"Sumud" di Ettore Acocella Cari compagni e care compagne, la parola araba "Sumud" (fermezza, rimanere saldi) per i palestinesi e le palestinesi e' piu' di una parola, e' diventato il simbolo di una volonta' di esistenza, di presenza, di identita', che da 60 anni si oppone al tentativo di cancellare l'idea di Palestina (non necessariamente il suo popolo) dalla storia. Oggi molti di noi si sentono cancellati, perche' hanno perso rappresentanza in un parlamento che dipinge questo paese come un covo di opportunisti, sfruttatori, razzisti, guerrafondai e (nella migliore delle ipotesi) di amministratori dell'esistente. Ma noi esistiamo ancora, e insieme a noi ci sono alcuni milioni di persone che ogni giorno "praticano" un'idea di paese diversa da chi tra poche settimane sara' in parlamento. Sono uomini e donne di ogni eta' che non si sono mai seduti a guardare, che non sono mai tornati a casa, che non amministrano ma "agiscono" ogni giorno per avere un orizzonte diverso dall'esistente. Uomini e donne che hanno pensato, pensano e continueranno a pensare che un paese migliore si costruisce attraverso la pratica, non solo con un voto.. Questa pratica, questo modo diverso di stare nel mondo, puo' non essere rappresentato nel nostro parlamento (e chissa' se mai lo e' stato), ma non e' ancora scomparso dalla storia di questo paese; a noi la responsabilita', lo sforzo, di fare in modo che non succeda. Non temiamo il buio che verra', lo conosciamo, non comincia oggi. Ci e' toccato di vivere a cavallo tre due secoli, abbiamo l'esperienza di chi ha chiuso il secolo scorso e la passione di chi sta aprendo questo. Per cui da domani accanto alla necessaria analisi di cause e responsabilità, accanto ai programmi e alle strategie future, riprendiamo, riaffermiamo la nostra pratica. Facciamolo con piu' forza, con piu' convinzione, riportando in strada chi si e' ritirato nel privato, coinvolgendo chi ci passa accanto con poca convinzione, rinnovando anche il nostro agire. E' la migliore e piu' efficace forma di sumud. |