Pensare a come l'umanita' possa vivere in pacifica e rispettosa coesistenza, fra umani e con il resto del mondo naturale, e tradurre questo pensiero in cambiamento sociale: una sintesi della nonviolenza, che pero' essendo un percorso in divenire non si lascia sintetizzare facilmente, potrebbe essere questa.
Il cambiamento sociale nonviolento si basa sulla comprensione che il potere delle elites e' instabile, e che dipende fortemente dal sostegno nella societa' di "gruppi chiave" e di vasti strati della popolazione. Quando tale concetto trova applicazione nell'azione diretta nonviolenta funziona perche':
- porta alla luce, drammatizzandola, una situazione ingiusta che non poteva essere ignorata o nascosta piu' a lungo;
- permette di mostrare pubblicamente le politiche e le relazioni di potere che sottendono la situazione stessa, nonche' i valori e i motivi della protesta contro di essa;
- mostra il profondo impegno personale degli attivisti, e lo fa in modi positivi, attraendo altre persone;
- crea dinamiche che permettono lo spostamento del consenso dai gruppi del dominio ai gruppi degli attivisti: se l'azione e' dichiaratamente e concretamente nonviolenta, i suoi oppositori non potranno gettare il discredito su di essa tramite atti di violenza e vandalismo, e l'opinione pubblica credera' agli attivisti.
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Che faccia ha la nonviolenza in azione?
L'azione diretta nonviolenta ha il miglior successo quando e' la fase di una campagna che ha informato ed educato l'opinione pubblica rispetto al problema e si presenta in questo modo:
- l'attenzione e' diretta ai valori, alle strutture ed alle istituzioni, non all'attaccare individui;
- il confronto e' agito positivamente, con rispetto per gli oppositori, e tende alla risoluzione pacifica dei conflitti;
- gli attivisti agiscono in maniera calma, orgogliosa e creativa;
- i piani e le azioni sono del tutto trasparenti;
- vi e' il preciso impegno di rimanere fermamente nonviolenti anche di fronte all'eventuale repressione.
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Uno dei principi fondamentali dell'azione diretta nonviolenta e' il creare un chiaro contrasto fra i valori, i metodi e le ragioni degli attivisti e i valori, i metodi e le ragioni degli oppositori. Durante una campagna o in una situazione di conflitto, le persone che non sono direttamente coinvolte tenderanno a sostenere individui e gruppi che:
- si attengono fermamente ai valori ed ai principi in cui credono (e il sostegno cresce se tali valori e principi sono largamente compresi nella comunita': diritti umani, protezione dell'ambiente, ecc.);
- si mostrano aperti e pacifici, incarnando l'alternativa alla situazione ingiusta e violenta che vogliono cambiare;
- restano nonviolenti di fronte al crescere dell'uso della violenza e delle sanzioni contro di essi.
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Durante la maggior parte delle azioni, le elites al potere tentano di intimidire gli attivisti (arresti, condanne, multe, violenza fisica e verbale, ecc.) e di screditare la campagna (i media sono in genere assai attivi a questo proposito). Se il gruppo di attivisti si e' preparato ad affrontare questa prospettiva, e resta fermo nella sua adesione alla nonviolenza e nel continuare a mandare i suoi messaggi all'esterno, il sostegno della comunita' nei suoi confronti crescera' visibilmente e molto spesso diverra' "attivo". E' cruciale, per una campagna nonviolenta, creare una situazione in cui persone che fanno parte degli oppositori finiscano per preferire l'alternativa presentata dagli attivisti ai privilegi del dominio: e' una garanzia di successo, giacche' le dinamiche di dominio necessitano di una vasta gamma di ruoli di sostegno per perpetuare la propria esistenza.
Pianificate i momenti dell'azione nonviolenta:
- assicuratevi che l'azione abbia un termine chiaramente definito, cosi' che i/le partecipanti, i media, le forze dell'ordine, ecc., sappiano senza possibilita' di dubbio che ogni attivita' intrapresa oltre quel termine appartiene ad altri, i quali se ne assumono la totale responsabilita';
- organizzate un seminario per aspiranti mantenitori della pace:
1) breve, da tenersi durante l'ultima riunione organizzativa prima dell'azione (coinvolgendo quindi tutti gli organizzatori) o dando appuntamento a chi lo desidera un'ora prima dell'azione, sul luogo in cui essa si tiene;
2) piu' strutturato, da tenersi qualche giorno prima dell'azione e a cui dare la maggior pubblicita' possibile;
- fate uno sforzo per produrre cantilene od usare canzoni piuttosto che ripetere slogan. Il canto tende ad avere un effetto calmante, mentre lo slogan tende a costruire energia che puo' diventare rabbia e frustrazione se non ha modo di essere espressa o rilasciata, o puo' venire espressa in modi non consoni all'azione. Incoraggiare i musicisti presenti fra voi a mostrare i loro talenti puo' essere una prima mossa positiva;
- distribuite un volantino che ribadisca come l'azione e' strutturata e i principi nonviolenti a cui e' ispirata.
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Come tenere il seminario per i mantenitori della pace:
- se il gruppo e' numeroso, dividetevi in gruppi piu' piccoli in cui almeno una persona per gruppo abbia fatto esperienza nel maneggiare situazioni difficili e pericolose;
- simulate le situazioni in cui potreste trovarvi con un gioco di ruolo e discutete poi su cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato nel far decrescere la rabbia, nel disperdere le emozioni negative, ecc.;
- dopo il gioco di ruolo, parlate del linguaggio del corpo: notate le differenze di risposta al linguaggio "aperto" (ascolto, braccia lungo il corpo, sorriso, ecc.) ed al linguaggio "chiuso" (non ascolto, braccia incrociate, fronte aggrottata, ecc.);
- discutete degli eventuali rapporti con la polizia, del modo in cui avere a che fare con l'essere umano che vi sta davanti, piuttosto che "l'ufficiale": ovvero il presentarsi e il chiedere il suo nome, il tendere la mano, lo spiegare le ragioni dell'azione, il chiedere a lui o lei come si sente rispetto ad essa.
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Durante l'azione:
- l'ascolto di qualcuno che intende creare disordini ha quasi sempre effetto immediato. La persona (o le persone) molto probabilmente abbassera' la voce, visto che parla ad un'altra persona e non alla folla e l'ascoltarla puo' dissuaderla dal dare inizio ai disordini, inibisce l'attacco del disturbatore da parte di altri, e da' a voi lo spazio per chiarire le incomprensioni;
- la vostra semplice presenza fra due gruppi che stanno litigando puo' essere sufficiente a far decrescere la minaccia di esplosioni violente;
- formate un "cerchio mormorante" attorno al disturbatore, tenendovi per mano e mormorando una canzone, un mantra, ecc. a bocca chiusa: tenete le braccia levate, lasciando alla persona lo spazio per uscire dal cerchio;
- bloccate fisicamente i personaggi piu' pericolosi, interponendovi fra loro e l'oggetto o il soggetto della minaccia;
- in situazioni in cui percepite che la violenza sta per scatenarsi, fate qualcosa di strambo o di insolito (che non sia minaccioso) per deviare l'attenzione, invitando a voce alta i presenti ad imitare il vostro gesto: ad esempio, mettetevi a saltellare sul posto ("un balzo per la pace!");
- decidete se i mantenitori della pace debbano essere immediatamente identificabili (una fascia attorno al braccio, ecc.) e se decidete di si', assicuratevi di spiegarlo negli incontri e nei volantini, di modo che i partecipanti sappiano chi sono.
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Dopo l'azione:
- tenete un incontro fra mantenitori della pace, per discutere di cosa ha funzionato e di cosa va cambiato, di cosa ha necessita' di essere migliorato, delle difficolta' e dei successi.