Cari tutti, aggiungero' qualche dettaglio al report di A.: io facevo parte del gruppo in attesa dall'altra parte del ponte, in costante comunicazione con la Carovana. Vi posso dire che, anche se abbiamo atteso sino all'ultimo istante l'arrivo della Carovana senza muovere un passo, gia' da qualche giorno giravano strane voci al posto di blocco Israeliano alla frontiera con la Giordania. Erano in allerta, erano a conoscenza del progetto CArovana e sapevano che qualcuno dall'altra parte stava organizzando il suo arrivo, nomi e cognomi. Credo quindi che la decisione sia stata presa con un certo anticipo: quello che ci ha fatto sperare ad un certo punto e' stata la lunga attesa...perche' perdere tutto questo tempo se avevano gia' deciso di respingerli? Abbiamo tralasciato un piccolo dettaglio: e' stato importante per l'esercito raccolgiere tutti i dati riguardanti i partecipanti alla Carovana e, soprattutto, marcare a fuoco i passaporti con l'interdizione di ingresso in ISraele per i prossimi 5 anni. E non dimenticate la politica della tortura fisica e psicologica per demoralizzare e dissuadere le persone dal tentare una seconda volta tale impresa... Il 20 di Luglio a RAmallah si e' tenuta una conferenza stampa nella quale hanno parlato Dr. Mustapha BArghouthi (leadere del partito Iniziativa NAzionale PAlestinese, fondatore del MEdical Relief) e le tre donne francesi che erano incaricate di coordinare i lavori dalla PAlestina, una delle quali e' stata colei che ha dato il via a questa idea della Carovana. Purtroppo nulla era ancora accaduto, la Carovana era ancora in attesa al confine. Una volta appresi i fatti la stampa locale e gli inviati stranieri sono stati informati, un membro della Knesset ha parlato con Dr. Barghouthi ed e' stato allertato un avvocato di Tel Aviv. Il giorno dopo la Carovana, al suo ritorno ad Amman, ha fatto visita alle varie ambasciate allo scopo di denunciare i fatti accaduti: sembra pero' che l'affare sia di competenza dei vari Ministeri degli Esteri dei paesi coinvolti. Tali Ministeri sono stati contattati. Mi hanno comunicato inoltre che verra' organizzata una grande manifestazione di denuncia a PArigi, anche perche' la Francia avra' la fortuna di essere il prossimo paese visitato da Mr Sharon. Qui di seguito vi invio l'articolo pubblicato sulla stampa giordana in inglese, anche se i numeri riguardanti i partecipanti non sono corretti: fate riferimento al report di A. ricevuto in precedenza. Israel denies access to 'peace caravan' By Mohammad Ghazal AMMAN&Mac247; The Israeli ministry of interior on Wednesday refused entry to 50 human rights activists seeking to cross into the West Bank via the King Hussein border crossing. A total of 50 activists from Spain, France, Italy, Holland, Germany and other nationalities were turned back by Israeli border officials on the final leg of a journey from Strasbourg to Jerusalem to spread awareness of the Palestinian cause. Their passports were stamped with refused entry and no reason was given, Emad Fuqaha, executive director of the Earth Association for International Development, the organisation that helped coordinate the journey, told The Jordan Times yesterday. The 50 are part of a 100-caravan convoy grouping 130 activists. Fuqaha said a total of 80 participants from the convoy were allowed entry into the occupied territories. David, a French human rights activist, who was denied entry, expressed frustration and anger at the decision. I am upset and sad. How come the Israelis prevent me from expressing my opinion. It is my right to pass, said David. I am only expressing support and advocacy with the Palestinians. It is illogical and it bothers me a lot, especially since I came from Strasbourg through this long journey only to be stopped at the end, he complained. On Wednesday evening, the 50 activists staged a protest on the Israeli side of the bridge, while their fellow travellers held a solidarity demonstration on the other side of the border in an effort to persuade Israeli officials to allow them to enter. The 100-caravan convoy grouping more than 200 human rights lawyers, university students and activists, rounded off their two-day stop in the Kingdom on Tuesday with a meeting with Madaba Governor Ibrahim Sarsour, where they discussed the Palestinain-Israeli conflict and expressed support for the Palestinian issue. Thursday, July 21, 2005 Arbayan Carovana per la Palestina ENTRY DENIED 20 luglio 2005 Finalmente la Carovana dei diritti è giunta alla sua meta finale: superare la frontiera e arrivare nei territori occupati, incontrare la comunità palestinese, che già dal giorno prima è in attesa al confine insieme ai pacifisti israeliani e agli internazionali. Ha percorso 5.000 km, ha attraversato, Francia, Germania, Svizzera, Italia, Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria, Turchia, Siria e Giordania. E&Mac226; stato accolta, in Turchia e in Siria, con grandi feste collettive dalle comunità palestinesi dei tanti campi profughi e poi invitata dalle famiglie a entrare nelle loro case. Dovunque le popolazioni locali e le stesse autorità hanno accolto e seguito la Carovana con simpatia e attenzione. Le forze di polizia si sono messe a disposizione per scortarci e per facilitare il transito, così in Turchia, in Siria e in Giordania. La Carovana è cresciuta durante il lungo percorso superando le tante difficoltà logistiche e burocratiche, trasferendo alle comunità incontrate il suo messaggio di fratellanza e di pace. Il 19 luglio mattina la Carovana, che aveva sostato a Madaba, 40 km circa da Amman, era ripartita solo alle 13.00 per il confine tra la Giordania e la Palestina, dopo aver dedicato qualche ora a un mini-training ISM e alla costituzione di un gruppo di contatto per le eventuali trattative. Alle 15.30 era arrivata al confine giordano. Lunghe operazioni di controllo dei passaporti, per circa 120 persone. Poiché il posto di frontiera israeliano chiude alle 16.00&Mac246; 17.00 le due polizie avevano suggerito di non insistere a voler passare in giornata. E la polizia giordana ci aveva offerto ospitalità in un compound nei pressi del confine. Il 20 luglio alle 9.00 la Carovana parte dal compound e alle 9.30 lascia alle sue spalle l&Mac226;ultimo cancello giordano. Siamo fermi sul ponte di Allenby; il gruppo di contatto va a trattare con gli israeliani. Dicono che le auto potranno passare due a due, poi che faranno passare la carovana tutta insieme. Si cade nella trappola delle menzogne israeliane, si susseguono e si sovrappongono varie proposte. Alcuni carovanieri sostengono che bisogna passare tutti insieme per affermare il diritto internazionale. Mustafa Barghouti chiama e dice che le persone sono più importanti delle auto, ci suggerisce di cercare di passare ad ogni costo lasciando se necessario le auto nel parking protetto messo a disposizione dalla polizia giordana. Alla fine gli israeliani comunicano che le persone potranno passare solo con un bus messo da loro a disposizione insieme a non più di due o tre auto che potranno essere controllate. Le 45 persone del bus della carovana sono già nel border israeliano. Quando il bus riesce ad arrivare con circa 40 persone, iniziano le operazioni di controllo e vengono consegnati i passaporti per ottenere il visto di ingresso. Il capo del posto di frontiera lascia credere che passeremo tutti. Intanto alcuni subiscono un interrogatorio, altri vengono perquisiti corporalmente e i loro bagagli controllati con scrupolosissima cura. Intanto alcune auto e roulotte rimangono intrappolate sul ponte perché dall&Mac226;una e dall&Mac226;altra parte vengono chiusi i cancelli. Scambio di telefonate con i palestinesi e gli internazionali in attesa. In un ufficio stanno fotocopiando i passaporti, si genera una fase di ottimismo immotivato: passeremo. Negli interrogatori la domanda più insistente è se la carovana andrà a unirsi alle manifestazioni contro il muro. Diciamo di no ma ovviamente non siamo creduti. Verso le 18.30 la situazione cambia completamente: un ufficiale si avvicina e ci comunica che l&Mac226;entry è denied e che in 5 minuti dobbiamo sgombrare, salire su un bus che sta arrivando, altrimenti useranno la forza. Spontaneamente si forma un sit-in, una decina di poliziotti di frontiera si mettono a prendere fotografie del gruppo, due carovanieri che a loro volta prendevano foto sono strattonati e le loro macchine fotografiche strappate dalle loro mani di brutto. Hanno concesso, bontà loro, più dei 5 minuti, poi sono cominciati ad arrivare sempre più numerosi dei soldati. Si sono messi in due o tre file e poi hanno caricato con violenza spintonando per farci uscire dalla hall e poi con brutalità ci hanno costretto a entrare nel bus. E&Mac226; notte fonda; rientriamo nel compound dove avevamo già dormito; dopo mezz&Mac226;ora ci raggiungono le auto rimaste intrappolate sul ponte. La polizia giordana ci tratta con molta gentilezza; amici palestinesi arrivano con acqua e cibo. I carovanieri sono stanchi e delusi, il senso di impotenza rispetto alla brutalità israeliana pervade tutti. I più giovani, un ragazzo di 7 -8 anni e una ragazza di circa 10 anni riprendono a giocare. Almeno 100 persone hanno percorso 5.000 km, cioè 500.000 km in totale. Un salto di qualità rispetto a esperienze precedenti. Questi 500.000 km debbono trovare uno sbocco politico. Seguiranno 10, 100, 1000 carovane. Non possiamo accettare che il cosiddetto mondo democratico e progressista, incapace di distinguere tra oppressi e oppressori, tra colonizzatori e colonizzati, tra ladri di futuro e derubati, continui a giocare con il problema palestinese. La resistenza del popolo palestinese è una lezione umana, culturale e politica per tutti. Noi continueremo a stare dalla parte del movimento di liberazione palestinese senza ambiguità o compromessi. Free Palestine! Alfredo Tradardi Vincenzo Tradardi Amman, 21 luglio 2005 |