ANSA.it
2008-03-21 13:49


Tibet, Cina respinge appello del Papa

Pechino - Pechino ha respinto ieri l' appello al "dialogo e alla tolleranza" lanciato ieri dal Papa, ha ribadito la propria determinazione a stroncare la rivolta anticinese in Tibet e smentito che il premier cinese Wen Jiabao sia disposto ad incontrare comunque il Dalai Lama. "La cosiddetta tolleranza (non pu? esistere) per i criminali, che devono essere puniti secondo la legge", ha detto, nel corso di una conferenza stampa a Pechino, il portavoce del ministero degli esteri Qin Gang in risposta all'appello di Benedetto XVI. I mezzi d'informazione cinesi hanno confermato oggi per la prima volta che proteste si sono verificate in alcune delle prefetture tibetane della provincia del Gansu, Sichuan e Qinghai. L'agenzia ufficiale Nuova Cina in un primo momento ha riferito che la polizia ha sparato su un gruppo di dimostranti uccidendone quattro, ma poi si ? corretta, affermando che ci sono stati quattro feriti, e ha ribadito che la polizia ha agito "per legittima difesa". La tv cinese ha mostrato immagini in cui si vedono monaci tibetani incitare alla rivolta.

Dal suo esilio a Dharamsala, in India, il leader spirituale tibetano, il Dalai Lama, ha affermato che le vittime delle violenze in Tibet, cominciate il 10 marzo, sono "numerose". "Alcuni dicono dieci, altri cento, sono tante e ne sono rattristato", ha detto il leader tibetano, che ha poi specificato di essere "pronto" ad incontrare i dirigenti cinesi "ed in particolare (il presidente) Hu Jintao". Il Dalai Lama ha ribadito il suo impegno per "rimuovere i sentimenti negativi tra i tibetani", ma ha chiarito di non avere "l'autorit? per fermare le proteste". Secondo Pechino il conto ufficiale delle vittime rimane fermo a 13, tutti "cittadini innocenti" uccisi a Lhasa dai "teppisti", e le persone arretate in Tibet ammontano a circa 200. Gli esuli tibetani parlando invece di 800. L'ufficio del procuratore generale di Lhasa ha affermato che 24 persone accusate di aver "messo in pericolo la sicurezza nazionale e di aver picchiato, distrutto, bruciato e saccheggiato e di altri gravi crimini" saranno "punite severamente". Pechino afferma che la situazione sta "tornando alla normalit?" ma non si sente sicura e sta rafforzando il suo dispositivo militare. Testimoni hanno affermato che migliaia di soldati si stanno recando nelle regioni occidentali del paese a popolazione tibetana, che rimangono chiuse a tutti gli osservatori indipendenti. "Suggeriamo ai turisti di non recarsi in quelle zone per la loro sicurezza", ha detto in una conferenza stampa il portavoce del ministero degli esteri Qin Gan.

Almeno per il momento, e fino a quando Pechino non sar? sicura di aver ristabilito il proprio totale controllo sul territorio, le ipotesi di trattative con Dalai Lama restano remote. Qin Gang ha spiegato oggi che l'ottimismo manifestato ieri dal premier britannico Gordon Brown dopo il suo colloquio col suo omologo cinese Wen Jiabao - che, ha detto Brown, sarebbe pronto ad incontrare il leader tibetano ad alcune condizioni - ? in realt? frutto di un equivoco. Wen non ha fatto altro che ripetere le condizioni che la Cina ha sempre posto per i colloqui, cio? che il Dalai Lama "rinunci all'indipendenza del Tibet, affermi che Taiwan ? parte della Cina e che rinneghi la violenza". Ad un giornalista americano che gli fatto notare che il leader tibetano ha gi?, pi? volte, rispettago queste condizioni, il portavoce ha risposto che le sue "azioni" dimostrano che non ? sincero. In un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri cinese, Yang Jiechi, il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha rinnovato il suo appello ad usare la massima moderazione nell'affrontare le proteste in Tibet e ad avviare colloqui con il Dalai Lama. Nello stesso tempo, per?, la Casa Bianca ha reso noto oggi a Washington che la crisi tibetana non ? una ragione tale per cui il presidente George W. Bush rinunci ad assistere ai Giochi Olimpici di Pechino. Anche la presidenza slovena dell'Ue, in una nota, sottolinea oggi che il boicottaggio dei giochi "non ? la risposta giusta agli attuali problemi politici" in quanto "potrebbe significare la perdita di una opportunit? per promuovere i diritti umani e, al tempo stesso, potrebbe provocare un danno considerevole alla popolazione cinese nel suo insieme, agli amanti dello sport e soprattutto agli stessi atleti".

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