"THE EYES OF THE WORLD TO BE TURN TO KOSOVA"
by Valbona Mehmeti
from Koha Ditore - 10 e 11 dicembre 1998

SOMMARIO

Il Rettore Kelmendi:
“Esprimendo il vostro sostegno per noi, sostenete anche i vostri diritti.

“Cosa volete fare qui? Un circo?
Vi comportate così nel vostro paese?”

The Eyes Of The World To Be Turn To Kosova


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Il Rettore Kelmendi:
“Esprimendo il vostro sostegno per noi, sostenete anche i vostri diritti.”

Prishtina, 10 dicembre
“Nel mondo di oggi, il male peggiore è l’indifferenza,” aveva detto Madre Teresa. “Pensavamo a come aiutarvi, a come alleviare la vostra sofferenza. Siamo giunti alla conclusione che il modo migliore per aiutarvi era di venire a vivere con voi, per condividere la vostra sofferenza,” ha detto in un incontro con gli studenti albanesi il rappresentante di Pax Christi. “Sette volontari della nostra associazione vivono nel villaggio di Recan, un villaggio di albanesi e serbi. Abbiamo visto che non c’è odio tra i popoli. C’è solo paura, la paura che le guerra ricominci. Il nostro compito è costruire un ponte di amicizia, per un domani migliore. Siamo qui per soffrire a fianco di coloro che soffrono, per piangere con quelli che piangono, perché crediamo che l’amore sia più forte dell’odio.”
Domeinco Gallo, ex parlamentare italiano, ha detto che “anche dopo 50 anni dalla dichiarazione dei diritti umani non abbiamo ancora trovato il modo per garantire la pace. Non ci può essere alternativa ai diritti umani. In questi 50 anni ci sono state guerre e conflitti armati dove i diritti e le libertà degli individui e dei popoli sono stati calpestati, come sta avvenendo adesso in Kosovo.” Sostiene che il diritto all’autonomia non possa essere negato. “Questo diritto è sancito dalle dichiarazioni e dalle carte dell’ONU. Ma è anche sancito dalla ragione umana,” ha concluso Gallo.
Successivamente, il Rettore Kelmendi dell’Università di Prishtina ha affermato che “la Dichiarazione dei Diritti Umani non è mai stata applicata in Kosovo, ma è particolarmente importante per noi. Qui all’Università di Prishtina insegniamo secondo lo spirito di quella dichiarazione, in maniera totalmente democratica, per tutti noi, in tutte le parti del mondo. A voi italiani, popolo amico, che siete venuti qui per ricordare con noi quest’anniversario, voglio dire che avete compiuto un grandissimo gesto. Il sostegno ai diritti umani è un dovere per tutti. Esprimendo il vostro sostegno per noi, sostenete anche i vostri diritti,” ha concluso Kelmendi.
“Abbiamo visto che le persone qui sono divise e non comunicano,” ha detto Alberto L’Abate, professore dell’Università di Firenze. “Sono molto colpito da come le persone riescano comunque ad andare avanti, per salvare una civiltà e portare avanti un modello culturale che esiste, anche se sono divise e separate da muri invisibili creati dall’uomo.” Ha aggiunto con convinzione che presto “questi muri di divisione e separazione saranno abbattuti. Insieme ad altre università, seguendo i criteri della ragione, faremo tutto il possibile per aprire la strada al dialogo.”
Il direttore del Centro per il Diritto Umanitario, Natasa Kandic, ha detto: “Anche a Belgrado ci sono persone che sanno che ciò che sta avvenendo in Kosovo non potrà continuare in eterno, che dovrà finire. Ma, devo aggiungere, che la pace in Kosovo non potrà venire senza la giustizia.” Proseguendo, la Kandic ha affermato: “Non sarà vera pace senza giustizia per le persone assassinate nel 1998. Non sarà vera pace se non saranno processati coloro che hanno ucciso a Likosan, Qirez, Prekaz, ecc., che hanno combattuto una guerra contro i civili, che hanno distrutto le case e più di 200 villaggi. La pace in Kosovo sarà vera pace solo quando i criminali verranno mandati davanti al Tribunale dell’Aja.”
“La vostra presenza e il vostro sostegno in queste circostanze è una cosa assai preziosa per noi albanesi,” ha dichiarato don Lush Gjergji. “Come popolo albanese, da soli, non avremmo potuto fare tutto ciò che era necessario, abbiamo bisogno di amici e di aiuto. Abbiamo bisogno di aiuto da Dio.”
Concludendo l’incontro, Bujar Dugolli, presidente del Sindacato Studenti, ha ringraziato gli amici italiani “per il loro sacrificio per il Kosovo. Questo anniversario noi lo ricordiamo con 2.000 vittime del terrore serbo, con altre migliaia di feriti, con centinaia di scomparsi e centinaia di arrestati e accusati. Non vogliamo la guerra, siamo contrari alla guerra, ma la guerra per noi sta diventando una scelta obbligata, ecco perché cerchiamo il vostro aiuto.”

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“Cosa volete fare qui? Un circo?
Vi comportate così nel vostro paese?”

Prishtina, 10 dicembre.
“Perché fate questo? Volete fare un circo per le strade della città? Vi comportate così nel vostro paese?” disse il poliziotto al portavoce dei 200 membri del gruppo “I Care!” che erano partiti con una marcia dalla Facoltà Tecnica alle 3 del pomeriggio per dirigersi verso il centro di Prishtina. In testa alla fila dei pacifisti, per la maggior parte italiani, avevano messo una persona in sedia a rotelle. “Non potete continuare così, per le strade della città. Non vedete che è l’ora di punta, con le persone che tornano a casa dal lavoro, c’è una gran confusione,” insisteva il poliziotto serbo, che tutto il tempo continuava a parlare con qualcuno usando il suo walkie-talkie. Sei associazioni pacifiste italiane si sono unite per dar vita al progetto “I Care!”. I volontari sono venuti in Kosovo per ricordare il 50° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e per attirare l’attenzione del mondo sulle violazioni dei diritti umani degli albanesi in Kosovo.
Con adesivi sulle giacche, alcuni anche sulle guancie, e con foulards attorno al collo dei colori dell’arcobaleno, volevano trasmettere il loro messaggio di pace per le strade di Prishtina, ma le autorità serbe hanno tentato di impedirglielo. Vicino alla Città universitaria il poliziotto serbo ha imposto loro di non marciare mano nella mano, ma in piccoli gruppi di 5-6 persone. I pacifisti hanno continuato a camminare a gruppetti, in silenzio, senza fare attenzione alla gente che li guardava con curiosità. Ad ogni incrocio c’era una presenza di macchine della polizia serba, che hanno seguito ogni loro mossa.

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Pristina 10 December 1998

"We do not pretend to solve your problem, but we are obedient that we are friends, co-operation between nations might help to all, to see with more optimism the future, not being blockade by events from the past, It has been said on the declaration of project "I care", the representative of which, most of them Italians, are staying for a two days visit in Kosova. They have held a press meeting in a press center, in order to give more information about this project.
"This organisation is promoted by six pacific organisations in Italy', said Albino Bizota and explains that project is made in two parts, "The first part is to visit Kosova, in marking a anniversary of 50th year of UN human rights declaration, and second part which has started last month, is linked with a presence of Italians volunteers in Kosova, to conscience the Italian opinion".
We are trying to inform and to conscience the opinion in Italy, about Kosova and for that we have stamped posters and post-cats".
"We would have wish, for those three days, so much important to human rights, the yes of the world to be turn from Kosova", which is a focus point of so many events in south-east part of Europe", said Bizzote, adding that " we know that Kosova problem is politically very complicated, and we are not here to find a solution. But, we hope that our common basses made credible in civil society and also meetings which we will have with a people who will made a presion to the International Community in order to do more about this matter". Bizzote explains that during those two days, the representatives of project will try to have so many meetings with civil institutes, citizens organizations and non-government organizations, in order to teak so many information and forcing a contacts. Meanwhile, Alberto Kapadina from organization "Jon Pope XXIII" gave a hope that "on day in the future civilians will not be only a war victims, but they will be involve in the war in their attempt to resolve that conflict. After, he explains that since the beginning of the summer, one group of people from this organization are staying and living with natives involved in the war, exactly in Recan and Samadragje in district of Suha Reka. "We are living with them and we are suffering with them because we hope that this is a way to minimize the risk and to bring more security to them.
Actually, on the field is staying a group of 7, from the organization "I CARE" . If they will be 70, 700, 7000, then the war will be over",he said, and also he invited all people not only from Kosova, but Italians and all the World", come here , because with yours presence you will give a security and you will prevent the war.
Toni Delegio from "Pax Criste" organization explains reasons of non-appearance of members of his organization. "In this moment we are dispersed in all parts of Prishtina in order to have a clear mirror of human rights here.
One group of "I care" has visited the "Koha Ditore" edition,where from journalists and editor have been informed about humanitarian situation on the filed, political situation a security in Kosova. Delegio explain that the base of this organization is in Pulja, the region in south part of Italy", in which arrives a lot of people from the Mediterranean, meanwhile last months also a lot from Kosova. Those refugee are welcome, but only in emergency meaning", he said."We have passed the Adriatic, because we wonted to see what has pushed them to come in our sea-side",said Delagio and explains that "during my visit in Kosova, in 1993, I have understand that people are living Kosova because of human discrimination. Meanwhile, trying to explain the meaning of the name "I care", he said that it has a meaning to me". But, he thinks that the real meaning is " we loves you"
In that group also was the member of Italian Parliament and a member of European Parliament from the green party, Cani Tomono. "I have supported this project to visit Kosova, also as a part of discussion which are holding in the E. Parliament for Kosova.
In the resolution of European Parliament, said Tomino,"is said that solution of crises can be achieved through respectation of human rights"." The EU consider that all people must have the equal rights in a federal rules, he also said " the Europe Union will be the start of Europe joined, in which every person and every nation will feel the equality in this unity.

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