fonte: http://www.asianews.it
27/10/2009 15:34
L’Onu: Israele deve porre fine al blocco di Gaza

Impedire l’accesso di materiali da costruzione rende impossibile riparare gli edifici e impedisce la ripresa economica. Da parte sua Amnesty International accusa lo Stato ebraico di negare l’acqua ai palestinesi.

Gaza (AsiaNews/Agenzie) – Nuove accuse a Israele per il suo atteggiamento nei confronti dei palestinesi. Il responsabile della UN Relief Works Agency (UNRWA) a Gaza definisce una “urgente priorità” la fine del blocco di Gaza, perché rende impossibile la ripresa economica della Striscia, mentre Amnesty International afferma che lo Stato ebraico non dà sufficiente acqua ai palestinesi, sia nella Striscia che in Cisgiordania.

John Ging, responsabile dell’agenzia dell’Onu per gli aiuti a Gaza, ha affermato ieri che l’avvicinarsi dell’inverno rende urgente la possibilità di approvvigionamenti per le costruzioni, come cemento e vetro, impediti dal blocco israeliano. In particolare non si riesce a ricostruire case, scuole e altri edifici danneggiati dall’attacco israeliano dell’anno scorso.

Il blocco dei materiali da costruzione, inoltre, impedisce la possibilità di ripresa economica, visto che ci sono migliaia di persone senza lavoro. L’UNRWA, ha rivelato Ging, sta creando 3.100 posti temporanei di lavoro per alleviare la disoccupazione. Se Israele riaprisse i varchi, nascerebbero 120mila posti di lavoro stabili.

Amnesty International, invece, in un rapporto sostiene che Israele limita l’acqua che viene data ai palestinesi. Uno studio del quale ha dato notizia Donatella Rovera, afferma che Israele usa più dell’80% dell’acqua proveniente dalle sorgenti di montagna e tiene per sé anche l’acqua utilizzabile del Giordano.

In proposito, Mark Regev, portavoce del Primo ministro israeliano ha negato le affermazioni di Amnesty International, dichiarando che “Israele fornisce ai palestinesi 20,8 milioni di metri cubi d’acqua, al di sopra e al di là di quanto è obbligato a fare in base all’accordo sull’acqua”.


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