domenica 10 gennaio 2010 a 17:31 La schiuma dei giorni (Boris Vian) “La gente non cambia. Sono le cose che cambiano” (cap.53) Stupendamente surreale. E’ la prima cosa che ho pensato dopo aver letto i primi capitoli di questo libro. E secondo me l’effetto surreale nella traduzione italiana è molto minore di quello che l’autore ha potuto offrire ai lettori che conoscono il francese, sua lingua madre. Il libro, nell’edizione in mio possesso, è introdotto da Ivano Fossati e in appendice reca una intervista (anzi, una “conversazione”) con Daniel Pennac. Entrambe aiutano ad inquadrare il romanzo, anche se l’esperienza di lettura non può essere imbrigliata nelle valutazioni di Ivano e Daniel. Si tratta di due storie d’amore che si intrecciano e vivono ognuna accanto all’altra. Storie di gioia, ma anche di sofferenza, di bellezza e di malattia. E’ difficile raccontare la trama senza andare troppo nel dettaglio, perché in questo libro è proprio il dettaglio che fa la differenza. Accontentatevi quindi di pochi paragrafi che raccontano a sommi capi la storia: vi sembrerà banale, perché racchiusa in poche righe non riesce ad esprimersi, ma vi assicuro che vale la pena di leggere il libro. Viene raccontata la storia di 3 coppie di giovani (tutti intorno ai 20 anni). Chick e Alise si conoscono già da un po’ quando ad una festa Colin incontra la bellissima Chloé, di cui si innamora al primo sguardo. Nicolas, impiegato come cuoco presso Colin, incontra un’amica di quest’ultima, Isis, e anche fra loro nasce l’amore. Dopo un breve fidanzamento Colin e Chloé decidono di sposarsi. Sono talmente contenti che Colin suggerisce all’amico Chick di portare all’altare anche Alise, e gli regala del denaro per aiutarlo in ciò. Ma Chick, che è un collezionista delle opere e di tutto ciò che è passato dalle mani di Partre (uno scrittore / conferenziere) spenderà tutti i soldi per ampliare la sua collezione, convinto che Alise lo capisca e supporti. Purtroppo poco dopo il matrimonio Chloé si ammala: una ninfea sta crescendo nel suo polmone. Per curarla Colin da fondo a tutti i suoi averi: non era ricchissimo ma i denari che aveva da parte sarebbero bastati per una vita dignitosa per entrambi. Ma Colin non si risparmia per curare Chloé: il medico gli ha ordinato di far trovare sempre fiori freschi all’amata e lui non le porta certo mazzetti striminziti. E quando i soldi non ci sono più Colin si mette a lavorare per trovare nuovi soldi per continuare la cura. Purtroppo Chloé non ce la fa. Colin è costretto a celebrare per lei un funerale povero, col “Religioso” ed i suoi assistenti che lo disprezzano e lo prendono in giro. Nel frattempo Chick perde il lavoro. Ma è ormai quasi giunto a completare la sua collezione. Mancano solo le opere che Partre sta scrivendo: tutto il resto, in varie versioni, varie rilegature, vari formati, è già i suo possesso. Ma non può continuare a vedere Alise, perché riconosce di non poterle dare niente. Alise però lo ama ed è pronta a fare tutto per lui, tanto da cercare di convincere Partre a non pubblicare la sua ultima opera. Il conferenziere non accetta e allora Alise, in un altra scena surreale, uccide Partre e da fuoco a tutte le librerie dove si trovano i suoi libri. Vian non è solo scrittore, ma anche musicista (molto amante del jazz), ingegnere, compositore di canzoni, sonetti e poesie. Insomma, un “creatore” nelle varie forme che questo termine può assumere. Considera indispensabili solo due cose (come dice lui stesso nella premessa del libro): “l’amore, in tutte le sue forme, con ragazze carine, e la musica di New Orleans o di Duke Ellington. Il resto sarebbe meglio che sparisse, perché il resto è brutto, e la dimostrazione contenuta nelle poche pagine seguenti deriva la sua forza da un unico fatto: la storia è interamente vera, perché io me la sono inventata da capo a piedi.” L’ambientazione in cui colloca la storia dei giovani innamorati è una città (Parigi?) in un mondo surreale. Il concetto di morte stesso è misurato con due pesi e due misure: mentre sulla pista di pattinaggio (o nella fabbrica dove lavora Chick) la morte dei personaggi di contorno è come un semplice vaso che si rompe (chi cade sulla pista viene spazzato via, chi muore in fabbrica finisce nel Collettore Generale), la morte di Chloé e le morti che infligge Alise nel finale assumono un sapore tutto diverso. Ma attenzione, non sto facendo nessuna critica: accade semplicemente così in questo mondo creato dall’autore. Cercavo solo di far capire il livello surreale a cui arrivava il libro. In questo universo surreale ci sono molte metafore del mondo reale. Il romanzo venne pubblicato subito dopo la seconda guerra mondiale e si vedono piccoli riflessi di quell’epoca nel racconto. Parto da una che mi ha particolarmente colpito: la nuvola che avvolge i due amanti (Colin e Chloé) durante una passeggiata. Come a dire che l’amore fra i due formava un mondo a sé, che i due si bastavano l’uno all’altra, che ciò che esisteva esternamente non significava niente per loro. L’appartamento di Colin, dove anche Chloé vive dopo il matrimonio, si rimpicciolisce di giorno in giorno. La luce entra sempre meno perché le finestre piano piano si chiudono, l’umidità e la sporcizia si ammassano sempre più, le cose smettono di funzionare bene. Anche questa è una metafora: è il mondo che ci fa prigionieri, limita ed inscatola le nostre libertà in convenzioni e usanze. Ma Colin non se ne preoccupa e, anzi, gli basta avere vicina Chloé per dare senso a tutto. E’ questa la differenza sostanziale fra Colin e Chick, e con l’amore provato per le rispettive donne. Chick, fondamentalmente, non ama Alise, ma piuttosto ama la produzione di Partre, il quale non si astiene dal dire la sua su tutto (costringendo quindi il collezionista a rincorrere i suoi articoli, le sue conferenze, le sue opere). Chick conosce Alise ad una conferenza di Partre: sono convinto che lui la consideri quasi come un pezzo della sua collezione. Alise invece ama profondamente Chick, tanto che niente avrebbe senso senza di lui. Colin, a cui lei si rivolge per sfogarsi e chiedere aiuto, le consiglia di tornare a casa dei suoi genitori mentre lui cerca di convincere Chick a rivedere la sua posizione, ma lei risponde “Non ho bisogno di andare a casa di nessuno se Chick non viene con me”. Il surreale, in questa opera di Vian, non è uno strumento di ilarità gratuita (come avviene, invece - secondo me - nel ciclo della Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams) ma piuttosto una critica al mondo reale. Jean-Sol Partre (che è tremendamente assonante con “Jean Paul Sartre”) è lo stereotipo del peggio di tutto il mondo letterario dell’epoca e di chi pensava di metterlo a modello di tutta la sua vita. Le cerimonie religiose sono più o meno belle in base ai soldi che si possono spendere per esse: sono una presa in giro del mondo religioso e dei personaggi che lo bazzicano. Particolarmente ironico il parallelo fra il “Religioso” (surreale), che celebra riti più belli se viene pagato di più, e la figura (reale) del sacerdote. Se all’inizio gli elementi surreali mi avevano un po’ spiazzato nel leggere il romanzo sono diventati parte integrante di quel mondo, strumenti che facevano emergere i personaggi e li mettevano in risalto rispetto al resto della storia. E per assaporare completamente la storia d’amore gli elementi surreali diventano necessari. Non si riesce, secondo me, a capire pienamente cosa vivono Colin e Chloé se non ci si estranea dal mondo fisico e reale e si entra nel loro mondo metafisico e surreale. Insomma, devo dire che si tratta di un bel romanzo dalle mille sfaccettature, anche se per ora ne ho “prese” solo alcune. Come consiglia Pennac nella sua intervista, il romanzo andrebbe riletto, fra qualche tempo, per cogliere altri messaggi. Si tratta sicuramente di un “classico” senza tempo, capace di darti suggestioni e creare nuove impressioni anche dopo la decima rilettura. Pennac ha consigliato la lettura ai suoi studenti delle superiori (esentandoli però dal fare la classica scheda di valutazione, perché, secondo lui, è uno di quei romanzi che non si può imprigionare in nessun giudizio). Effettivamente non è un romanzo adatto ai piccoli, ma gli adolescenti possono già trovarvi buoni spunti. Secondo me serve anche un po’ di abitudine alla lettura per leggerlo: cioè non lo consiglierei a persone che sono alle “prime armi” coi libri, persone che magari leggono appena un libro l’anno. Sono convinto infatti che serva una certa “avidità letteraria” per affrontarlo. Buona lettura. |
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