Un altro e' il dilemma nel quale il fallimento del modello socioeconomico che il mondo sviluppato ha seguito fino ad oggi pone l'umanita': puo' la logica del tutti contro tutti, nel perseguimento di un impossibile equilibrio tra egoismi concorrenti, garantire la sopravvivenza dell'ecosistema e dell'umanita'? La teoria dei giochi, una complessa ed efficace teoria matematica di previsione dei comportamenti e dei loro esiti, cosi' come lo studio multidisciplinare delle predisposizioni evolutive dell'essere umano, suggeriscono che la via verso la prosperita' passi dalla cooperazione e dalla solidarieta'. La predisposizione all'autosacrificio perche' la specie possa continuare e' nei nostri geni; dunque la via stretta della rinuncia al superfluo, della limitazione dei consumi e degli sprechi, dell'assunzione di responsabilita' del benessere dell'altro - ricordando che, come Caino, saremo chiamati a rispondere di cosa e' stato dei nostri fratelli - e' praticabile con naturalezza. A patto che facciamo lo sforzo necessario per uscire dal soffocante guscio culturale violento nel quale ci siamo lasciati rinchiudere. Spegniamo le televisioni e passiamo del tempo con i nostri figli per non essere piu' estranei gli uni agli altri; scendiamo nelle piazze a incontrarci e conoscerci, non per tenerne fuori chi ci fa ingiustificatamente paura. Ripuliamo le strade non con sprezzo dai sofferenti, ma dai rifiuti di cui le abbiamo colpevolmente riempite; recuperiamo il gusto dell'ospitalita' e dell'inclusivita'. Impariamo ad affrontare la diversita' come una ricchezza complementare, di cui beneficiare, ricordando che si teme solo cio' che non si conosce. Impariamo a confrontarci con le opinioni divergenti con rispetto, prima di tutto ascoltando, cercando vie di unione e ricordando che la separazione e' "diabolos", il male. E' la generosita' nel condividere la miglior garanzia della sicurezza, non il monopolio della forza. E smettiamo di criticare i nostri giovani; chiediamoci invece che cibo offriamo alle loro menti: solo valori trasmessi da un esempio vissuto possono fortificarli e salvarli dall'alienazione. Gandhi denuncio' questi mali nel pamphlet "Hind Swaraj", indicando soluzioni valide ancor oggi. La virata che gli Stati Uniti sembrano voler fare con la nuova presidenza fa sperare in un clima mondiale nel quale buoni semi facciano meno fatica che nel recente passato ad attecchire. Ma spetta a ciascun essere umano la responsabilita' di seminare e coltivare il futuro proprio e dell'umanita'. |