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Data: 03/11/2009
traduzione di Grazia Tuzi
Sfruttare l’ambiente è come sfruttare l’uomo

Il monito del premio Nobel Adolfo Pérez Esquivel: “Quando si rompe l’equilibrio tra l’essere umano e la natura si origina la violenza. Sappiamo che le conseguenze dell’inquinamento si accumulano nel tempo”. Le grandi multinazionali devono essere fermate
Intellettuale, scrittore e attivista argentino, Premio Nobel per la Pace nel 1980 per l’impegno civile e l’attività di denuncia contro gli abusi commessi dalla dittatura militare argentina negli anni Settanta



Buenos Aires, 3 settembre 2009
Se gli esseri umani non inizieranno ad amare, curare e proteggere la casa comune dell’umanità – questo piccolo pianeta chiamato Terra – ogni essere vivente sarà in pericolo. I contadini sanno per esperienza diretta che ciò che si semina si raccoglie, e che non esiste un cammino diverso. È necessario riconoscere il ritmo del ciclo naturale e aspettare i suoi risultati.

La scienza e la tecnica hanno modificato la comprensione e la dinamica della vita provocando l’accelerazione del tempo e l’alterazione dei ritmi naturali. Tutto ciò ha costretto l’umanità ad affrontare nuove sfide e nuovi valori, facendo perdere la comunione e l’equilibrio con la Madre Terra.

Qualche giorno fa, durante l’incontro delle Assemblee popolari sulla difesa dell’ambiente, davanti alla devastazione e ai danni provocati dalle imprese minerarie, un medico che lavora nell’ospedale della provincia con pazienti oncologici mi ha detto: "Sai, a San Juan (una provincia argentina situata nella Cordillera delle Ande, al confine con il Cile. È una zona di grande sfruttamento minerario a cielo aperto che provoca gravi danni ambientali irreversibili, ndr), non ci sono più uccelli, né rospi. Sono scomparsi a causa del forte indice di inquinamento che ha spezzato la catena biologica e ha provocato numerose calamità, come ad esempio quella delle zanzare che causano il dengue".

Lo squilibrio ambientale, la contaminazione a cielo aperto delle miniere, l’inquinamento dell’acqua con cianuro e mercurio utilizzati per estrarre oro, argento e rame hanno fatto aumentare il numero di malattie e di decessi tra la popolazione locale. La produzione agricola della soia transgenica con le sue monocolture e l’utilizzo intensivo di prodotti chimici come il glifosato hanno provocato la distruzione dell’economia familiare e regionale generando malformazioni genetiche negli esseri umani e negli animali. Sono, inoltre, scomparse alcune specie animali come per esempio le api o le serpi.

Quando si rompe l’equilibrio tra l’essere umano e la natura si origina la violenza. Sappiamo che le conseguenze dell’inquinamento si accumulano nel tempo. Le grandi imprese multinazionali, che privilegiano il capitale finanziario rispetto alla vita dei popoli, causano il deterioramento dell’ambiente, la desertificazione sempre maggiore nei vari paesi che soffrono la mancanza d’acqua, la distruzione dei boschi e la scomparsa della biodiversità. Esse distorcono i concetti di sviluppo e sfruttamento con la complicità e il permesso dei governi dove queste imprese operano.

Il Mahatma Gandhi con la sua saggezza e la sua esperienza diceva che: "La Terra offre risorse sufficienti per i bisogni di tutti ma non per l’avidità di alcuni".

La pubblicazione del libro Buen Vivir - Para una democracia de la Tierra rappresenta un segno di speranza. La sua lettura, oltre a favorire la riflessione, può far risvegliare le coscienze. È importante che le persone assumano la responsabilità di fronte alle sfide dei nostri popoli e alla vita del pianeta. Nel libro si segnalano diversi aspetti relativi alla situazione dell’umanità come per esempio l’aumento di concentrazione della popolazione nelle grandi città. Come segnala De Marzo, studi urbanistici e sociologici affermano che: "dal 2020 al 2030, approssimativamente l’80 per cento della popolazione mondiale vivrà nelle grandi città, provocando l’aumento delle zone periferiche, fenomeno già presente in diverse parti del mondo e dovuto alla forte concentrazione della terra in mano di grandi corporazioni internazionali e all’espulsione dei piccoli e medi produttori agricoli".

I piani urbanistici delle città non prevedono sufficienti infrastrutture per sostenere i problemi derivanti dal rapido sviluppo delle zone periferiche e dalle nuove richieste delle persone che lì si stabiliscono, come ad esempio quello della salute, dell’educazione e del lavoro. La popolazione che vive in queste aree è sottoposta a danni provocati dall’inquinamento visivo, sonoro e ambientale che causano forme di violenza strutturale e sociale. L’aumento della disoccupazione, la povertà e l’emarginazione sono causate dalla disuguaglianza sociale, dall’analfabetismo e dalle malattie. Molti di questi danni sono purtroppo irreversibili.

Le monocolture e lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali comportano la distruzione dell’ambiente e una perdita per l’umanità di fonti preziose di vita. Questa situazione sta creando gravi danni ambientali e umani alle culture millenarie delle comunità indigene che vengono ormai espulse dal proprio habitat originario.

Le Nazioni Unite hanno lanciato un grido d’allarme sul tema della sovranità alimentare e la FAO ci informa che ogni giorno nel mondo 35 mila bambini muoiono di fame. Bisogna andare alle cause che generano questa grave situazione e incontrare nuove vie per costruire la Democrazia della Terra, per generare un nuovo contratto sociale su scala planetaria che permetta ad ogni paese di preservare i valori e l’identità del suo popolo, le diversità culturali e le risorse naturali del pianeta.

Il lavoro d’analisi proposto nel libro motiva il lettore ad assumere una coscienza critica per non lasciarsi dominare. Come sottolinea Vandana Shiva nel suo libro La monocoltura della mente, la dominazione non inizia dall’economico ma dal culturale. È nella mente e nella coscienza critica che è possibile costruire un nuovo mondo e sovvertire questa situazione. È ciò che nel Foro Social Mundial sosteniamo collettivamente come "Un altro mondo è possibile".

Il libro approfondisce la situazione socio-economica e politica. In particolare, nel paragrafo "Un altro orizzonte" si prospetta che la crisi del capitalismo non può essere definita come congiunturale ma deve essere interpretata come qualcosa di strutturale e profondamente connessa alla crisi ambientale e sociale. Da qui l’urgenza di un cambio di modello di democrazia e di un ripensamento del paradigma di civilizzazione. È necessario lavorare per generare valori e formare un pensiero critico.

L’educazione come pratica di libertà e l’informazione sono strumenti di formazione per far sorgere valori e una coscienza libera di fronte al "pensiero unico" che il sistema di dominazione cerca di imporre.







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