La Svizzera contro lexport di armi di Enrico Peyretti Con un referendum popolare legislativo, gli svizzeri decideranno il 29 novembre se proibire lesportazione di armi, compresi i beni militari speciali. Il divieto non riguarda i beni utilizzabili sia militarmente sia civilmente (dual use). Se liniziativa sarà approvata il divieto sarà immediato. Le industrie delle armi stanno investendo centinaia di migliaia di franchi in una campagna contro il referendum. La Commissione Giustizia e Pace della Conferenza dei vescovi svizzeri raccomanda di accettare liniziativa. Vedi: www.juspax.ch/stellungnahmen.php?la=f (in francese). Il documento osserva che questo divieto non mette in causa il diritto della Svizzera ad assicurare la propria legittima difesa; che non è accettabile il mantenimento di una industria degli armamenti al solo scopo di mantenere dei posti di lavoro; che con questo divieto la Svizzera guadagnerebbe in coerenza tra la sua politica estera di cooperazione e neutralità e la sua politica economica, e accrescerebbe la credibilità per il suo impegno umanitario e diplomatico. Le esportazioni svizzere di armi rappresentano lo 0,1% del prodotto interno lordo. Sul totale dei posti di lavoro la percentuale di addetti al settore armi va, nei diversi cantoni, dallo 0,0% al massimo del 2%-5%. La riconversione è possibile: la Ruag, la maggiore industria di armi, statale, ha aumentato la parte di prodotti civili, dal 1999 al 2007, dal 7% al 51%. Le industrie svizzere di armi forniscono ai paesi in via di sviluppo sia cooperazione allo sviluppo (per quasi 180 milioni di franchi) sia materiale di guerra (per 115 milioni di franchi)! Per acquistare armi, quei paesi si indebitano e riducono le spese per salute, educazione, previdenza sociale. Il Pakistan spende il 3,5% del suo pil per materiale di guerra e solo lo 0,4% per il sistema sanitario. Inoltre la facilità di accesso alle armi favorisce la criminalità e i regimi autoritari. Le armi servono spesso a gruppi privilegiati per controllare le risorse naturali. Malgrado gli impegni presi, la Svizzera vende armi a paesi che violano sistematicamente i diritti umani. Cè un divario considerevole tra le dichiarazioni politiche svizzere di sostegno alla lotta contro la povertà e la realtà delle esportazioni di armi. Un bel volantino esplicativo è illustrato da un carro armato fatto di groviera, unarma pacifica che la Svizzera può esportare senza alcun danno. (www.materialebellico.ch) (Sintesi da Obiezione!, n. 74, settembre 2009, obiezione@serviziocivile.ch ) e. p |