La storia parte da questa Parigi in cui Vian si muove con grande disinvoltura, una Parigi che sente magica e contribuisce a far sentire, attraverso l’amore anche più magica. Il protagonista è un certo Colin, un giovane riccastro, dotato di tanto di cuoco, un cuoco dall’aria nobile, molto colto e aggiornato su tutta la linea, che si innamora perdutamente di una ragazza esile e tenera, di nome Chloé. La incontra a una festa, e le dà un appuntamento per il giorno dopo, ma non sa bene che raccontarle. Colin ha un amico carissimo, cui presta un pozzo di soldi, o meglio un pozzo di dobloncioni, che l’amico sperpera per tener dietro alla propria maniacale passione; collezionare tutte le opere, in tutte le varianti, rilegature e allestimenti, di Jean-Sol Partre. Colin decide di sposare Chloe, e investe un capitale per la cerimonia. Con l’aiuto di Chick, del cuoco Nicolas e di una banda di prezzolati, tinteggiano con colori piuttosto chiassosi l’interno di una chiesa, ed ingaggia una banda di jazzisti per celebrare al suono delle musiche di Duke Ellington il proprio matrimonio. Ma ingaggia pure una serie di comparse che fanno spanciare dal ridere, tra cui brilla una coppia di omosessuali vestiti in modo sfarzoso. La cerimonia viene celebrata da un arcivettovo, a assistito dallo fiffero e dallo spancino. La storia d’amore fra Colin e Chloe prende quota, e i due partono per il viaggio di nozze. Alla coopia, si unisce l’immancabile cuoco Nicolas… Intanto, a Parigi Jean Sol Partre tiene una conferenza, a cui sembra voglia partecipare il mondo intero. Poi, la esile Chloè si ammala, e le cose si mettono piuttosto sul triste… La schiuma dei giorni, anche se sostenuta a spada tratta da Raymond Queneau, che lo candida al prestigioso premio della Pleiade, non riesce a vendere più di 1.500 copie. Pochi mesi dopo, Vian incontra Jean D’Hallouin, un piccolo editore squattrinato, titolare delle Edition du Scorpion, che gli racconta del proprio progetto di aprire una collana dedicata alla letteratura noir americana, ma non sa come fare per pagare gli anticipi dei diritti di quei grandi nomi. A Vian viene la brillante idea di inventarsi un falso nome, di travestirsi lui in uno scrittore di noir americani. Il suo pseudonimo sarà Vernon Sullivan, e avrà un successo clamoroso perché si inventerà una storia a tinte forti, piena di sesso e di violenza. Sotto pseudonimo, Vian "sfonda". Si inventa un libro che si legge tutto d’un fiato, che miscela molto bene un elemento di critica sociale, perché il protagonista è un povero negro albino cui la polizia ha fatto fuori il fratellastro, con un’atmosfera alla <belli e dannati>. Molto più esplosivo di uno hard boiled all’americana. Il libro suscita uno scandalo immediato e si vende a pacchi. Protagonista è Lee Anderson, un giovanotto che grazie a una lettera di presentazione riesce a conquistarsi un posto di garzone libraio presso una catena paragonabile al club del libro. Si dimostra un ottimo lavoratore, la libreria è frequentata fra l’altro da signorini e signorine di buona famiglia, che accolgono nella propria cerchia questo personaggio rozzo e che tuttavia di mostra una certa cultura, ha una bellissima voce, sa suonare la chitarra ed è parecchio prestante. Anderson si ambienta fin troppo bene, e sfila di mano con facilità le pollastrelle ai ricchi compagni di ventura delle scorribande serali, notturne e di sempre. Lee si fa prendere un po’ troppo la mano, e, forse anche un po’ abbrutito dall’alcol, provocato dall’ostilità strisciante nei confronti delle persone di colore, decide di vendicare l’assassinio del fratello, ed elabora un progetto efferato. Riesce a introdursi in una delle famiglie più snob della città, e si accattiva le grazie di entrambe le bellissime e normalmente gelide sorelle Asquith. Le provoca, le ammalia, le possiede ripetutamente, le mette in competizione, e, una sera in cui è decisamente fuori di testa, decide di farle fuori. Dopo quel successo, Vian si concentra su un romanzo molto diverso e più difficile, più raffinato, che si intitola "Lo strappacuore", ma che pure non vende molto, nonostante ogni possibile sostegno da parte di Raymond Queneau e di altri critici. Vian decide di smettere di scrivere, e da quel momento si dedicherà prevalentemente alle canzoni, e all’attività musicale in genere. Diventa direttore della Philips, della Fontana e della Barclay, si occuperà fra l’altro della colonna sonora di alcuni film di successo, collaborerà alle riviste musicali più importanti, fra cui Jazz Hot. Cede i diritti cinematografici di Sputerò sulle vostre tombe, ma viene estromesso dalla sceneggiatura del film. Scrive anche diverse opere per il teatro, (fra tutti ricordiamo almeno Generali a merenda, rimesso in scena anche da noi in italia nell’autunno 2004 dalla compagnia stabile del Teatro Metastasio di Prato, con la regia di Massimo Luconi) si inventa una serie di oggetti, viene eletto membro dell’accademia francese di patafisica, conduce parecchie trasmissioni a carattere musicale, ma la sua via si è ormai definitivamente separata dalla letteratura.
L’epilogo della sua vita è drammatico, e ha un risvolto che somiglia alla fine di un romanzo drammatico.
Muore la mattina in cui viene proiettata l’anteprima di Sputerò sulle vostre tombe, stroncato da un attacco cardiaco, il 23 giugno 1959.

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