Una Lettera ai Parlamentari
di Albino Bizzotto


Don Albino Bizzotto, impegnato in molte iniziative di pace e di
solidarieta', promotore e presidente del movimento nonviolento "Beati i
costruttori di pace", e' una delle figure piu' vive della nonviolenza in
Italia. Un suo profilo e' nel n. 1017 de "La nonviolenza e' in cammino"

Gentile senatore, gentile onorevole,
l'associazione nazionale "Beati i costruttori di pace" rivolge un appello
pressante a tutti i Parlamentari e a Lei personalmente. Le chiediamo di
esercitare la Sua specifica funzione affinche' venga ricondotta nel suo
ambito istituzionale e venga rivista la scelta del Governo italiano di
concedere alle Forze Armate statunitensi vaste aree della citta' di Vicenza
e dei Comuni adiacenti (Quinto Vicentino, Torri di Quartesolo, Longare,
Caldogno, Dueville), attualmente denominate in modo riduttivo "Base Dal
Molin".
Assieme al Coordinamento dei Comitati Cittadini abbiamo cercato di
approfondire la questione anche da un punto di vista del diritto
costituzionale e del diritto internazionale. Siamo in presenza di una
decisione governativa di cui non e' dato conoscere ne' il contenuto e la
vastita' della concessione, ne' dentro a quale quadro
giuridico-istituzionale si situi. Sia il Governo precedente che l'attuale
hanno agito in gran segreto, di nascosto, d'intesa con pochissime persone
del Comune di Vicenza, impedendo a chiunque di conoscere i dati dell'accordo con gli Usa e del progetto. Non e' stato prodotto alcun atto formale cui possano avere accesso i semplici cittadini, e nemmeno gli stessi
Parlamentari. Sembra che il Governo si vergogni, davanti alle istituzioni
del Paese e ai cittadini, della scelta fatta. Siamo in presenza di un vero e
proprio "nascondimento della politica".
Abbiamo cercato di dialogare con le istituzioni, sia nazionali (Ministero
della Difesa) che locali (Comune di Vicenza), e con lo stesso Comandante
statunitense della Caserma Ederle, ricevendo sempre ampie rassicurazioni.
Rassicurazioni peraltro puntualmente smentite da decisioni piovute in forma
molto impropria, da parte sia del Presidente del Consiglio che
dell'Ambasciatore degli Stati Uniti in Italia. C'e' stato un rimpallarsi di
responsabilita' tra Governo e Comune, ma di fatto si e' proceduto
operativamente.
Noi riteniamo non si tratti di una scelta che riguarda una semplice
ristrutturazione logistico-militare, ma di una scelta che decide del ruolo
che l'Italia intende svolgere oggi e nel prossimo futuro rispetto alle
urgenze dell'umanita' e del pianeta stesso, rispetto alle scelte di guerra o
di pace, di convivenza o di inimicizia con gli altri popoli.
Per questo, ci permetta di dirlo, siamo meravigliati e amareggiati che il
Parlamento non abbia esercitato la sua funzione istituzionale, ma sia
rimasto semplice spettatore, accontentandosi di una comunicazione fatta dal
Ministro della Difesa il 2 febbraio 2007. Comunicazione del tutto
incompleta, priva di qualsiasi informazione sul contenuto dell'accordo, che
quindi non e' stato ne' conosciuto, ne' discusso, ne' approvato.
Addirittura, in quell'occasione, al Senato il Ministro ha affermato: "Gli
accordi sulla Base non sono ancora fatti".
Quasi nessuno di voi e' venuto sul territorio per rendersi conto di persona
e per ascoltare le ragioni profonde di un movimento trasversale di cittadini
che fin dall'inizio non sono mai stati solo portatori di interessi locali
(sindrome Nimby), ne' anti-statunitensi.
Noi riteniamo che proprio il tipo di scelta e la modalita' con cui e' stata
imposta non rispettino i codici della vita democratica e della politica, ma
siano invece un grande incentivo all'antipolitica, specialmente per i
giovani.
Sappiamo tuttavia che un numero significativo di Parlamentari sta
impegnandosi perche' venga approfondita e rivista la questione. Noi ci
associamo a loro e chiediamo:
- Ddi non scavalcare l'art. 11 della Costituzione che prevede la limitazione
della sovranita' solo se finalizzata al perseguimento della giustizia e
della pace nel mondo. La nuova Base si inserisce in un contesto storico che
non e' piu' quello del 1955; per questo non puo' e non deve essere decisa
come un semplice prolungamento degli accordi stipulati in quel periodo.
- di far rispettare l'art. 80 della Costituzione che, per una scelta cosi'
gravida di conseguenze nazionali e internazionali, prevede una legge
approvata dal Parlamento.
- di ribadire e far rispettare il primato dell'Onu rispetto a tutte le
Istituzioni (Nato compresa) e a tutti gli accordi e alle iniziative
internazionali per il perseguimento e mantenimento della pace. C'e' una
storia recente e dolorosa, non solo di violazioni gravi e reiterate della
Carta delle Nazioni Unite, ma anche, e soprattutto, di una serie di azioni
unilaterali di guerra che hanno ignorato e umiliato l'Organizzazione delle
Nazioni Unite. Inoltre, si e' non solo ipotizzata ma concretizzata una
concezione di guerra preventiva. La funzione della Base di Vicenza si situa
all'interno di tale concezione. Quando i crimini contro l'umanita' vengono
compiuti dagli Stati non sono meno gravi; e, solo perche' non esiste ancora
un tribunale adeguato per emettere il giudizio, non dovrebbe mancare
l'assunzione di responsabilita' morale da parte di tutti i rappresentanti
politici.
In Italia c'e' una grande discussione in questo momento sulla legge
elettorale. Noi riteniamo invece che la scelta sul "Dal Molin" sia di una
urgenza e portata superiori. Le richieste pressanti che vengono dalla storia
oggi ce lo impongono. Vicenza merita la Sua attenzione, chiede una presa di
posizione chiara e risposte piu' adeguate. Si tratta di questioni di
importanza vitale.
Sarebbe triste e una disgrazia per Lei - e per noi tutti - che i
Parlamentari italiani risultassero rappresentanti politici sfasati rispetto
alla storia.
Confidiamo nella Sua sensibilita' ed umanita'.
Le saremmo comunque riconoscenti se ci facesse avere la sua opinione in
merito.
Padova, 16 luglio 2007
Il presidente dell'associazione "Beati i costruttori di pace" Albino
Bizzotto

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