"PREVENIRE LA GUERRA NEL KOSSOVO PER EVITARE LA DESTABILIZZAZIONE DEI BALCANI"
di Alberto L'Abate
Una Sintesi a cura di Sue Glover e Franco Perna

SOMMARIO

L’importanza della prevenzione

La necessità della presenza di una “Terza Parte”

L’identificazione di forme possibili di partecipazione internazionale alla soluzione del problema.

Conflitti squilibrati e mediazione

Le possibili soluzioni

Processi

Influenze positive e negative

Proposte concrete per un dibattito internazionale


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Aprile 1998.

Per rendere più accessibili le idee dell’autore ad un pubblico più vasto, e per far fare dei passi avanti all’idea di una Conferenza Internazionale sui problemi del Kossovo, ci siamo impegnati a sintetizzarle, concentrandoci sui punti principali delle sue argomentazioni, in modo da farle circolare maggiormente. I titoli dei capitoli sono stati lasciati come nell’originale in modo da rendere più facile il loro collegamento con l’intero testo del libro.

L’importanza della prevenzione

Le nazioni hanno sempre trascurato la prevenzione, intervenendo soltanto dopo che i conflitti sono esplosi. Questa dimenticanza arreca immensi costi economici, sociali, politici ed ecologici. Nel Kossovo, una volta regione autonoma della ex Repubblica Federale Jugoslava (FRJ), abitata per il 90 % da albanesi, c’è una situazione molto grave che rischia seriamente di distruggere la stabilità di tutta l’ area dei Balcani. Le cause di questo includono: a) l’eliminazione da parte dei Serbi nel 1989, con la violenza e la frode, delle prerogative statuali dell’autonomia concessa alla regione dalla Costituzione del 1974; b) la continuazione della legge marziale da parte del Governo Serbo che ha portato alla militarizzazione dell’intero territorio; c) una continua violazione dei diritti umani (ai quali la popolazione albanese ha sempre risposto con la non-violenza); d) il fallimento dell’implementazione dell’accordo tra Milosevic e Rugova per la normalizzazione del sistema scolastico nel Kossovo; e) i crescenti episodi di reazioni armate da parte di gruppi albanesi che si oppongono alla politica non violenta ancora prevalente; f) il rimpatrio forzato di molti dei rifugiati albanesi nei paesi europei, ed il loro maltrattamento da parte della Polizia Serba.

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La necessità della presenza di una “Terza Parte”

Dato che i punti di vista delle due parti coinvolte sono distanti e difficilmente conciliabili, lo studio mostra come l’intervento di una terza parte sia indispensabile per rompere la posizione di “muro contro muro” attuale. Un incontro importante per l’apertura di spazi a questa mediazione si è tenuto a New York, dal 7 al 9 aprile 1997. I rappresentanti di varie organizzazioni e partiti politici hanno partecipato all’incontro, ma il partito di Milosevic si è rifiutato di farlo con la scusa che il problema del Kossovo è un affare interno della Serbia. Malgrado questo è stato firmato un documento, chiamato “Le posizioni concordate”, che dice:
1) Il Kossovo costituisce un serio problema che richiede una soluzione urgente. Senza un incoraggiamento e senza un appoggio internazionale l’attuale mancanza di fiducia tra le due parti non può essere superata nè si può raggiungere una sistemazione durevole.
2) Il problema può essere risolto soltanto con un mutuo accordo raggiunto attraverso un dialogo in cui si entri senza porre precondizioni o pre-giudizi sui possibili risultati .
3) L’accordo deve essere basato sui principi della democratizzazione, sul rispetto reciproco delle due parti, sul rispetto dei diritti umani, sia individuali che collettivi, e sulla promozione della stabilità regionale attraverso il mantenimento dei principi di Helsinki sui confini. Una soluzione provvisoria richiede un Kossovo democratico in una Serbia democratica.
Il messaggio chiaro che emergeva da questi colloqui era quello che la Comunità Internazionale - includente sia l’Unione Europea che gli USA - non doveva considerare il Kossovo come un problema interno della Federazione Jugoslava, ma che essa doveva prendere direttamente su di sé la ricerca di una soluzione assumendo il ruolo di “mediatore autorevole”.

Gli Albanesi hanno due proposte principali, che rappresentano all’incirca le linee politiche dei due principali partiti, La Lega Democratica del Kossovo (LDK) ed il Partito Parlamentare (PP). La prima è la richiesta di una completa indipendenza, senza alcuna condizione. La seconda è una Confederazione di tre stati “liberi, sovrani ed indipendenti”: il Kossovo, la Serbia ed il Montenegro. Studiosi e scrittori del luogo hanno messo a punto queste idee, con alcune varianti che includono la presenza addizionale di operatori internazionali in una specie di “Commissione per un Kossovo Democratico”, che dovrebbe aiutare ad iniziare la gestione democratica della regione e la creazione di un clima negoziale.

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L’identificazione di forme possibili di partecipazione internazionale alla soluzione del problema.

1. di Tipo Positivo: I ricercatori della Fondazione Greca per la politica estera europea raccomandano che la Comunità Internazionale offra alla Serbia garanzie di accordi di cooperazione ed aiuti economici per stimolare la ricerca di una soluzione definitiva. La Fondazione Aspen, e la Commissione Internazionale per il Balcani puntano al ristabilimento di una vita civile e culturale normale nel Kossovo, per esempio attraverso la riapertura a Pristina di una “Università Unificata, con programmi di aiuti finanziari, aiuto tecnico, e scambi accademici”. Il Centro per l’Azione Preventiva di New York mette a fuoco la necessità di una integrazione economica di tutta la regione dei Balcani, sia al suo interno che in collegamento con l’Europa, in modo che possa crescere e prosperare: come prima iniziativa in questa direzione propone il finanziamento internazionale e l’appoggio tecnico per un corridoio stradale che unisca la Bulgaria all’Albania ed ai porti Adriatici, attraversando la Macedonia.
2. di Tipo Negativo: Alcuni ricercatori sostengono che sia necessario mantenere le sanzioni di secondo livello contro la FRJ finchè non siano fatti reali progressi verso un accordo. Altri propongono un intervento obbligatorio esterno (arbitrato) verso le due parti coinvolte se la situazione non migliora in un certo periodo di tempo. E molti parlano della necessità di un monitoraggio sul rispetto dei diritti umani e su sanzioni negative se questi non vengono rispettati, monitoraggio che dovrebbe essere fatto sia da Organizzazioni Non Governative (ONG), sia governative (OG), o da un Commissario speciale a questo addetto.
3. Interventi e partecipazione diretta, inclusa la possibilità di un Corpo Europeo Civile di Pace non armato e ben preparato all’azione diretta non-violenta, alla mediazione, ed alla risoluzione non-violenta dei conflitti, promosso dal Parlamento Europeo ma organizzato insieme alle Nazioni Unite. Questo corpo avrebbe il compito di aiutare il processo di normalizzazione della vita nel Kossovo, di stimolare il dialogo e l’interazione tra le due parti alla ricerca di soluzioni nonviolente. Fino al momento che questo corpo sia organizzato la Campagna Italiana per una Soluzione Non-violenta nel Kossovo (CSNK) suggerisce l’apertura, a Pristina, di un Centro di Cultura Europea che usi la cultura come strumento di comunicazione, di dialogo e di confronto.
4. Una Conferenza Internazionale per il Kossovo. Riferimenti all’importanza di una Conferenza di questo tipo, come strumento per definire una politica comune e coerente e dare inizio ad un vero dialogo tra Belgrado e gli Albanesi del Kossovo, si trovano in tutte proposte di ricerca di soluzioni. Ed in effetti sarebbe stata una continuazione del lavoro di base iniziato in un Seminario a Vienna, che si era tenuto tra il 18 ed il 20 Aprile 1997, e che era stato organizzato dal Consiglio Europeo per l’azione di Pace nei Balcani e dalla Fondazione Carnegie per la Pace Internazionale. Gli obbiettivi di quel Seminario erano quelli di definire una strategia internazionale in rapporto al Kossovo, e sviluppare un programma di azione da presentare ai governi dell’Europa Occidentale, agli USA ed alle Organizzazioni Internazionali. La richiesta dell’organizzazione di una Conferenza Internazionale emergeva anche da una conclusione comune dei Serbi e degli Albanesi che avevano partecipato all’incontro tavola-rotonda co-organizzato dal Consiglio per le Relazioni Internazionali a Ulqin, nel Montenegro, dal 23 al 25 giugno 1997.
Il resto del documento finale di Ulqin dichiara che i partecipanti al dialogo appoggiano una soluzione pacifica in accordo con i principi fondamentali della legislazione internazionale e che essi sono convinti che questa posizione ha la simpatia e l’appoggio delle forze democratiche del Kossovo, della Serbia e del Montenegro e dell’area più vasta - e così pure della Comunità Internazionale. La conclusione è stata che il dialogo politico è necessario, ma che questo dovrebbe essere iniziato preferibilmente da parte dei Serbi, ma che, per poter iniziare essi dovrebbero porre fine immediatamente ad ogni tipo di repressione e di ingiustizia nel Kossovo.

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Conflitti squilibrati e mediazione

Dal 1989 è stata introdotta nel Kossovo la “legge marziale”, sono stati sospesi il governo locale e tutti gli altri organi di auto-governo e la zona è stata occupata da una forza di sicurezza serba bene armata e forte formata di 30.000 uomini, e di 65.000 riservisti. E’ perciò un conflitto squilibrato nel quale la popolazione Albanese si è difesa con metodi nonviolenti e attraverso la tecnica del governo parallelo. In una situazione del genere gli esperti sostengono che le attività di “negoziazione” e di “mediazione” rischiano di andare a vantaggio del più forte e raccomandano perciò che la parte più debole sia aiutata a ridurre lo squilibrio attraverso un processo di crescita di potere. Quando si fosse raggiunta una maggiore uguaglianza la negoziazione o la mediazione avrebbero maggiori opportunità di rispondere ai bisogni di ambedue le parti. Le proposte della Fondazione Aspen sostengono con chiarezza la necessità di togliere la legge marziale, di ripristinare lo status di autonomia del Kossovo, e di ritirare gradualmente le forze di sicurezza - unilateralmente - prima dell’inizio delle negoziazioni.

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Le possibili soluzioni

Vengono suggeriti vari modellli di possibili soluzioni. In particolare la Fondazione Ellenica prende in analisi: a) un insieme di possibilità radicali che includono l’indipendenza e la divisione del territorio; b) varie forme di rapporto all’interno della FRJ che includano varie forme di autonomia; c) un processo internazionale di dialogo con risultati aperti.
Divisione del territorio:
sono stati presi in analisi due documenti che prevedono: i) la divisione del territorio in due parti. Uno (25%) sarebbe parte integrante della Serbia, e l’altro, pur restandone all’interno, godrebbe di una certa autonomia; ii) la divisione del Kossovo in due parti, una che appatterrebbe alla Serbia e l’altra che sarebbe indipendente. Nessuno di questi modelli sembrano facili a realizzare e/o particolarmente desiderabili.
Autonomia:
una unità autonoma all’interno della Serbia; ii) una autonomia tipo le isole Åland (nel Mar Baltico) all’interno della FRJ; il Kossovo come una componente autonoma di una nuova Confederazione Jugoslava. Una analisi di queste proposte mostra che gli Albanesi non accetterebbero mai i). La soluzione ii) permetterebbe di non modificare i confini degli attuali stati e provvedere una neutralità e una de-militarizzazione. Ma potrebbe essere raggiunta solo con un preciso impegno della Comunità Internazionale. La numero iii) non sarebbe accettato facilemnte dai Serbi che non considerano il Kossovo come un costituente della Federazione come era stato riconosciuto dalla Costituzione del 1974.
Indipendenza:
come proposta dalla leadership albanese che chiede il riconoscimento come stato. Essa è comunque [questo era vero al momento in cui il saggio era stato scritto, ma è molto meno vero ora dopo la nascita dell’UCK, l’Esercito di Liberazione del Kossovo] disponibile a rinunciare a due caratteristiche fondamantali dello stato: confini chiusi e l’esercito, in cambio di una protezione e/o di chiari accordi internazionali. Potrebbero essere presi inoltre speciali accordi per il rispetto dei diritti della minoranza serba, o la promessa di non unirsi con l’Albania, o di dare una status speciale ai monumenti storici serbi.
Confederazione:
L’ottimismo per questo tipo di soluzione è basso in tutti i lavori e le ricerche esaminate. E questo a causa degli odi accumulati nelle guerre di Croazia e di Bosnia, e per la situazione instabile in Albania. Comunque una soluzione operativa a breve termine sarebbe quella di dar vita ad un processo di integrazione economica dei Balcani del sud che potrebbe essere un punto di riferimento per progetti di sviluppo da parte della Comunità Internazioale.

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Processi

Tutte le ricerche analizzate sottolineano la necessità che la Comunità Internazionale aiuti le due parti a dare inizio ad un dialogo ed a negoziazioni per il raggiungimento di un accordo. Se, dopo un certo periodo di tempo non si riesce a raggiungere un accordo, si potrebbe prevedere un arbitrato da parte di un organo creato apposta o di un “inviato speciale”, forse preceduto da un referendum nel Kossovo sulle varie opzioni. Dovrebbe essere inoltre incoraggiata la presenza di rappresentanti di organizzazioni umanitarie internazionali, e delle ONG. I punti da sottolineare sono che l’avvio del processo necessita di a) misure per la costruzione della fiducia; b) un dialogo bilaterale o trilaterale e negoziazioni, e c) un primo accordo ad interim.
Il Centro per l’Azione Preventiva definisce le misure che dovrebbero essere intraprese per dimostrare la buona volontà e la disponibilità a cercare una soluzione reale. Queste sono:
a) che Belgrado smetta di violare i diritti umani; rispetti la libertà di stampa e di associazione; che dia il permesso per un incremento della presenza internazionale; che elimini la legge marziale; riconosca i diritti all’auto-governo; accetti alcuni principi di base sui quali sviluppare il processo; e riconosca la partecipazione di una terza parte autorevole.
b) che la leadership albanese del Kossovo riaffermi il suo impegno per la non-violenza; chiarisca le garanzie per il rispetto dei diritti della minoranza serba; metta da parte, per il momento, la richiesta dell’indipendenza accettando di entrare nelle negoziazioni senza mettere delle precondizioni; ed accetti alcuni principi di base per il procedere delle trattative.
c) che la Comunità Internazionale prema sul governo della FRJ per l’insediamento nel Kossovo di centri operativi delle organizzazioni internazionali umanitarie; appoggi la comunicazione ed il dialogo tra le due parti; sia disponibile a portare avanti un ruolo di mediazione a lungo termine; assicuri il ritorno della missione per il monitoraggio dei diritti umani dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione Europea); e sia disponibile ad agire come garante dell’inizio del processo.
Gli ostacoli a questo processo includono il rifiuto dei Serbi di accettare l’intervento di organismi esterni per la soluzione di un problema che essi considerano essere interno. Ma tutti i vari incontri di dialogo tra serbi ed albanesi organizzati da varie ONG hanno mostrato i limiti di questa impostazione.
L’accordo ad interim non può essere prestabilito ma deve emergere dalle fasi del dialogo e della negoziazione. Ma alcuni dei contenuti potrebbero partire, ed includere, ad esempio, l’assenso della Serbia a far ritornare sotto il controllo locale albanese le istituzioni culturali ed educative del Kossovo.

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Influenze positive e negative

Studi approfonditi mostrano delle influenze positive come. gli alti costi dell’occupazione miliare; la pazienza della popolazione albanese e la persistenza della lotta non-violenta; la presa di coscienza tra le potenze occidentali che senza una soluzione pacifica c’è un grosso rischio di una guerra che coinvolga tutta la regione sud dei Balcani; le recenti lotte non violente per la democratizzazione della Serbia che hanno rotto il monopolio del vecchio regime; il dibattito all’interno della popolazione albanese del Kossovo su soluzioni alternative; i primi tentativi di dialogo. Le influenze negative includono il rischio di un attacco militare che risolva il problema velocemente; le difficoltà per la popolazione albanese di continuare nella scelta non-violenta; la crescente presenza nella zona di gruppi paramilitari; la persistenza del nazionalismo e la mancanza di fiducia reciproca; gli interessi economici dei paesi occidentali a porre fine alle sanzioni ed aprire la neo Jugoslava al proprio mercato.

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Proposte concrete per un dibattito internazionale

L’autore conclude con alcune proposte pratiche: 1) La Comunità Internazionale dovrebbe aiutare la popolazione del Kossovo a dar vita al proprio Parlamento ed a tenere le sue elezioni, senza minaccie o interferenze; 2) Far coincidere il ritorno degli emigrati nei paesi europei nel Kossovo con la normalizzazione della vita in questa area; 3) portare avanti gli accordi commerciali all’interno di piani economici per tutti i Balcani del sud che pongano la dovuta attenzione all’importanza della dignità umana, della libertà e della salvaguardia dei diritti umani ; 4) la creazione a Pristina di un Centro di Informazione e di Cultura Europei, che usi la lingua e la comunicazione come strumento di comunicazione e di dialogo; 5) l’organizzazione di una Conferenza Internazionale sul Kossovo, preceduta da un incontro delle ONG che hanno lavorato su questa area.
P.S. Un incontro delle ONG interessate al Kossovo, cui hanno partecipato sette ONG Internazionali, si è tenuto a Bolzano dal 6 all’8 marzo 1998 ed ha elaborato un documento, mandato a tutte le Organizzazioni Internazionali ed ai Vari Governi, per chiedere di esercitare forti pressioni sulla Serbia perché questa cessi le repressioni militari e le operazioni in Kossovo, permetta l’accesso delle organizzazioni umanitarie internazionali per portare aiuti sanitari ed assistenziali alle popolazioni colpite; autorizzi il ritorno nel Kossovo degli osservatori dell’OSCE che incoraggino le misure di crescita della fiducia come strumento per affrontare - tramite una Conferenza Internazionale, non solo sul Kossovo ma su tutti i Balcani - i problemi di questa area che rischia di far scoppiare una nuova guerra aperta nei Balcani.

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