Le Parole per Ricostruire un Paese
di Rasha Elass

Tratto da La Nonviolenza e’ in Cammino

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59@libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo di Rasha Elass, corrispondente per "We News" da Kabul]


Kabul, Afghanistan. Un pomeriggio, nel maggio 1999, i Talebani batterono Shukria Barakzai con una frusta di gomma, perche' si trovava fuori di casa. Lei torno' a casa, decisa a combatterli, e fondo' una scuola clandestina per le bambine, arruolando come insegnanti tutte le sue amiche che avevano unistruzione. Oggi la trentatreenne Barakzai, nata e cresciuta a Kabul, dice che i suoi sforzi per contribuire alla ricostruzione dell'Afghanistan sono solo all'inizio. Pochi mesi dopo la scomparsa dei Talebani da Kabul, aveva pero' gia' dato vita al giornale "Aina-E-Zan" ("Lo specchio delle donne"), un settimanale pubblicato nelle due lingue nazionali del paese, Pashtu e Dari, nonche' la prima pubblicazione afgana che si rivolgeva alle donne. "Senza la partecipazione delle donne, il processo democratico sarebbe come un essere umano senza occhi", ha detto nel maggio scorso, quando ha ricevuto a New York un premio per la sua attivita' di giornalista dall'Organizzazione mondiale della stampa.
*
Barakzai, che ha tre figlie, e' oggi candidata alle prossime elezioni di settembre per il Parlamento. "Anche prima dei Talebani la situazione era molto brutta, spiega, Piu' di 65.000 civili erano morti nella sola Kabul a causa della guerra e dei mujaheddin. E la violenza contro le donne era sempre piu' alta, di giorno in giorno". Gli Usa finanziarono la guerriglia contro l'occupazione sovietica dell'Afghanistan e i Mujaheddin vennero da tutto il mondo per parteciparvi. Quando i sovietici lasciarono il paese negli anni '90, il vuoto di potere venne riempito dai Talebani. Costoro imposero una versione estremista dell'Islam. Proibirono alle donne di lavorare fuori casa, imposero che tutte portassero il burqa, le punivano con fustigazioni pubbliche per reati quali "orgoglio" e "immodestia", e vietarono alle bambine di andare a scuola. "Ero andata dal medico, quel giorno, nel 1999. Mentre tornavo a casa i Talebani mi assalirono. Tentai di spiegare che ero malata, ma non ascoltarono, e mi colpirono con lo 'shalock', la frusta di gomma". Lo shalock veniva usato dalla "polizia morale" dei Talebani per punire velocemente i civili, principalmente le donne, con una fustigazione sulle gambe e sul dorso. Barakzai la subi' perche' si trovava all'esterno della propria casa. Quel giorno vi torno' determinata a sfidare la nuova oppressione che era caduta sul suo popolo. "Percio' pensai che avrei dato inizio ad una scuola per le bambine. Per la prima volta in vita mia, divenni un'insegnante. Ho amato molto quel lavoro, perche' capii subito quanto avevamo bisogno di assicurare un'istruzione alle bambine. Ne avevamo bisogno forse piu' che del cibo".
*
In circa tre anni Barakzai e le sue amiche volontarie, sostenute dalle proprie famiglie, hanno insegnato a centinaia di ragazze di tutte le eta'. "Le bambine arrivavano una per volta, racconta, Mai in gruppi, altrimenti avrebbero potuto essere prese e punite dai Talebani. Nascondevano i libri e la cancelleria negli indumenti intimi, sotto i burqa. Alcune erano cosi' giovani che non capivano perche' dovevano nascondere tutto. Abbiamo dovuto spiegare loro i motivi". La scuola segreta funziono': molte delle studenti di Barakzai sono oggi al liceo o all'universita', oppure gia' lavorano come impiegate e giornaliste. "L'altro giorno ero all'Universita' di Kabul, e i professori mi hanno detto che erano sorpresi dal fatto che molte ragazze avessero frequentato solo 'scuole domestiche'. Erano impressionati dal livello di istruzione delle studenti della nostra scuola".
*
Ora nessuna legge impedisce alle bambine di avere un'istruzione, ma altri ostacoli permangono. Shukria Barakzai dice che la mancanza di sicurezza rende alcuni aspetti della vita ancora piu' terrificanti di quanto lo fossero sotto il regime talebano. L'Onu ha di recente rilasciato una dichiarazione assai preoccupata per il peggioramento delle condizioni delle donne in Afghanistan. Il paese ha uno dei piu' alti tassi al mondo di mortalita' correlata al parto: le statistiche Onu riportano che una madre su nove e un bimbo su sei muoiono a causa di svariate complicazioni durante il travaglio. "Nelle zone piu' povere una madre deve camminare otto o nove ore per raggiungere l'ospedale piu' vicino, commenta Barakzai, E quando e se ci arriva, spesso scopre che l'ospedale stesso non e' attrezzato abbastanza per
aiutarla. Nel frattempo, per quanto si strombazzi a livello internazionale, l'istruzione delle donne anche in campo sanitario e' lenta a migliorare. Alle donne sposate, anche se sono giovanissime, non viene permesso di frequentare scuole assieme alle ragazze nubili. Ci sono oltre un milione di donne sposate che chiedono istruzione e formazione. Ben poco dei fondi destinati all'istruzione delle donne viene indirizzato verso questa richiesta. Ci sono solo due piccole scuole, a Kabul, con due classi ciascuna, che servono circa 500 donne. E' niente. Eppure gli Usa le indicano e dicono: Guardate cos'abbiamo fatto, come abbiamo aiutato le donne afgane".
*
Barakzai e' rimasta poco a New York, quando e' andata a ritirare il premio giornalistico, perche' doveva occuparsi della propria campagna elettorale e del settimanale che edita. "Lo specchio delle donne" ha una tiratura di 3.000 copie, ed informa le donne a proposito dei loro diritti rispetto alle leggi dello stato e all'Islam. Pare che anche gli uomini apprezzino la pubblicazione. "Un giorno una coppia, marito e moglie, sono venuti nel mio ufficio per dirmi che, grazie a me, la loro unione era piu' forte. Lui voleva divorziare, ma aveva letto un articolo sul mio giornale che spiegava come l'Islam non permetta ai mariti di maltrattare le mogli. Anche se un marito pensa che la moglie abbia sbagliato ne deve discutere con lei, e gentilmente. Quest'uomo fece cosi', comincio' a parlare con sua moglie, e parlando insieme riuscirono a risolvere i loro problemi". Guardando al futuro, Barakzai ha le idee chiare: "Le cose che servono alle donne, le cose importanti, sono l'istruzione, la democrazia e la liberta'".

TOP