IL TRADIMENTO DEGLI INTELLETTUALI di Paolo Barnard Marco Travaglio ha appena scritto un commento su Gaza che inizia così: Israele non sta attaccando i civili palestinesi. Israele sta combattendo unorganizzazione terroristica come Hamas che, essa sì, attacca civili israeliani. Bene. Il compianto Edward Said, palestinese e docente di Inglese e di Letteratura Comparata alla Columbia University di New York, scrisse anni fa un saggio intitolato The Treason of the Intellectuals (il tradimento degli intellettuali). Si riferiva alla vergognosa ritirata delle migliori menti progressiste dAmerica di fronte al tabù Israele. Ovvero come costoro si tramutassero nelle proverbiali tre scimmiette - che non vedono, non sentono, non parlano - al cospetto dei crimini contro lumanità e dei crimini di guerra che il Sionismo e Israele Stato avevano commesso e ancora commettono in Palestina, contro un popolo fra i più straziati dellera contemporanea. E di tradimento si tratta, senza ombra di dubbio, e cioè tradimento della propria coscienza, delle proprie facoltà intellettive, e del proprio mestiere. Gli intellettuali infatti hanno a disposizione, al contrario delle persone comuni, ogni mezzo per sapere, per approfondire. Ma nel caso dei 60 anni di conflitto israelo-palestinese, con la mole schiacciate e autorevole di documenti, di prove e di testimonianze che inchiodano lo Stato ebraico, non sapere e non pronunciarsi può essere solo disonestà e vigliaccheria. Poiché in quella tragedia la sproporzione fra i rispettivi torti è così colossale che non riconoscere nel Sionismo e in Israele un torto marcio, una colpa grottescamente e atrocemente superiore a qualsiasi cosa la parte araba abbia mai fatto o stia oggi facendo, è ignobile. E un tradimento della più elementare pietas, del cuore stesso dei Diritti dellUomo e della legalità moderna. E complicità, sì, com-pli-ci-tà nei crimini ebraici in Palestina. Leggete più sotto. I traditori nostrani abbondano, particolarmente nelle fila dellala progressista. Marco Travaglio guida oggi il drappello, che vede Furio Colombo, Gad Lerner, Umberto Eco, Adriano Sofri, Gustavo Zagrebelsky, Walter Veltroni, Davide Bidussa et al., affiancati dellinstancabile lavoro di falsificazione della cronaca di tutti i corrispondenti a Tel Aviv delle maggiori testate italiane. E ci si chiede: perché lo fanno? Personalmente non mi interessa la risposta, e non voglio neppure addentrarmi in ipotesi contorte del tipo il potere della lobby ebraica, la carriera, o simili. Ciò che conta è il danno che costoro causano, che è, si badi bene, superiore a quello delle armi, delle torture, delle pulizie etniche, del terrorismo. Molto superiore. Perché una cosa sia chiara a tutti: lunica speranza di porre fine alla barbarie in Palestina sta nella presa di posizione decisa dellopinione pubblica occidentale, nella sua ribellione alla narrativa mendace che da 60 anni permette a Israele di torturare un intero popolo innocente e prigioniero nellindifferenza del mondo che conta, quando non con la sua attiva partecipazione. Ma se gli intellettuali non fanno il loro dovere di denuncia della verità, se cioè non sono disposti a riconoscere ciò che levidenza della Storia gli sbatte in faccia da decenni, e se non hanno il coraggio di chiamarla pubblicamente col suo nome, che è: Pulizia Etnica dei palestinesi, mai si arriverà alla pace laggiù. E lorrore continua. Essi, di quegli orrori, hanno una piena e primaria corresponsabilità. Levidenza della Storia di cui parlo è in primo luogo: che il progetto sionista di una casa nazionale ebraica in Palestina nacque alla fine del XIX secolo con la precisa intenzione di cancellare dalla Grande Israele biblica la presenza araba, attraverso luso di qualsiasi mezzo, dallinganno alla strage, dalla spoliazione violenta alla guerra diretta, fino al terrorismo senza freni. I palestinesi erano condannati a priori nel progetto sionista, e lo furono 40 anni prima dellOlocausto. Quel progetto è oggi il medesimo, i metodi sono ancor più sadici e rivoltanti, e Israele tenterà di non fermarsi di fronte a nulla e a nessuno nella sua opera di Pulizia Etnica della Palestina. Questo accadde, sta accadendo e accadrà. Questo va detto, illustrato con la sua mole schiacciante di prove autorevoli, va gridato con urgenza, affinché il pubblico apra finalmente gli occhi e possa agire per fermare la barbarie. In secondo luogo: che la violenza araba-palestinese, per quanto assassina e ingiustificabile (ma non incomprensibile), è una reazione, REAZIONE, disperata e convulsa, a oltre un secolo di progetto sionista come sopra descritto, in particolare a 60 anni di orrori inflitti dallo Stato dIsraele ai civili palestinesi, atrocità talmente scioccanti dallaver costretto la Commissione dellONU per i Diritti Umani a chiamare per ben tre volte le condotte di Israele un insulto allUmanità (1977, 1985, 2000). La differenza è cruciale: REAGIRE con violenza a violenze immensamente superiori e durate decenni, non è AGIRE violenza. E immorale oltre ogni immaginazione invertire i ruoli di vittima e carnefice nel conflitto israelo-palestinese, ed è quello che sempre accade. E immorale condannare il terrorismo alla spicciolata di Hamas e ignorare del tutto il Grande terrorismo israeliano. Le prove. Non posso ricopiare qui migliaia di documenti, citazioni, libri, atti ufficiali e governativi, rapporti di intelligence americana e inglese, dellONU, delle maggiori organizzazioni per i Diritti Umani del mondo, di intellettuali e politici e testimoni ebrei, e tanto altro, che dimostrano oltre ogni dubbio quanto da me scritto. Quelle prove sono però facilmente consultabili poiché raccolte per voi e rigorosamente referenziate in libri come La Pulizia Etnica della Palestina, di Ilan Pappe, Fazi ed., o Pity The Nation, di Robert Fisk, Oxford University Press, e Perché ci Odiano, Paolo Barnard, Rizzoli BUR, fra i tantissimi. O consultabili nei siti http://www.btselem.org/index.asp, http://www.jewishvoiceforpeace.org, http://zope.gush-shalom.org/index_en.html, http://www.kibush.co.il, http://rhr.israel.net, http://otherisrael.home.igc.org. O ancora leggendo gli archivi di Amnesty International o Human Rights Watch, o ne La Questione Palestinese della libreria delle Nazioni Unite a New York. E torno al tradimento degli intellettuali nostrani. Vi sono aspetti di quel fenomeno che sono fin disperanti. Il primo è lignoranza in materia di conflitto israelo-palestinese di alcuni di quei personaggi, Marco Travaglio per primo; unignoranza non scusabile, per le ragioni dette sopra, ma anche sospetta in diversi casi. Un secondo aspetto è lipocrisia: levidenza di cui sopra è soverchiante nel descrivere Israele come uno Stato innanzi tutto razzista, poi criminale di guerra, poi terrorista, poi Canaglia, poi persino neonazista nelle sue condotte come potere occupante. Ricordo il 17 novembre 1948, quando Aharon Cizling, allora ministro dellagricoltura della neonata Israele, sorta sui massacri dei palestinesi innocenti, disse: Adesso anche gli ebrei si sono comportati come nazisti, e tutta la mia anima ne è scossa. Ricordo Albert Einstein, che sul New York Times del dicembre 1948 definì lemergere delle forze di Menachem Begin (futuro premier dIsraele) in Palestina come un partito fascista per il quale il terrorismo e la menzogna sono gli strumenti. Ricordo Ephrahim Katzir, futuro presidente di Israele, che nel 1948 mise a punto un veleno chimico per accecare i palestinesi, e ne raccomandò luso nel giugno di quellanno. Ricordo Ariel Sharon, che sarà premier, e che nel 1953 fu condannato per terrorismo dal Consiglio di Sicurezza dellONU con la risoluzione 101, dopo che ebbe rinchiuso intere famiglie palestinesi nelle loro abitazioni facendole esplodere. Ricordo lambasciatore israeliano allONU, Abba Eban, che nel 1981 disse a Menachem Begin: Il quadro che emerge è di un Israele che selvaggiamente infligge ogni possibile orrore di morte e di angoscia alle popolazioni civili, in una atmosfera che ci ricorda regimi che né io né il signor Begin oseremmo citare per nome. Ricordo la risoluzione ONU A/RES/37/123, che nel dicembre del 1982 definì il massacro dei palestinesi a Sabra e Chatila sotto la personale responsabilità di Ariel Sharon un atto di genocidio. Ricordo le parole dello Special Rapporteur dellONU per i Diritti Umani, il sudafricano John Dugard, che nel febbraio del 2007 scrisse che loccupazione israeliana era Apartheid razzista sui palestinesi, e che Israele doveva essere processata dalla Corte di Giustizia dellAja. Ricordo le parole dell'intellettuale ebreo Norman G. Finkelstein, i cui genitori furono vittime dellOlocausto: Ma se gli israeliani non vogliono essere accusati di essere come i nazisti, devono semplicemente smettere di comportarsi da nazisti. Ricordo che esistono prove soverchianti che Israele usa bambini come scudi umani; che lascia morire gli ammalati ai posti di blocco; che manda i soldati a distruggere i macchinari medici nei derelitti ospedali palestinesi; che viola dal 1967 tutte le Convenzioni di Ginevra e i Principi di Norimberga; che ammazza i sospettati senza processo e con loro centinai di innocenti; che punisce collettivamente un milione e mezzo di civili esattamente come Saddam Hussein fece con le sue minoranze shiite; che massacra 19.000 o 1.000 civili a piacimento in Libano (1982, 2006) e poi reclama lo status di vittima del terrorismo. Ricordo che il Piano di Spartizione della Palestina del 1947 fu rigettato da Ben Gurion prima ancora che l'ONU lo adottasse, e che esso privava i palestinesi di ogni risorsa importante (dai Diari di Ben Gurion). Ricordo che la guerra arabo-israeliana del 1948 fu una farsa dove mai lesercito ebraico fu in pericolo di sconfitta, tanto è vero che Ben Gurion diresse in quei mesi i suoi soldati migliori alla pulizia etnica dei palestinesi (sempre dai Diari di Ben Gurion); che la guerra dei Sei Giorni nel 1967 fu unaltra menzogna, dove ancora Israele sapeva in aticipo di vincere facilmente in 7 giorni, come disse il capo del Mossad Meir Amit a McNamara a Washington prima delle ostilità, e mentre legiziano Nasser tentava disperatamente di mediare una pace (dagli archivi desecretati della Johnson Library, USA); che gli incontri di Camp David nel 2000 furono un inganno per distruggere Arafat, come ho dimostrato in Perché ci Odiano intervistando i mediatori di Clinton; che i governi di Israele hanno redatto 4 piani in sei anni per la distruzione dell'Autorità Palestinese sancita dagli accordi di Oslo mentre fingevano di volere la pace (nomi: Fields of Thorns, Dagan, The Destruction of the PA, ed Eitam); che la tregua con Hamas che ha preceduto laggressione a Gaza fu rotta da Israele per prima il 4 novembre del 2008 (The Guardian, 5/11/08 Haaretz, 30/12/08), con lassassino di 6 palestinesi. E queste sono solo briciole della mole di menzogne che ci hanno raccontato da sempre sulla 'epopea' sionista. Ricordo infine Ben Gurion, il padre di Israele, che lasciò scritto: Dobbiamo usare il terrore, lassassinio, lintimidazione, la confisca delle loro terre, per ripulire la Galilea dalla sua popolazione araba. E ancora: Cè bisogno di una reazione brutale. Se accusiamo una famiglia, dobbiamo straziarli senza pietà, donne e bambini inclusi. Durante loperazione non cè bisogno di distinguere fra colpevoli e innocenti. Quell'uomo pronunciò quelle agghiaccianti parole 20 anni prima della nascita dellOLP, più di 30 anni prima della nascita di Hamas, 50 anni prima dellesplosione del primo razzo Qassam su Sderot in Israele. Ricordo ai nostri intellettuali di andarle a leggere queste cose, che sono in libreria accessibili a tutti, prima di emettere sentenze. E lipocrisia sta nel fatto che questi negazionisti di tali orrori storici possono scrivere le enormità che scrivono sulla tragedia di Gaza, sulla Pulizia Etnica dei palestinesi, e possono dichiararsi filo-israeliani appassionati (Travaglio) senza essere ricoperti di vergogna dal mondo della cultura, dai giornalisti e dai politici come lo sarebbe chiunque negasse in pubblico lorrore patito per decenni dalle vittime dellApartheid sudafricana, o i massacri di pulizia etnica di Srebrenica e in tutta la ex Jugoslavia. Il mio appello a questi colti mistificatori è: continuare a seppellire sotto un oceano di menzogne, di ipocrisia, sotto lindifferenza allo strazio infinito di un popolo, sotto la vostra paura o la vostra convenienza, la grottesca sproporzione fra il torto di Israele e quello palestinese, causa e causerà ancora morti, agonie, inferno in terra per esseri umani come noi, palestinesi e israeliani. Sono più di cento anni che il nostro mondo li sta umiliando, tradendo, derubando, straziando, con Israele come suo sicario. Sono 60 anni che chiamiamo quelle vittime terroristi e i terroristi vittime. Questo è orribile, contorce le coscienze. Non ci meravigliamo poi se i palestinesi e i loro sostenitori nel mondo islamico finiscono per odiarci. Dio sa quanta ragione hanno, cari 'intellettuali'. |