Maurizio Bettini Ricorda Jean-Pierre Vernant
Tratto dal quotidiano "La repubblica" dell'11 gennaio 2007.

Maurizio Bettini, docente e saggista, insegna filologia classica
all'Universita' di Siena; dal 1992 tiene regolarmente seminari presso il
Dipartimento di studi classici della University of California, a Berkeley.
Tra le opere di Maurizio Bettini: Studi e note su Ennio, Pisa, Giardini
1979; Plauto. Mostellaria e Persa, traduzione e note a cura di M. Bettini,
Milano, Mondadori 1981; Antropologia e cultura romana, Roma, La nuova Italia Scientifica 1986 (Anthropology and Roman Culture, trans. J. Van Sickle,
Baltimore, Johns Hopkins University Press 1991); Verso un'antropologia
dell'intreccio, Urbino, QuattroVenti 1991; (a cura di), La maschera, il
doppio e il ritratto, Bari, Laterza 1991; Il ritratto dell'amante, Torino,
Einaudi 1992 (The Portrait of the Lover, trans. L. Gibbs, Berkeley-Los
Angeles, University of California Press 1999); Familie und Verwandschaft in
Rom, Muenchen, Campus Verlag 1992; (a cura di), Lo straniero, ovvero
l'identita' culturale a confronto, Bari, Laterza 1992; (a cura di),
Maschile/femminile. Genere e ruoli nella cultura antica, Bari, Laterza 1993;
I classici nell'eta' dell'indiscrezione, Torino, Einaudi 1994 (Classical
Indiscretions, transl. by J. McManamon, edit. by R. Langlands, London
Duckworth 2001); (a cura di), Letteratura latina: Storia letteraria e
antropologia romana, 3 volumi, Firenze, La nuova Italia 1995; (a cura di), I
signori della memoria e dell'oblio, Firenze, La nuova Italia 1996; Nascere.
Storie di donne, donnole, madri ed eroi, Torino Einaudi 1998; (a cura di),
La grammatica latina, 3 volumi, Firenze La Nuova Italia 1998; Il Vangelo di
Marco, traduzione di M. Bettini, in I Vangeli, Stamperia Valdonega, Verona
2000; Le orecchie di Hermes. Studi di antropologia e letterature classiche,
Torino, Einaudi 2000; (con Omar Calabrese), BizzarraMente, Milano,
Feltrinelli 2002; (con Carlo Brillante), Il mito di Elena, Torino, Einaudi
2002; Francesco Petrarca sulle arti figurative. Tra Plinio e S. Agostino,
Livorno, Sillabe 2002; (con Ezio Pellizer), Il mito di Narciso, Torino,
Einaudi 2003; (con Giulio Guidorizzi), Il mito di Edipo, Torino, Einaudi
2004


Sali' sulla pedana dove stava la cattedra, tiro' a se' la sedia, ma non si
sedette. Il pubblico senese - numerosissimo: come si poteva mancare a una
conferenza del grande Jean-Pierre Vernant? - lo guardava con ammirazione, ma
anche con un po' di sconcerto. Perche' restava in piedi? Indugio' ancora
qualche secondo, poi scosse la testa e finalmente si sedette. Vernant
parlava malvolentieri da seduto. Forse fu per questo che, prima di iniziare
la sua conferenza, volle almeno togliersi la giacca; ma non avendo dove
appoggiarla, la lascio' scivolare tranquillamente a terra, davanti a tutti.
Poi comincio' a parlare, a braccio, come sempre faceva.
A mia conoscenza, Vernant e' stato l'unico ellenista che, quando parlava,
pareva veramente ispirato da una musa, come l'aedo omerico. Salvo che poteva
lasciar scivolare la giacca per terra con una semplicita' inaudita.
Beniamino Placido, che assisteva alla conferenza, il giorno dopo scrisse che
quel gesto gli aveva ricordato un film con Jean Gabin.
*
Vernant se n'e' andato all'eta' di novantadue anni, ma avremmo voluto averlo
con noi ancora a lungo. Nel mondo degli studi classici Jipe', come lo
chiamavano i suoi amici, costituiva una presenza fondamentale, il vuoto che
lascia non potra' essere colmato da nessuno. L'oratore dalla meravigliosa
semplicita', l'aedo omerico che sapeva raccontare il mito greco anche ai
suoi nipoti e bisnipoti (come ha fatto in due libri pubblicati in Italia da
Einaudi), il saggista elegante, dallo stile trasparente come il cristallo,
al mondo greco in realta' non c'era arrivato lungo la via della letteratura.
La sua "agregation" l'aveva infatti ottenuta in filosofia, nel lontano 1937,
e i suoi primi studi furono dedicati a Diderot. Nel 1940 c'era stato poi
l'incontro con Ignace Meyerson, che lo aveva coinvolto nel suo appassionante
progetto di psicologia storica, e nel 1948 quello, altrettanto fondamentale,
con Louis Gernet, grande studioso di diritto greco e fondatore
dell'antropologia storica. Ma qualsiasi autobiografia intellettuale di
Vernant, anche la piu' sintetica, non puo' ignorare l'altra grande
componente, o per meglio dire passione, della sua vita: la politica.
Iscritto al Pcf dal 1932 al 1970, il giovane Vernant aveva svolto un ruolo
rilevante nella Resistenza antinazista a Toulouse, e la politica ha
continuato ad appassionarlo lungo l'intera esistenza.
Ci si accorge cosi' che lo studioso il quale, a partire dagli anni Sessanta,
ha in qualche modo rivoluzionato il mondo degli studi classici, e di quelli
greci in particolare, era in realta' un filosofo che aveva attraversato le
scienze sociali, e un "resistente" innamorato della politica. Alla Grecia
Vernant ci era arrivato per una scelta piu' che matura, ecco perche',
probabilmente, e' stato capace di cambiarne l'immagine. Il fatto e' che
Jipe' ha trascorso la sua vita ad "attraversare le frontiere", come suona il
titolo del suo ultimo libro. Ha insegnato a farlo anche a molti di noi e, ci
auguriamo, anche a tanti giovani che debbono ancora affacciarsi
all'orizzonte degli studi classici.
*
Guardo la pila dei suoi libri, ammucchiati sulla scrivania. Li ho messi li'
per aiutare la memoria, certo, ma anche per un ultimo omaggio a un uomo che
abbiamo molto amato. Non e' stato forse lui ad insegnarci che, per i greci,
l'impalpabile psyche' -l'anima del defunto che continua ad aleggiare
nell'Ade - corrisponde a cio' che essi chiamavano kolossos, la rigida stele
di pietra che garantisce il passaggio fra i due mondi, quello di sopra e
quello di sotto? Di lui ci resta un kolossos di libri, uno piu' bello
dell'altro. Mito e pensiero presso i greci, Le origini del pensiero greco...
Da studenti li leggevamo quasi di nascosto, nelle Universita' di allora
Vernant era considerato abbastanza eretico, e soprattutto poco attendibile.
Non e' un grecista! si sussurrava, e a volte questo veniva perfino gridato
ad alta voce. Un po' come Noam Chomsky che non sapeva, dicevano alcuni, se
non l'inglese, e per questo non poteva essere un buon linguista. Ma noi i
libri di Vernant li leggevamo lo stesso. A volte penso che i giovani abbiano
un dio (naturalmente greco) che li aiuta a scegliere i libri giusti, e che
questo dio non possa che essere Eros, pungente dio della passione e
dell'amore: quello a cui Vernant ha dedicato uno dei suoi saggi piu' belli.
Guardo ancora il kolossos dei suoi libri. La morte negli occhi, Mito e
tragedia... Altri li ha scritti assieme a compagni di strada come Marcel
Detienne e Pierre Vidal-Naquet, ad allievi diventati nel tempo amici e
collaboratori, come Francoise Frontisi. A questo punto, quando i libri
ricominciano a farsi persone, ad assumere volti e voci, qualsiasi
classicista non puo' fare a meno di pensare ad un luogo, quello in cui molti
si sono recati, nel corso del tempo, come per un pellegrinaggio o un rito di
passaggio.
Erano poche stanze in Rue Monsieur Le Prince, a Parigi, dove Vernant aveva
fondato il 'Centre des recherches comparees sur le societes anciennes". Un
istituto diventato rapidamente celebre, un punto di riferimento. A chi si
meravigliava della sproporzione fra la semplicita' dei locali, e la fama
raggiunta dal "Centre", veniva risposto che, al piano di sopra, abitava
nientemeno che il grande Greimas. Dopo di che non restava che allargare le
braccia, rassegnati. La vera grandezza si raggiunge nei luoghi semplici,
oltre che nei gesti semplici: come una giacca scivolata a terra.

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