Dovere universale difendere i diritti universali
di Filippo Caliento, Giulia Menegotto
FreeBurmaItaly
Questanno, noi cittadini che viviamo in paesi democratici ci apprestiamo a celebrare il sessantesimo anniversario della dichiarazione dei diritti umani. Per noi si tratta di un traguardo ottenuto o una conquista ormai scontata ma non è così per i diversi milioni di persone che continuano quotidianamente a subire violazioni ai propri diritti fondamentali.
In Birmania, nel corso di questa settimana, quattordici membri della Generazione 88, fra cui cinque donne, sono stati processati e condannati a 65 anni di carcere, per la loro attività politica nel corso delle manifestazioni pacifiche nel settembre del 2007. Il processo si è svolto a porte chiuse, nel tristemente noto carcere di Insein, nella periferia di Rangoon.
Nella deduzione della condanna per sommatoria, ogni contatto con media elettronici è stato punito con 15 anni di reclusione e 5 anni sono stati assegnati per la partecipazione ad unorganizzazione illegale (in Birmania è illegale ogni tipo di organizzazione formata da cinque o più persone).
I quattordici attivisti si chiamano: Min Zeya, Jimmy (aka Kyaw Min Yu), Arnt Bwe Kyaw, Kyaw Kyaw Htwe (aka Ma Kee), Panneik Tun, Zaw Zaw Min, Than Tin, Zeya, Thet Zaw, Mie Mie, Nilar Thein, Mar Mar Oo, Sandar Min e Thet Thet Aung.
Verso la fine di ottobre, nove dissidenti della provincia di Bogalay, nel delta dellIrrawaddy, sono stati imprigionati e sconteranno una pena fra gli 8 e 24 anni. 20 anni e sei mesi sono stati comminati al celebre blogger Nay Phone Latt, 28 anni, già arrestato il 29 gennaio scorso, con l'accusa di vilipendio e procurato allarme per i suoi resoconti sulla situazione del paese e a causa di una vignetta satirica raffigurante il capo della giunta militare birmana. Su Su Nway, importante attivista per i diritti del lavoro, è stato condannato a 12 anni e sei mesi e cinque monaci dal monastero Ngwe Kyar Yan hanno ricevuto una condanna a sei anni e sei mesi. Il musicista Win Maw e lattivista alla lotta contro lAIDS Than Naing devono scontare una pena di sei anni di carcere.
Amnesty International denuncia che i prigionieri politici nel paese sono circa 2000 e sembra che per loro non ci siano speranze a breve termine: la giunta militare si sta preparando alle elezioni del 2010 debellando ogni attività politica e il 25 novembre verranno processati altri attivisti birmani, ora detenuti.
In Birmania come in altri luoghi del mondo, la tutela dei diritti umani è soggetta a questioni economiche e politiche e le associazioni, istituzionali e non, che ne promuovono il rispetto non hanno la facoltà di agire. Noi, come società civile di paesi democratici, possiamo e dobbiamo però continuare a parlarne, ad esigere e pretendere dalle nostre istituzioni che simpegnino maggiormente ad ottenere risultati concreti perché è solo attraverso il rispetto dei diritti fondamentali che si può sperare in un futuro di pace.
È pertanto nostro dovere continuare a divulgare informazioni, diffondere i nomi di coloro che rischiano la propria vita per non lasciare che resti anonimo e vano il loro sforzo e per ricordare a noi stessi che i diritti umani non sono dati per certi, e che per goderne i privilegi bisogna considerare un dovere difenderli e promuoverli, universalmente.
Perché universali sono.
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