Birmania; Wp: "farsa Onu", la diplomazia che "rincuora" la giunta
Roma, 27 ago. (Apcom) - A quasi un anno dalla rivolta dei monaci birmani contro "uno dei regimi più crudeli del mondo" è ormai chiaro che "la diplomazia Onu è diventata un pretesto per l'inerzia, non un cammino per le riforme". E' quanto scrive oggi il Washington Post in un editoriale intitolato "la farsa Onu", all'indomani dell'ultima missione "fallimentare" dell'inviato delle Nazioni Unite, Ibrahim Gambari, nel Paese del Sud-est asiatico, che si è visto sbattere la porta in faccia dalla stessa leader birmana Aung San Suu Kyi.
"Suu Kyi ha dato prova di straordinario coraggio - commenta il Wp - ed è probabile che l'indomito Premio Nobel per la Pace abbia deciso, anche a costo di aggravare il suo terribile isolamento, di non dare ulteriore legittimazione a un processo che ha soltanto conferito dignità al regime". E' di ieri la notizia che la leader birmana rifiuta dal 15 agosto scorso le provviste di cibo che le vengono recapitate in casa, dove si trova agli arresti da quasi 13 degli ultimi 19 anni.
Un anno fa, ricorda il Wp, i governi di tutto il mondo "sollecitarono il Segretario generale dell'Onu a fare qualcosa" e Ban Ki-moon inviò il suo inviato speciale in missione con obiettivi chiari: assicurare il rilascio della leader democratica Aung San Suu Kyi e degli altri prigionieri politici e aiutare la Lega nazionale per la democrazia a riaprire i suoi uffici nel Paese". Lo scorso autunno, la giunta militare birmana assicurò a Gambari che avrebbe avviato il dialogo con Suu Kyi e le avrebbe permesso di incontrare i suoi colleghi di partito. "Ma il leader supremo, generale Than Shwe, non ha tenuto fede neanche a queste magre concessioni, e Suu Kyi si è rifiutata di incontrare l'inviato Onu nella sua ultima missione", scrive il quotidiano americano.
"Non sorprende - continua il Wp - che mentre Than Shwe intensifica la repressione nel suo Paese, dopo aver rifiutato gli aiuti internazionali per le vittime del ciclone Nargis della scorsa primavera, le Nazioni unite e altri rappresentanti internazionali abbiano deciso di accusare la vittima. Lunedì, il premier tailandese, che coltiva i suoi legami con il corrotto regime, ha invitato gli altri leader a dimenticare Aung san Suu Kyi. Il processo internazionale è una una foglia di fico che rincuora il regime, a quanti fanno affari con questo e a quanti fanno discorsi ridondanti sulla democrazia ma fanno resistenze ad agire, imponendo per esempio l'embargo sulle armi".
"E' giunto il momento per Ban - conclude il Wp - di affermare che non permetterà che le Nazioni Unite siano sfruttate e umiliate in questo modo".
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