Anche nella vicina Macedonia si è sviluppato un movimento di protesta albanese che ha dato vita ad un'università parallela: ci siamo fatti ricostruire la storia da parte di alcuni amici albanesi nel corso di una visita di due giorni a Tetovo (2-3 settembre 1996).
Con la disgregazione della Federazione Yugoslava e i primi movimenti bellici del 1991, anche in Macedonia viene organizzato un referendum per l'indipendenza della Repubblica. La minoranza albanese però non vi partecipa, accusando le forze andate al potere con le elezioni pluripartitiche del '90 di volere uno stato nazionale solo macedone. Organizza invece un proprio referendum, sempre per l'indipendenza ma con una costituzione in cui anche gli albanesi siano nazione fondatrice. Nelle successive elezioni del '92, al contrario, il partito di raccolta albanese (PPD) partecipa, sia pur sotto la spinta delle diplomazie occidentali, spaventate per una possibile estensione dei conflitti balcanici a sud. Le tensioni nazionalisiche, però, anziché calare, crescono e gli stessi albanesi si dividono: una parte del partito, dagli altri giudicata di minoranza e "comprata", sceglie di entrare nel nuovo governo assieme ai partiti macedoni, mentre un'altra parte dà vita ad una nuova formazione, il PPDSh, i cui esponenti abbandonano il Parlamento (una breve intervista all'attuale presidente del partito, Arben Xhaferi, si trova più avanti).
Le accuse rivolte al Presidente macedone Gligorov e al governo sono di aver varato la costituzione senza gli albanesi, di aver introdotto un sistema elettorale che li sotto-dimensiona e di averli discriminati in tutti i settori della vita pubblica (impieghi statali, scuole...). Altre accuse sono poi quelle di mantenere una centralizzazione decisionale ancora di tipo comunista e di attuare una politica estera formalmente di equidistanza con tutte le nazioni balcaniche (sullo stile del non-allineamento yugoslavo) ma in realtà filo-serba, mentre gli albanesi hanno interessi a rapportarsi di più con Albania e Kossovo.
Dal '93 la minoranza albanese organizza molte manifestazioni di piazza e abbandona il Parlamento, tentando così di delegittimare le istituzioni statali; rientra in questo progetto anche l'idea di un'università parallela. L'obiettivo è però un accordo alla pari con i partiti macedoni, una nuova costituzione e la costruzione di uno stato multietnico, e non l'indipendenza albanese; in ciò essi giudicano diverso il loro movimento da quello del Kossovo. Lo stesso Xhaferi, però, non ha escluso che se l'accordo non arriva le frange estremiste possano passare allo scontro aperto rivendicando la secessione dei territori a maggioranza albanese. Questo pericolo lo avverte anche la comunità internazionale, e in particolare le Nazioni Unite che in Macedonia hanno impiantato una missione preventiva di osservazione, controllo e mantenimento della pace. Il giudizio albanese, tuttavia, è abbastanza critico, accusando l'ONU di fare il gioco di Gligorov e di non capire esattamente cosa succede perché troppo chiusa nella struttura interna della missione e del suo auto-mantenimento.
In questo quadro, dunque, si inserisce l'università parallela di Tetovo: nasce come risposta allo "sbarramento etnico" praticato nell'ateneo di Skopje verso gli studenti non macedoni, per i quali nel '96 sarà riservata ad esempio una quota del 10% appena di iscrizioni (all'interno delle quali, lamentano sempre gli albanesi, si infilano poi molti macedoni vista la difficoltà di accertare la nazionalità). Il progetto iniziale, di cui i nostri amici parlano con un po' di rimpianto, era ambizioso: creare un'università multietnica, con l'appoggio della Comunità Europea e aperta anche a tutti gli albanesi che vivono nei Balcani. Attraverso alcune persone sensibili, tra cui Alex Langer, era già stato contattato il Parlamento europeo, e alcuni importanti professori, originari di queste zone ma ora impegnati nelle università statunitensi o europee, si erano detti disponibili ad insegnarvi. Si era anche costituito un comitato popolare ed era stata avviata una raccolta di firme a sostegno del progetto. Quando però si è giunti all'atto pratico, la cosa si è ridotta e ha assunto un carattere politico e prettamente albanese, senza la copertura europea.
In ogni caso, all'inizio dell'anno accademico 1994/95 l'università viene aperta: un giovane assistente ce ne spiega in discreto italiano il funzionamento attuale. "L'ateneo inizia ora il suo terzo anno di vita, e continua a subire il controllo e la repressione statali. Il giorno dopo l'inaugurazione, due anni fa, la polizia ha circondato le aule e vi ha fatto irruzione: studenti e professori hanno protestato, ci sono stati scontri e la polizia ha usato anche i lacrimogeni. Alla fine uno studente è stato ucciso e decine feriti; sono stati arrestati alcuni professori e il rettore, Fadil Sulejmani (???), che tuttora è in carcere. Ciò nonostante siamo andati avanti, perché non vogliamo farci intimidire. Ora siamo arrivati a tremila iscritti e abbiamo attivato sei facoltà con docenti da Skopje, Tirana e Pristina; gli stipendi sono scarsi, e a volte si limitano al rimborso dei viaggi. I soldi provengono dalle iscrizioni degli studenti, 200 marchi all'anno, e da una tassazione volontaria cui si sottopongono tutti i cittadini albanesi della zona versando un marco al mese. Sempre i cittadini hanno messo a disposizione gratuitamente gli spazi per le aule (stanze, cantine, garages...). I libri sono per lo più fotocopiati da Tirana, ma quest'estate è uscito il primo libro stampato qui. E' dura studiare e insegnare in queste condizioni, ma noi vogliamo andare avanti."
L'intervista invece si interrompe qui: sono passate le 24.00 e i bar albanesi a Tetovo devono chiudere. Facciamo solo in tempo a salutare un altro ragazzo: ha il segno evidente di una testata ricevuta, e ci spiega il perché. Due sere prima giovani albanesi e macedoni sono venuti alle mani in un bar lì vicino... la convivenza, secondo lui, è ormai rotta.
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