Dal Corriere della Sera 5 febbraio 2009
http://www.corriere.it/romano/09-02-05/01.spm

Sergio Romano risponde

Ho sempre pensato che lo scopo dei terroristi fosse di causare almeno terrore fra i civili indifesi. Se i lanci di razzi da Gaza non sono atti terroristici come lei ha asserito, che cosa sono?
Franco Ottolenghi ,

Caro Ottolenghi

Come lei sa, la definizione di terrorismo è un difficile esercizio a cui sono stati dedicati studi importanti e dibattiti interminabili, soprattutto alle Nazioni Unite. Personalmente uso quella che mette l'accento sulla clandestinità dell'organizzazione, la segretezza e l'imprevedibilità dell'attentato e, come nel caso del terrorismo religioso, l'uso della vita dell'attentatore come arma suprema. Nella guerra dei missili contro i territori israeliani queste caratteristiche non sono presenti. Le milizie di Hamas non sono una organizzazione segreta e ne hanno dato la prova, tra l'altro, combattendo contro le forze armate israeliane durante le scorse settimane. Si spostano rapidamente dopo il lancio del missile e cercano di sfuggire alla rappresaglia. Ma questo è uno stile di combattimento comune a tutti i corpi speciali (arditi, commando, incursionisti, raiders, Seals) creati dalle forze armate di molti Stati nel corso del Novecento.

Qualcuno potrebbe osservare, tuttavia, che i missili colpiscono centri abitati e sono diretti contro la popolazione civile. È vero. Ma l'uso della popolazione civile come obiettivo militare non è una novità introdotta dai movimenti dell'islamismo radicale. Il fenomeno comincia con i primi bombardamenti della Grande guerra. Assume proporzioni maggiori durante la guerra cino- giapponese e la guerra civile spagnola. Diventa una componente fondamentale della strategia dei Paesi combattenti durante la Seconda guerra mondiale. I bombardamenti tedeschi di Coventry, le V1 e le V2 lanciate su Londra, le bombe americane su Milano e Roma nel 1943, i bombardamenti anglo-americani di Dresda e di Amburgo, le bombe atomiche lanciate dagli Stati Uniti su Hiroshima e Nagasaki, non si proponevano la distruzione di un obiettivo militare. Il loro bersaglio era il "morale", vale a dire quel valore intangibile da cui dipende in ultima analisi la capacità di combattere e di resistere. Si colpiscono i civili, in altre parole, per piegare la loro volontà o, meglio ancora, aizzarli contro il loro governo. Se usiamo questo criterio, tra l'assedio israeliano di Gaza e i missili di Hamas contro Sderot e altre città esistono meno differenze di quanto non appaia a prima vista. Lo scopo, in ambedue i casi, è quello di attaccare il "fronte interno" del nemico e creare alle sue spalle un diffuso sentimento di rabbia e paura. Gli israeliani assediavano Gaza nella speranza di spingere il suo popolo alla rivolta. Hamas bombardava Sderot nella speranza di provocare Israele. E ha raggiunto il suo obiettivo.

Aggiungo un'altra considerazione. Quella di Israele contro Hamas è una guerra doppiamente asimmetrica. È tale, anzitutto, perché i due combattenti hanno arsenali totalmente diversi e il piccolo non può permettersi di giocare la parte con le regole rese possibili da armi di cui non dispone. Ed è asimmetrica, in secondo luogo, perché Israele non riconosce all'organizzazione palestinese lo statuto di combattente legittimo. Quando è considerato brigante il nemico tende inevitabilmente a comportarsi come tale. Ma non è necessariamente un terrorista

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