Tratto da La Nonviolenza In Cammino Numero 837 del 31 maggio 2009 3. DIRITTI UMANI. Umberto De Giovannangeli Intervista Dacia Maraini su Aung San Suu Kyi [Dal sito della Libera' universita' delle donne di Milano (www.universitadelledonne.it) riprendiamo la seguente intervista apparsa sul quotidiano "L'Unita'" del 15 maggio 2009 col titolo "Aung e le altre coraggiose paladine di liberta'. Intervista a Dacia Maraini di Umberto De Giovannangeli"] "Il regime birmano colpisce Aung San Suu Kyi perche' sa di avere di fronte una donna politica con uno straordinario patrimonio di credibilita'. Per questo fa paura. E nel colpire lei s'intende anche lanciare un monito a tutte le donne che incarnano quello spirito di liberta' che vive anche nelle societa' e nei Paesi piu' chiusi, come, ad esempio, l'Iran". La persecuzione della premio Nobel per la pace birmana vista con gli occhi di una grande scrittrice italiana: Dacia Maraini. * - Umberto De Giovannangeli: Le autorita' birmane hanno incarcerato Aung San Suu Kyi. Come leggere questa decisione? - Dacia Maraini: E' il tipico comportamento di un regime dittatoriale che, da una parte, non osa eliminare fisicamente una persona divenuta famosa in tutto il mondo per la sua battaglia di liberta'. Il regime birmano, sanguinario quanto cinico, sa di non potersi permettere questo assassinio, pena un isolamento totale dal consesso internazionale. Al tempo stesso, continuamente tenta di intervenire sulle piccole liberta' che le sono rimaste. Aung San Suu Kyi e' costretta da anni agli arresti domiciliari. La sua casa e' stata trasformata in una prigione. Una prigione che puo' risultare una "conquista" rispetto ad una cella. Questa e' la tortura psicologica a cui da anni e' sottoposta questa straordinaria donna. Vivere una condizione atroce che potrebbe pero' divenire ancora piu' insopportabile. Questo e' il ricatto a cui e' sottoposta Aung San Suu Kyi. Ho letto che si sono alzate voci nella comunita' internazionale per chiedere che la premio Nobel per la pace potesse essere visitata da un medico. Ma la vicenda di Aung non e' un problema umanitario. E' un grande, enorme problema politico che interroga le coscienze di ogni cittadina e cittadino democratico e di ogni governo che si ritenga tale. E' una condizione atroce togliere ad una persona la possibilita' di avere un qualsiasi rapporto esterno, impedirle di comunicare, costringerla al silenzio. E oggi Aung e' portata via dalla "prigione-casa" per essere rinchiusa in una cella... * - Umberto De Giovannangeli: Ritiene che la comunita' internazionale abbia fatto tutto il possibile per ridare liberta' alla leader dell'opposizione democratica birmana? - Dacia Maraini: Direi proprio di no. Si poteva, si doveva fare di piu'. Si puo', si deve fare di piu'. C'e' stato un periodo in cui le tragiche vicende della Birmania hanno conquistato le prime pagine dei giornali. Poi ' calato il silenzio. L'"innamoramento" e' finito. E' una vicenda che ha riguardato, solo per fare un altro esempio, anche il Tibet. Tutti parlano e poi si dimentica troppo facilmente. * - Umberto De Giovannangeli: Perche' le donne sono divenute oggi in tante parti del mondo il "volto" della liberta' negata? - Dacia Maraini: Perche' le donne esprimono un desiderio di liberta' che serpeggia anche nelle societa' piu' chiuse, bloccate. Pensiamo all'Iran. Una punizione come quella inflitta ad Aung San Suu Kyi ha un valore esemplare per tutte le donne, anche di altre societa' e Paesi. * - Umberto De Giovannangeli: Aung come simbolo... - Dacia Maraini: Si ha paura della simbolicita' dell'agire di Aung, una donna politica con una forte, possente credibilita'. E i simboli, nella loro capacita' di divenire un modello, sono visti come fumo negli occhi dai regimi dittatoriali. Ed e' proprio la sua credibilita' che ha fatto divenire Aung un simbolo e poi un modello a cui riferirsi. * - Umberto De Giovannangeli: Cosa "racconta" Aung San Suu Kyi, la sua esperienza, a noi italiani? - Dacia Maraini: Racconta agli italiani che la politica e' prima di tutto credibilita'. E dice che una persona che ha l'ambizione di rappresentare gli altri, deve essere prima di tutto trasparente e ogni sua azione deve essere chiara e accettabile. Un "racconto" di un'attualita' sconvolgente. |