IL FALLIMENTO DELLA PREVENZIONE
NELlA GUERRA DEL KOSOVO,
TUTTI AVEVANO UN INTERESSE IN ESSO.
di Dr. Jan Oberg
Direttore, capo della TFF
(Transnational Foundation for Peace and Future Research)
Conflict-Mitigation team Balcani e Georgia

4 Settembre 1998

Guardate a ciò che accade in Kosovo e potreste credere che tutte le brave potenze hanno lavorato alla prevenzione di questa tragedia, ma che, sfortunatamente, le tragedie accadono. Le organizzazioni governative, inter-governative e non-governative sono già sovraccariche da continui conflitti e catastrofi, da bilanci ristretti ecc. . Ammettiamolo, questi sono problemi molto complessi e, come tutte le malattie, non si possono prevenire; non ci possiamo aspettare che tutte le guerre siano evitate.
Secondo questa teoria, se le cose vanno male, è colpa delle parti, se vanno bene, è grazie alla comunità internazionale e a quei pochi inviati e doplomatichi che hanno fatto la spola. Gli organi d’ informazione mondiali hanno confermato ingenuamente questa teoria: guardiamo a come diplomatici, inviati e delegazioni, volano da una parte all’ altra, tengono conferenze, incontrano i loro affini nei posti o fanno solenni dichiarazioni se non lanciano minacce. In breve, far tutto ciò che possono per fermare le guerre e costringere i popoli a sedersi ai tavoli delle trattative, non è vero?
Bene, nessuna esplosione di violenza sulla terra è stata più predetta di quella del Kosovo. In nessun altro conflitto, ci sono stati così tanti preavvisi, come per questo, ma non c’è stato alcun preascolto, nè alcuna preazione. Non c’è stata neanche la necessaria competenza di gestione del sonflitto, nè alcuna volontà politica per evitarlo.
Viviamo in un mondo in crescente interdipendenza, ci vien detto che difficilmente qualcosa appartiene agli affari interni degli Stati. L’ altra faccia di questa medaglia è che il Kosovo era ed è un nostro problema. Se crediamo in questa teoria, dobbiamo chiederci: “Quando le persone oneste, inclusi i politici, inizieranno apertamente e facendo autocritica a discutere, perchè falliscono ripetutamente nell’ allontanare persino la guerra più predetta? E’ follia umana, immaturità istituzionale, o sono i diplomatici che non hanno compiuto una formazione appropriata nella prevenzione della violenza e nella risoluzione dei conflitti, o cosa?
Ho paura che ci sia un’ altra più appropriata, ma meno gradevole spiegazione”, - dice il direttore della TFF, Jan Oberg, dopo la sua recente missione a Belgrado, Pristina e Skopie, dove ha tenuto più di 50 colloqui con i capi di stato, leader politici, intellettuali, persone degli organi di informazione e ONG (organizzazioni non governative). - “ Quest’ altra spiegazione è meno apologetica, più cinica. Essa assume semplicemente il fatto che una cosa, come nel caso del Kosovo, è accaduta nell’ interesse di potenti attori. Le misure preventive sono mere coperture per tali e assai meno nobili interessi. Non posso evitare la sensazione che, nel caso del Kosovo, molti attori centrali abbiano avuto un interesse in questa guerra.
Il governo yugoslavo ha insistito per anni sul fatto che gli albanesi kosovari siano non solo separatisti, ma anche terroristi, che il governo del dottor Rugova, basato su una pragmatica non violenza, era solo una facciata. Ciò ci rammenta periodi degli anni ‘70, ‘80 e di questi anni ‘90 che dimostrano che essa è una questione. Ed ora c’è un esercito albanese ed i suoi portavoce tornano ripetutamente nei loro discorsi sull’ indipendenza totale ed unificazione verso una Grande Albania..”Vedete,” potrebbe argomentare il presidente yugoslavo Milosevic, “noi avevamo ragione e voi della comunità internazionale venivate ingannati dagli albanesi. Noi, ora, preserviamo semplicemente l’ integrità e la sovranità della Yugoslavia, come voi stessi fareste se aveste un movimento simile sul vostro territorio.”
L’ opposizione serbo-yugoslava, come il governo, non ha assolutamente idea di cosa fare col Kosovo, potrbbe biasimare Milosevic dicendo: ”Vedete, Milosevic non prende iniziative per dare inizio ai negoziati, lui prende solamente tempo. Ora egli ha provato che non potrebbe risolvere la questione come se fosse un affare interno, così abbiamo, ora più che mai, diplomatici stranieri in circolazione qui da noi! Egli potrà essere persino più potente di prima vincendo la guerra in Kosovo e nessuno oserà dare inizio alle riforme o fare dimostrazioni per le vie di Belgrado qundo ciò accadrà. La nostra economia sarà ancora peggiore, ma questo è ciò che tutti si aspettano in ogni caso; la popolazione è stata resa apatica da tutti questi anni di deprivazioni economiche e di isolamento dalla comunità internazionale. All’ ombra del Kosovo, il regime ora calpesta anche la libertà e l’ indipendenza della magistrature, delle università e degli organi di informazione. Milosevic sa che la comunità internazionale non vuole sostenere la secessione con l’ uso della violenza, e lui ha bisogno di crisi per mantenersi al potere. A sua volta, la comunità internazionale ha bisogno di lui per gli accordi di Dayton e di mantenere il separatismo altrove in scacco.”
Il presidente Rugova dello Stato autoproclamatosi indipendente del Kosovo che favorisce la non violenza, potrebbe , invece, dirvi questo: “Vedete, sin dal 1989, abbiamo avvertito la comunità internazionale, che non avremmo potuto continuare a tenere la popolazione nei confini della non violenza, se noi non avessimo ottenuto qualche aiuto nel raggiungere qualche risultato, sia con la presenza della NATO o con bombardamenti o forzando Belgrado a negoziare con noi., che non avremmo potuto continuare a tenere la popolazione nei confini della non violenza, se noi non avessimo ottenuto qualche aiuto nel raggiungere dei risultati, con la presenza della NATO o con bombardamenti o forzando Belgrado a negoziare con noi. Ma nessuno ha realmente fatto qualcosa per aiutarci nel raggiungimento dei nostri diritti umani e non per uscire da questo stato di polizia.”
L’ opposizione albanese potrebbe vedere ciò in questo modo: “Vedete, Rugova non ci ascolta mai. Non ha permesso l’ assemblea del nostro parlamento eletto, ha marginalizzato sempre più tutti gli altri leader e controllato la stampa. Presumibilmente è stato sempre in collusione con Milosevic. Non è un dittatore, ma la sua strategia non produce nulla; ha promesso un Kosovo indipendente, ma dov’ è? Noi all’ opposizione sapevamo che sarebbe finiti con la violenza, l’ unica cosa che Belgrado comprende.”
Possiamo immaginare che i leader dell’ Esercito di Liberazione del Kosovo (UCK) ragioneranno piuttosto allo stesso modo, ma aggiungeranno: “Molti di noi erano prigionieri politici e, quando siamo usciti, nessuno ci ha dato ascolto. Ora, noi stiamo rischiando la nostra vita per la liberazione della nostra Patria kosovara e, semplicemente, non diamo più ascolto ai politici, tanto meno a Rugova. I poteri si rafforzano con le nostre armi, così sarebbe meglio per voi guardare all’ UCK, come alla reale e futura forza politica qui in Kosovo.”
Bene, ma la comunità internazionale non ha fatto fare molto per evitare la guerra in Kosovo? Non credo - Continua Jan Oberg - La questione del Kosovo non è stata mai ai primi posti nelle agende dell’ Aja, di Londra o in quella di Ginevra; non è stata inclusa a Dayton e nessuna altra iniziativa è stata presa. La Yugoslavia è stata riconosciuta come stato sovrano con, all’ interno, la provincia del Kosovo, ma senza alcuna modalità. Non è stato mai provato uno sforzo sistematico di negoziazione e, persino adesso, non lo si tenta. Il periodo migliore per trovare una soluzione tollerabile è stato nel 1992-93, quando Milan Panic era primo ministro; aveva onesti ed energici ministri per la giustizia, i diritti umani e l’ istruzione, che hanno fatto molto di più di qualsiasi altro governo precedente o successivo per risolvere questo problema. Ma non hanno ottenuto sostegno dall’ Occidente.
I Kosovari, da parte loro, hanno detto “no grazie” al dialogo con Panic, perchè la loro strategia di mobilitazione del sostegno internazionale e di intervento metteva in piedi una migliore opportunità con un “brutto tipo” come Milosevic a Belgrado, anzi che con un “bel tipo” come Panic.
La comunità internazionale non sapeva che la guerra in Kosovo era in fermento? Ovviamente no! Guardate, dentro e attorno al Kosovo, in Albania, Belgrado e Macedonia, la comunità internazionale ha avuto per anni la NATO, le truppe statunitensi, le missioni delle NU e dell’ OSCE in Macedonia, un ufficio governativo degli Stati Uniti nel centro di Pristina, consiglieri dell’ UE, ambasciate, diplomatici che hanno fatto la spola, ci sono stati agenti dell’ intelligence, provenienti da numerosi paesi e satelliti nello spazio che possono monitorare i movimenti e vedere i numeri di targa di una macchina. Dobbiamo veramente credere che la campagna pubblicitaria dell’ Esercito di Liberazione del Kosovo, l’ allenamento di soldati e civili, l’ acquisizione di centinaia di migliaia di armi e di tonnellate di munizioni, che, secondo fonti albanesi, è andata avanti sin dal 1992-93 fosse sconosciuta e che lo scoppio della guerra in questa regione sia stata una sorpresa? Nessuno dei diplomatici che ho incontrato, che hanno svolto il loro ufficio in questa regione per un certo tempo, ha negato che tutto ciò fosse noto. Ma i loro governi a casa hanno voltato i loro occhi ciechi e non hanno evitato nulla.
La comunità internazionale ha deciso che i suoi interventi e missioni in Macedonia ed Albania hanno avuto successo, quantunque non perfette. In un momento in cui, l’ amico di un tempo dell’ Occidente, Sali Berisha, percorre l’ incontrollabile Nord dell’ Albania, che è di fatto la base dell’ UCK, prova che esse non possono avere avuto tale successo. Per anni ci è stato detto che la Macedonia è stabile e democratica, noncuranti del fatto che tutti i vecchi problemi restano sostanzialmente irrisolti. La UNPREDEP è una missione meravigliosa, ma è stata collocata in Macedonia per prevenire un’ aggressione Serbia alla Macedonia completamente improbabile.
La comunità internazionale non ha avuto una missione in Kosovo, dove sarebbe stata rilevante. Invece, nel 1991 ha sospeso, stupidamente, i membri dell’ OSCE perfettamente legittimi nella ex Yugoslavia, dopo di ciò sono state interrotte le tre missioni OSCE in Kosovo, Voivodina e Sandzak. Ci hanno girato attorno sino ad oggi, a guerra appena iniziata. Così, nonostante ciò che la comunità internazionaòe ha voluto fare, di recente, per “evitare” la guerra del Kosovo, andrebbe implicitamente riconosciuto che le sue prime azioni non sono state di così grande successo. Ma completi fallimenti.
Per lo meno, qualche potente attore, guardando ai propri interessi, non ha voluto prevenire l’ attuale guerra in Kosovo.
Vedo un numero considerevole di interessi del genere - dice il direttore della TFF, che ha lavorato con entrambe le parti coinvolte nel conflitto kosovaro dal 1992 -.
Primo, avete fatto dei rinvii contraddittori, che soddisfano i governi dell’ UE, il gruppo di Contatto e gli Stati Uniti in conflitto tra di loro. Così, per anni avete sostenuto l’ idea della sovranità e dell’ integrità e ricordato a ciascuno che i confini non possono essere mutati con la forza. Ma, mentre facevate ciò, volevate anche punire la Serbia per il suo comportamento in Slovenia, Croazia e Bosnia, perciò avete ricevuto Rugova in tutte le capitali e i parlamenti possibili, ascoltato la sua politica massimalista sull’ indipendenza del Kosovo e sostenuto la strategia minimalista della non violenza.
Sin dal 1991 avete fatto tre cose per incoraggiare tutti gli albanesi:
a) non avete mai dissociato i vostri governi dalla stampa kosovaro-albanese, che rivendica il fatto di avere il sostegno della comunità internazionale per uno stato indipendente (mentre ciò che voi avete detto loro è stato che voi sostenevate la loro battaglia per i diritti umani);
b) non avete mai invitato nel vostro ufficio un diplomatico o ministro yugoslavo per fargli prestare ascolto a quel lato della storia;
c) avete lasciato che i presidenti americani facessero varie allusioni al fatto che l’ Occidente sarebbe venuto a liberare il Kosovo se la Serbia si fosse comportata male.”
Secondo, le guerre come questa accadono nell’ interesse di coloro i quali approfittano del mercato delle armi, della droga, della prostituzione, di sigarette, di olio, che saccheggiano le proprietà di guerra, ecc., sono i contrabbandieri, la mafia, i servizi di sicurezza, le compagnie di mercenari, ditte private specializzate e formazioni paramilitari, che fanno il lavoro sporco per conto dei governi democratici. Vengono favorite e protette da politici che sono saliti al potere attraverso:
a) elezioni democratiche appoggiate liberamente e onestamente dall’ Occidente;
b) privatizzazione della proprietà social/ista, a partire dal 1989;
c) semplici guadagni illeciti di guerra.
Perciò l’ ambiente europeo dell’ Est, al pari di quello caucasico, produce ora un complesso politico-economico-militare-burocratico-criminale - CPEMBC - dopo l’ altro.
Sono questi politici che detengono il potere reale, mentre molti, che hanno i titoli formali, sono impotenti o incompetenti.
Terzo, voi aspettate deliberatamente di intervenire fino a quando non regnano la violenza ed il caos. Allora potete presentare Mr. Holbrooke o Mr. Christopher Hill - o qualcun’ altro presunto fabbricante di miracoli - all’ UE, al Gruppo di Contatto o alla NATO in qualità di salvatori, di costruttori di pace e argomentare: “Vedete, avete provato di non poter gestire i vostri problemi, siamo noi a doverli gestire per voi”. Quando questo ruolo viene stabilito, siete voi a poter dettare i termini della negoziazione assai più facilmente, come pure i risultati che si adattano meglio ai vostri interessi a luongo termine nella regione e che sono di ordine strategico, politico ed economico. Il tutto, naturalmente, viene fatto nel nome della pace, della democratizzazione, della privatizzazione, della commercializzazione e dei diritti umani. Allora, più, la comunità internazinale “fallisce” nel prevenire la violenza in paesi di non vitale importanza, più ancora essa può controllarli e guadagnarci su in seguito.
Quarto, voi usate l’ opportunità di presentare la NATO come l’ eminente e neo “custode della pace” - mentre si tengono le NU nell’ ombra. Ci sono minacce di bombardamenti o interventi NATO, ci sono esercitazioni e dichiarazioni su a chi potrebbe essere data una lezione, se... . Così, sembra che si dica: “noi facciamo qualcosa, noi non vogliamo accettare una nuova Bosnia” - e simili cose senza senso.Tutto ciò serve a nascondere, ai cittadini dell’ Europa e degli Stati Uniti, i primi fiaschi nella gestione del conflitto. Queste minacce, a sostegno, evidente, degli albanesi e dell’ UCK, arrivano tre anni dopo dagli stessi paesi che aiutarono la Croazia nel fare pulizia etnica, sul suo territorio, di 250.000 cittadini serbi di quella repubblica, assolutamente legittimi. Una cosa non molto credibile o morale, ma chi la ricorda?
E’ vero, costa un po' di più con tutte queste truppe, missioni, aiuti militari, esercitazioni, programmi di addestramento, aiuti umanitari ed aiuti economici per la ricostruzione, ma ciò sancisce la comunità internazionale - gli Stati Uniti in particolare - come esperta, per un tempo abbastanza lungo, nel tenere questi stati “mancati” sotto controllo, che è essenziale per trasformarli in alleati sottomessi nel più ampio processo di globalizzazione e di trasformazione dell’ ordine mondiale. E ci si aspetta che essi siano grati all’ Occidente.
Concretamente, in Kosovo, questo modo di maneggiare il conflitto serve a rafforzare Milosevic a breve termine e ad indebolirlo a lungo termine. L’ Iraq sembra che sia sempre più il modello del Dipartimento di Stato in Serbia e l’ UE non ha idee e nessuna politica comune per la regione. Un certo tipo di divisione del Kosovo creerà ancor più conflitti interni fra gli albanesi del Kosovo, dell’ Albania e della Macedonia - in questo modo sarà più facile per l’ Occidente controllarli nelle decadi a venire. La Germania avanzerà diplomaticamente, economicamente e, a poco a poco, anche militarmente; l’ intera regione è già una zona a dominazione del marco tedesco e la Germania ha preso il posto della Serbia nel ruolo di partner commerciale più importante della Macedonia. Gli Stati Uniti provvederanno a creare un struttura globale alla Dayton e quindi l’ impeto strategico orientato nel senso della NATO, l’ addestramento della polizia dei servizi di sicurezza e militari di questi stati “mancati”, ma risorti; come è stato fatto dalla Croazia in Giù attraverso metà della Bosnia, sino all’ Albania e alla Macedonia. Nessuno stupore nel fatto che, attualmente, i diplomatici statunitensi sono a capo di quasi tutte le missioni internazionali nella regione.
In breve, il Kosovo o piuttosto la Serbia /Yugoslavia è oggi il centro della globalizzazione e dell’ ordine mondiale in ricostruzione. I modo di operare differiscono, ma sono parte della stessa trasformazione che abbiamo visto in Messico, Corea del Sud, Indonesia, Somalia, la regione dei Grandi Laghi, Croazia, Bosnia ed Iraq. Ed è implicata una lotta per il potere tra la NATO degli Stati Uniti e una Europa balcanizzata che grida forte, ma che è paralizzata.
Chi pagherà il prezzo? Cittadini innocenti diventati rifugati e il 90% degli altri cittadini ordinari di questi paesi, molti dei quali non hanno istruzione o coscienza politica per sostenere i giuochi giocati sopra e sotto le loro teste. Dopo, la società civile, la comunità co-esistente ed umana. E, terzo, i valori morali e le idee di democrazia, fede e pace.
Potreste trovare cinico il mio punto di vista, ma sono convinto che solo restando cinici nelle analisi noi potremo essere veramente umani e lavorare per aiutare coloro che soffrono a causa di tutti questi doppi giochi di potere.” Conclude Jan Oberg


4 Settembre 1998

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