L'appello del Nobel Perez Esquivel "Un tribunale penale per l'ambiente" Il messaggio lanciatio a Trento dal premio Nobel per la pace argentino. "Promuoviamo la costituzione del Tribunale penale internazionale sull'ambiente. Dobbiamo farlo a tutti i livelli. Da questo dipendono sempre di più la vita e il futuro delle genti nel mondo" "Promuoviamo la costituzione del Tribunale penale internazionale sull'ambiente. Dobbiamo farlo a tutti i livelli. Da questo dipendono sempre di più la vita e il futuro delle genti nel mondo". È uno dei messaggi lanciati a Trento dal premio Nobel per la pace Adolfo Perez Esquivel, oppositore della dittatura militare che ha insanguinato il suo paese degli anni '70. Circa le ingiustizie sociali ha chiarito che ''non c'è primo, secondo, terzo o quarto mondo, c' un unico mondo, i diritti sono uguali per tutti. Dobbiamo combattere le ingiustizie e le dittature usando gli strumenti della nonviolenza e le istanze giuridiche internazionali. Il nostro impegno deve riguardare la difesa di tutto il Creato". Per Perez Esquivel "la presenza di religiosi e laici impegnati per la libertà dei popoli costruisce un nuovo paradigma di vita per l'intera umanità". "In America Latina - ha detto - abbiamo superato le dittature con grandi sforzi e sofferenze. Bisogna capire come ciò è avvenuto. I militari non sono improvvisamente impazziti. Più di 80.000 sono passati per le accademie militari aperte dagli Usa a Panama, ad esempio. Ora, con fatica abbiamo recuperato le istituzioni dello stato e della democrazia, anche se Eduardo Galeano ha coniato per molte il termine democrature, un incrocio fra democrazia formale e autoritarismo sostanziale". Il Nobel ha poi parlato dei "pericoli dell'informazione". "C'è un contagio mentale realizzato con la manipolazione dell'informazione - ha detto -, che è opera di grandi centri di potere capaci di trasformare la menzogna in verità. Oggi ci sono comunità in tanti paesi che lavorano innanzitutto attorno alla liberazione della parola. Liberando la parola liberiamo il pensiero. Se non liberiamo la parola - ha concluso - rimarremmo sempre oppressi, sempre vittime del pensiero unico". |
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