Colombia - 21.10.2008
Il risveglio degli ultimi
Scritto per Peace Reporter
da Simone Bruno
Il governo di Uribe sembra per la prima volta trovarsi di fronte un Autunno caldo, pieno di fermento e una società civile che sembra svegliarsi da un lungo letargo
Il Governo Colombiano è riuscito nel giro di 24 ore a ordinare di aprire il fuoco sui pacifici indigeni Nasa che bloccavano la carretera Panamericana e a giudicare pieno di menzogne il rapporto di Human Rights Watch che lo accusa di pesanti violazioni dei diritti umani.
Il governo di Uribe sembra per la prima volta trovarsi di fronte un Autunno caldo, pieno di fermento e una società civile che sembra svegliarsi da un lungo letargo. Mai nei 6 anni del suo governo si erano registrate tante proteste né per durata, né per intensità, né per partecipazione. Finora la figura presidenziale e la sua retorica belligerante avevano ben coperto gli enormi problemi sociali, giustificando il degrado delle condizioni della maggior parte della popolazione con il bene supremo della nazione, ossia sconfiggere il terrorismo, nome con il quale la stessa retorica identifica gli attori armati. Il postulato Uribista era chiaro, una volta eliminata la guerriglia il paese per magia si sarebbe trasformato nella Svizzera andina.
Il giorno della razza. Ora con la guerriglia in difficoltà e la crisi economica che bussa alle porte la gente comincia a chiedere i diritti che da troppo tempo ha negati. Il 12 ottobre, el día de la raza, ossia l&Mac226;anniversario della scoperta dell&Mac226;America, come se prima non vi abitasse nessuno, è stato il catalizzatore della esplosione della protesta delle popolazioni indigene colombiane, che si somma a quella di vari altri settori sociali in agitazione da settimane. I giudici hanno sospeso lo scorso giovedì uno sciopero ad oltranza che andava avanti da 43 giorni, sospeso nell&Mac226;attesa di vedere mantenute le promesse dell&Mac226;esecutivo. I tagliatori di canna da zucchero sono in sciopero da più di un mese, hanno bloccato strade e bruciato campi chiedendo un contratto diretto con gli zuccherifici, salari dignitosi, pensioni e sanità. Mentre il prezzo internazionale della canna da zucchero aumenta dato il suo uso come bio combustibile i loro salari e condizioni degradano costantemente. Il settore studentesco minaccia di scendere in strada il prossimo 23 e vari altri settori statali sono in sciopero da venerdì scorso.
Tutti insieme. Il La Minga de los pueblos è quindi iniziata lo scorso 12 di ottobre e commemora i 516 anni di resistenza dei popoli indigeni. Le mobilitazioni hanno incendiato tutto il paese e in questo momento almeno 16 delle 32 regioni colombiane sono toccate da manifestazioni e occupazioni simboliche. Il movimento indigeno è stata un catalizzatore di tutte le altre proteste latenti, e non, presenti nel paese. Alla minga hanno aderito la Cut (il principale sindacato del paese), Asonal Judicial (sindacato dei lavoratori della giustizia), i tagliatori di canna, movimenti di contadini, studenteschi e molti altri. In molti casi tutti questi attori si sono uniti fisicamente alle proteste degli indigeni, creando una insolita dimostrazione di solidarietà. Questo risultato non è casuale, ma l&Mac226;effetto di un lento processo che il popolo Nasa chiama di tessuto di relazioni con gli altri attori sociali e che dura da anni. Questo tessuto disegna una serie di punti minimi comuni a vari settori della società sui quali costruire le prossime azioni.
Coscienza e forza morale. Le popolazioni indigene colombiane stanno dimostrando di essere la coscienza e la forza morale di un paese che ha dimenticato come reclamare i propri diritti, ipnotizzato dalla figura presidenziale.
Secondo la Onic (Organizzazione nazionale indigena colombiana) durante l&Mac226;ultimo anno sono stati uccisi 1253 indigeni, uno ogni 53 ore e 54.000 sono stati espulsi dalle loro terre ancestrali. Solo negli ultimi 15 giorni le vittime sono state 19. Gli Indigeni chiedono anche l&Mac226;adempimento dei vari accordi firmati con il governo e non onorati da questo. Chiedono inoltre la cancellazione di una serie di leggi recenti che ignorando la costituzione del&Mac226;91 mette le ricchezze naturali dei loro territori a disposizioni di chi voglia sfruttarle, a prescindere dall&Mac226; autorizzazione o meno dei popoli originari.
I diritti. Diciotto dei 102 popoli indigeni ancora esistenti sono oggi a rischio di estinzione, dato che sono composti da meno di 200 abitanti ognuno. Come i Nasa ripetono spesso: Un indigeno senza terra è un indigeno morto. Questi diritti che gli indigeni reclamano sono tutti contenuti nella Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli Indigeni, approvata nel settembre del 2007 e firmata da tutti i paesi latinoamericani, tranne la Colombia. La Onic esige dal presidente la firma di questo trattato.
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