Anni di formazione:
Albert Schweitzer da Bach al Rispetto per la vita
dal nostro inviato in Alsazia: Luca Lovisolo

 Fra i dischi di casa ce n'era uno che aveva lo stesso diametro dei 45 giri, ma era più spesso, e si ascoltava con una certa solennità. Nella foto sulla copertina sedeva un vecchio rubicondo con folti baffi e capelli grigi, la camicia bianca, e sul colletto un vistoso strambo papillon. L'espressione era una curiosa mescolanza di bonarietà, severità, paternità e stanchezza: il dottor Schweitzer, l'unico organista della storia ad aver ricevuto un premio Nobel.

Albert Schweitzer nacque il 14 gennaio 1875 a Kaysersberg, un nido medievale fra i vigneti nebbiosi dell'Alsazia di fine autunno, ma non è lì che deve fermarsi chi vuole trovare il luogo dove nacque la sua anima. Pochi chilometri ancora sotto una pioggerella inopportuna, su di un pullman di studenti che motteggiano in francese con l'autista mentre due vecchine conversano due sedili più indietro nel dialetto di qui, dall'inconfondibile radice tedesca. Albert Schweitzer percorse queste valli di frontiera appena cinque anni dopo la loro annessione all'Impero germanico: vivevano ancora Johannes Brahms, Franz Liszt, César Franck, Victor Hugo. Poche settimane dopo la nascita del figlio Albert, Ludwig Schweitzer era stato trasferito per esercitare il proprio ministero di pastore protestante a Gunsbach, un villaggio di circa mille abitanti seduto in silenzio ai piedi di un modesto pendìo rugiadoso, a nord della strada principale che unisce Colmar a Munster. La famiglia Schweitzer ne abitò da allora la casa parrocchiale. Dalla canonica si può raggiungere la chiesa per due vie: per la carrozzabile, aggirando il municipio e poi salendo una scala, oppure insinuandosi tra i vicoli del borgo, passando sul ponte del mulino e ritrovandosi a monte della chiesa appena il suono del ruscello si attutisce. Ancora oggi questa chiesa è il luogo di culto comune a due paesi – Gunsbach e Griensbach-au-val – e a due confessioni religiose, cattolica e protestante. Le celebrazioni si suddividono inoltre fra riti in lingua francese, riti in lingua tedesca e riti bilingui. L'orario liturgico appeso alla porta finisce così col somigliare a un cruciverba. "Da questa chiesa aperta ai due culti ho ricavato un alto insegnamento per la vita: la conciliazione [...] Le differenze tra le Chiese sono destinate a scomparire. Già da bambino mi sembrava bello che nel nostro paese cattolici e protestanti celebrassero le loro feste nello stesso tempio (1)".

Terminate le scuole elementari di Gunsbach, a sinistra appena sotto la chiesa, scesa la scala, Albert Schweitzer passò alle scuole medie di Munster: raggiungeva ogni giorno il capoluogo della valle percorrendo il sentiero di circa tre chilometri che sale diritto dietro la parrocchia e dopo qualche decina di metri svolta repentinamente a sinistra, per tagliare a metà il pendìo sotto il bosco, fino alla città. "La cattedra di religione della scuola media di Munster era tenuta dal pastore Schäffer, una personalità notevole in campo religioso, e, nel suo genere, un eccellente oratore. Sapeva raccontare gli episodi biblici in modo stupendo. [...] Mi appioppò il soprannome di Isacco, cioè «colui che ride», poiché ridevo di ogni sciocchezza [...] Il registro di classe portava spesso l'annotazione «Schweitzer ride». In verità non avevo un carattere allegro, ero piuttosto timido e chiuso. Avevo ereditato questo carattere dalla mamma (2)".

Terminate le scuole medie, le condizioni economiche della famiglia non gli avrebbero permesso la prosecuzione degli studi presso il liceo più vicino, a Mulhouse. Qui, però, due zii anziani e senza figli si offersero di ospitarlo: "Solo in seguito compresi il bene che mi avevano fatto gli zii, ospitandomi in casa. In un primo tempo mi resi conto soltanto della severa disciplina che m'imponevano [...] La vita era regolata fin nelle faccende meno importanti. [...] Obbligandomi a suonare, mia zia soleva dirmi: «Tu non sai quanto la musica ti potrà essere utile nella vita!». [...] Neppure a Mulhouse la mia carriera scolastica ebbe inizio felice. Ero ancora troppo trasognato, le brutte pagelle diedero molte preoccupazioni ai miei genitori (3)".

Al liceo Albert Schweitzer ebbe come insegnante di musica Eugen Munch, organista a Mulhouse della chiesa di Santo Stefano e capostipite di una famiglia che diede all'Alsazia numerosi e distinti musicisti (4). Munch era stato alla Scuola Superiore di Musica di Berlino, dove aveva respirato il clima di entusiasmo che circondava la rivalutazione delle opere di Johann Sebastian Bach, la cui grandezza fece conoscere a Schweitzer durante le lezioni di organo che questi ne ricevette a partire dall'età di quindici anni. Schweitzer liceale trovò nella musica di Bach il canale collettore delle sue prime sensazioni musicali, che rimontavano all'infanzia, all'organo sentito suonare durante i riti protestanti celebrati dal padre e ai Corali cantati a scuola. "Durante i primi anni del soggiorno a Mulhouse soffrivo molto di nostalgia per la chiesa di Gunsbach. Mi mancavano le prediche di mio padre e il servizio divino cui ero stato abituato sin da piccolo [...]Dalle funzioni religiose cui partecipai da bambino ricevetti quel senso del solenne e quell'aspirazione al silenzio e al raccoglimento senza i quali la vita mi sembrerebbe sterile (5)". Dopo inizi non propriamente incoraggianti, Eugen Munch fu sempre più convinto dal talento musicale del giovane Schweitzer e prese a volerlo come proprio organista sostituto. Il 16 novembre 1892 gli affidò in concerto la parte dell'organo nel Requiem tedesco di Johannes Brahms (6).

Ospitato a Parigi da un fratello maggiore di suo padre, commerciante, nell'ottobre del 1893 Albert Schweizer diciottenne poté incontrare per la prima volta Charles Marie Widor, organista della chiesa di Saint Sulpice. L'istruzione avuta da Eugen Munch gli valse la possibilità di riceverne lezioni private, sebbene il maestro insegnasse unicamente a favore degli iscritti al Conservatorio della capitale. Accadde a Saint Sulpice che Widor fece notare al nuovo allievo come i Preludi ai Corali di Bach cambiassero repentinamente condotta senza ragioni apparenti. Qui, suscitando lo stupore del celebre organista - che aveva trent'anni più di lui - Schweizer replicò che la spiegazione stava nel testo del Corale: la sua tesi sulla relazione diretta fra la composizione musicale di Bach e i testi poetici è oggi cosa indiscussa, ma era insospettata sino a meno di un secolo fa anche dai più grandi organisti (7).

Tornato in Alsazia, alla fine del mese di ottobre Albert Schweitzer s'iscrisse all'Università di Strasburgo e vi frequentò contemporaneamente la facoltà di teologia e quella di filosofia. Abitò nel seminario protestante, che si trova presso la chiesa di San Tommaso, adibito ancora oggi a ospitare studenti: un lato dell'edificio bianco, antico e ben tenuto, è circondato da un alto muro di cinta che lo divide dal lungofiume e da una stretta via traversa. Dalle finestre dei piani alti che l'occhio raggiunge di là del muro penzolano magliette colorate e pantaloni, quasi per certo stesi abusivamente. Il lato interno guarda su un cortile di pietra piccolo e silenzioso, presso a poco quadrato, al cui centro è piantato un alto albero di gaggia. Dietro il cortile esce dalla nebbia la massa architettonica della chiesa di San Tommaso, con il grandioso organo Silbermann. "Dal 1 aprile 1894 svolsi il mio servizio militare [...] Quando, in autunno, nei dintorni di Hochfelden (bassa Alsazia) cominciarono le manovre [...] portai con me il Nuovo Testamento in greco. La sera e nei giorni di riposo riuscivo veramente a lavorare [...] Così, già alla fine del mio primo anno di studi avevo dubbi circa la concezione storica allora diffusa della vita di Gesù (8)". Nel frattempo Albert Schweitzer era stato nominato organista dei concerti bachiani tenuti dal coro di Ernst Munch. "Alla venerazione per Bach si accompagnava in me quella per Wagner. Quando a sedici anni, liceale, potei andare per la prima volta a teatro, a Mulhouse, davano il Tannhäuser. Questa musica mi sopraffece talmente che ci vollero giorni, prima che potessi nuovamente prestare attenzione alle lezioni scolastiche (9)".

Per elaborare la propria tesi di dottorato sulla filosofia della religione di Immanuel Kant (10), Albert Schweitzer tornò a Parigi, dove frequentò la facoltà filosofica della Sorbona e prese nuove lezioni d'organo, impartitegli da Widor gratuitamente. Allo stesso tempo ebbe lezioni di pianoforte dalla didatta Marie Jaëll-Trautmann, che era stata allieva di Franz Liszt. "Viveva dedicata ai suoi studi sul tocco pianistico, cui cercava una fondazione fisiologica. Le servivo da cavia, e come tale prendevo parte agli esperimenti che svolgeva con il fisiologo Féré. Quanto devo a quella donna geniale! (11)". A ventitré anni Albert Schweitzer viveva la Parigi fin de siècle (quella di Debussy e dei pittori di Montmarte), non senza lottare contro difficoltà economiche ricorrenti: "A Widor debbo l'incontro con importanti personalità della Parigi di allora. Egli si occupava anche del mio benessere materiale. Se aveva l'impressione che a causa del mio poco denaro non avessi mangiato abbastanza, spesse volte dopo la lezione mi portava al ristorante che frequentava abitualmente, il Foyot, vicino al Luxembourg, affinché potessi saziarmi (12)". Per poter svolgere contemporaneamente più studi Albert Schweizer ricorse spesso al lavoro notturno: "Mi accadde di suonare l'organo a lezione da Widor la mattina senza essere stato affatto a dormire (13)". Tornato a Strasburgo nel 1899 dopo un soggiorno estivo a Berlino discusse la tesi di filosofia e continuò gli studi di teologia. Volgendo al termine questi ultimi, ebbe l'ufficio di predicatore presso la chiesa di San Nicola. Nei periodi di vacanza e quando riusciva a trovare un sostituto per le prediche tornava a Parigi ospite di suo zio, dove proseguiva gli studi con l'organista di Saint Sulpice ed ebbe anche a tenere una serie di conferenze sulla letteratura tedesca. Cominciò dal 1900 il periodo più intenso dedicato al lavoro teologico, niente affatto esente da intrusioni nelle altre discipline. Nel 1901 pubblicò lo studio sull'Ultima Cena (14), mentre la Storia della ricerca sulla vita di Gesù uscì per la prima volta nel 1906 ed ebbe poi diverse riedizioni (15). Fu nominato nel frattempo docente della facoltà teologica di Strasburgo. La Mistica dell'Apostolo Paolo uscì solo nel 1930 (16). Il celebre libro su Johann Sebastian Bach, nel quale Schweitzer enunciò le sue tesi circa la relazione fra immagini musicali e testi poetici, vide la luce in questi anni su stimolo di Charles Marie Widor. "Mentre ero impegnato a scrivere la Ricerca sulla storia della vita di Gesù, scrissi un libro in francese su Bach [...] Al Bach custode del Gral della musica pura contrappongo nel mio libro il Bach poeta e pittore in musica. Tutto ciò che sta nelle parole del testo, sia il sensibile sia il figurativo, egli lo rende nel materiale sonoro con la maggior vivezza e chiarezza possibili (17)". Il libro uscì in francese nel 1905 (18) ma poco dopo l'editore Breitkopf & Härtel ne chiese a Schweitzer una versione in tedesco, pubblicata nel 1908 con un numero di pagine quasi raddoppiato da approfondimenti e nuove ricerche (19). Intanto, ancora nel 1905, Schweitzer fu confondatore della Società Bach di Parigi, insieme a Paul Dukas, Gabriel Fauré, Charles Marie Widor, Alexandre Guilmant e Vincent d'Indy. Nello stesso anno uscì il suo studio comparato sull'arte organaria e organistica francese e tedesca (20). Dal 1892 al 1908 Albert Schweitzer aveva già tenuto 98 concerti d'organo fra Germania, Francia, Spagna e Belgio (21). Compiva 33 anni: da tre aveva comunicato agli amici e ai familiari che all'inizio del nuovo semestre scolastico si sarebbe iscritto alla Facoltà di Medicina dell'Università di Strasburgo, allo scopo di diventare medico e di esercitare questa professione nell'Africa equatoriale. "Il progetto che stavo per mettere in atto lo portavo in me già da lungo tempo. La sua origine rimontava ai miei anni di studentato. Mi riusciva incomprensibile che io potessi vivere una vita fortunata, mentre vedevo intorno a me così tanti uomini afflitti da ansie e dolori [...] Mi aggrediva il pensiero che questa fortuna non fosse una cosa ovvia, ma che dovessi dare qualcosa in cambio [...] Quando mi annunciai come studente al professor Fehling, allora decano della Facoltà di Medicina, egli avrebbe preferito spedirmi dai suoi colleghi di psichiatria (22)". Sei anni dopo tenne l'Esame di Stato di Medicina: guadagnò il denaro da versare a questo scopo sostenendo poco prima l'esecuzione della Sinfonia Sacra di Widor per organo e orchestra, sotto la direzione del compositore stesso, durante la Französische Musikfest di Monaco di Baviera. La sua tesi di dottorato concernette la valutazione psichiatrica della vita di Gesù (23). "Non mi pareva vero che la tremenda tensione dello studio di medicina fosse davvero finita. Mi rassicuravo di continuo che non era un sogno, ma che era proprio finita(24)".

"Non predicare più, non tenere più lezioni significò per me una rinuncia pesante. Sino alla mia partenza per l'Africa evitai per quanto possibile di passare dalle parti della chiesa di San Nicola o dell'Università. Vedere quei luoghi di un agire che non sarebbe mai più ritornato era troppo doloroso. Ancora oggi non riesco a tenere lo sguardo rivolto alla finestra della seconda aula a est dell'entrata del grande edificio universitario, dove solevo tenere lezione [...] Finora ero stato occupato solo da lavoro intellettuale. Adesso bisognava fare ordinazioni dai cataloghi, commissioni tutto il giorno, girare per negozi a cercare merce, verificare consegne e fatture, chiudere casse, compilare con esattezza le liste per la dogana, e simili altre cose ancora. [...] Per raccogliere i fondi necessari alla mia impresa cominciai a elemosinare presso i miei conoscenti [...] Quando fui sicuro di aver raccolto tutti i mezzi necessari a fondare un piccolo ospedale, feci la mia offerta definitiva alla Società delle Missioni di Parigi di mettermi al servizio a mie spese come medico nel territorio della missione sul fiume Ogooué, a partire dalla loro base di Lambaréné, situata in posizione centrale [...] Ma gli osservanti più stretti fecero resistenza. Si decise di sottopormi a un esame sulla fede. Non accettai, motivando il mio rifiuto col fatto che Gesù, chiamando i suoi discepoli, non pretendeva altro se non che volessero seguirlo. [...] Quando assicurai che volevo solo fare il medico, e per tutto il resto sarei stato «muto come una carpa», allora si tranquillizzarono. [...] Nel febbraio del 1913, 70 casse furono chiuse a vite e spedite intanto come bagaglio a Bordeaux [...] Il Venerdì Santo del 1913 mia moglie e io lasciammo Gunsbach, la sera del 26 marzo ci imbarcammo a Bordeaux [...] A Lambaréné i missionari ci accolsero davvero con cordialità [...] Tenni i miei primi consulti in un pollaio [...] Prima ancora che avessi trovato il tempo di togliere dalle casse medicine e strumenti, fui circondato da malati [...] Arrivavano da un raggio di 200 - 300 chilometri, in canoa, sull'Ogooué e sui suoi affluenti [...] Com'ero contento di aver realizzato il mio progetto di venire qui, in barba a tutte le obiezioni! (25)".

Oltre a operare da medico e a costruire materialmente l'ospedale erigendo capanne di legno, lamiera e bambù, durante il primo soggiorno africano Schweitzer proseguì l'edizione critica delle opere per organo di Bach poi pubblicata in collaborazione con Charles Marie Widor (26). La Società Bach di Parigi gli inviò in regalo un pianoforte verticale con pedaliera, sui cui tasti l'avorio era fissato a vite, anziché incollato, per evitarne l'inevitabile distacco dovuto al clima. Suonando questo strumento - grazie al quale conservò anche l'agilità delle dita necessaria a operare chirurgicamente sino a età avanzatissima (27) - il dottor Schweitzer preparò le centinaia di concerti che tenne in tutta Europa durante periodici rientri nel Vecchio Continente, e numerose, primordiali incisioni discografiche (28). Al di là degli specifici scopi culturali, quest'attività pubblica servì non di meno ad attrarre attenzione e aiuti a favore del suo ospedale.

Nel 1914 la Prima Guerra Mondiale contrappose gli Imperi Centrali (Germania e Austria-Ungheria) a Francia, Russia e loro alleati: Albert Schweitzer e la moglie Hélène Bresslau, che lo assisteva in Africa come infermiera, erano cittadini tedeschi in territorio coloniale francese. Furono dapprima piantonati: il provvedimento fu revocato dopo quattro mesi grazie alle insistenze di Widor presso le autorità di Parigi. In questi eventi Schweitzer abbozzò l'opera filosofica Cultura ed etica, poi pubblicata dopo la guerra. Di fronte ai primi abbaglianti progressi della tecnica, al crescere dei nazionalismi e alla chiusura su di sé del pensiero filosofico, Schweitzer lesse la decadenza della cultura europea come conseguenza del distacco di essa da una ragionata visione del mondo, e definì la cultura come compimento etico del singolo e della società. Il progresso universale, in quanto affermazione del mondo e della vita, è tale secondo Schweitzer solo se cammina di pari passo al progresso etico: ma quale può essere quella visione del mondo nella quale etica, affermazione della vita e affermazione del mondo possono trovare una simultanea fondazione? "Per mesi restai in agitazione continua. Senza successo occupai il mio pensiero, con una concentrazione che non fu guastata neppure dal lavoro che svolgevo ogni giorno in ospedale [...] Stavo come di fronte a un portone di ferro che non voleva cedere [...] In quelle circostanze dovetti intraprendere un lungo viaggio sul fiume [Ogooué]. Alla sera del terzo giorno, quando, al tramonto, navigammo in mezzo a un branco di cavalli del Nilo, si parò di fronte a me inattesa e non cercata l'espressione: «Rispetto per la vita». Il portone di ferro aveva ceduto [...] Ero penetrato sino all'idea nella quale sono contenute insieme l'affermazione del mondo, l'affermazione della vita e l'etica. Ora sapevo che la concezione dell'affermazione del mondo e dell'affermazione della vita è fondata nel pensiero insieme ai suoi ideali culturali (29)".

L'espressione "Rispetto per la vita" non è una semplice, pur nobile affermazione di principio: ha per Schweitzer una precisa dignità teoretica, e diventa la chiave di volta per la moderna capacità di giudizio sia di fronte al progresso tecnologico, sia di fronte alle sfide culturali che esso comporta (30).

Un articolo che riguardi gli anni di formazione di Albert Schweitzer deve fermarsi a questa espressione, che guiderà tutto il resto della sua vita. Nel 1917 il dottore e sua moglie furono costretti a tornare in Europa e imprigionati in Francia. L'internamento guastò seriamente la loro salute: indebolita, Hélène Schweitzer tornerà in Africa solo nel 1941. Il dottor Schweitzer vi tornò nel 1924, all'età di quarantotto anni. "Dell'ospedale rimanevano in piedi solo la piccola baracca di lamiera ondulata e lo scheletro in legno duro di una delle grandi capanne di bambù. Durante i sette anni della mia lontananza tutto era marcito e crollato [...] La mia vita andava così: di mattina facevo il medico, di pomeriggio il costruttore (31)". Rimasto solo, Schweitzer si fece aiutare nei lavori pratici dai familiari dei malati. L'ospedale riprese a funzionare, dall'Europa giunsero aiuti, personale medico e poi sua figlia Rhena. Con un preciso fine educativo, l'ospedale non offrì mai cure a titolo completamente gratuito: a ciascuno era chiesto un contributo nella misura e nelle forme che gli erano possibili, con l'eccezione dei casi di povertà estrema. Nel 1953 fu conferito ad Albert Schweitzer il Premio Nobel per la Pace. Il dottore tornò in Europa per altre dodici volte, e tenne l'ultimo dei suoi 487 concerti il 18 settembre del 1955 (32). Nel 1959, due anni dopo la morte della moglie, Albert Schweitzer si stabilì definitivamente in Africa, dove continuò a lavorare e a tenere fitti scambi epistolari con il mondo intero sino all'agosto del 1965. Il 4 settembre, alle 23.30, la sua vita vissuta ai confini dell'incredibile si spense a novant'anni, nel buio della foresta.

L'ospedale Schweitzer di Lambaréné è oggi uno dei centri medici più importanti dell'Africa equatoriale. I principali scritti di Albert Schweitzer sono ancora regolarmente ristampati. I dischi incisi dal dottor Schweitzer organista ci consegnano uno stile esecutivo cui oggi il mondo dell'organo guarda con una sufficienza ammantata di falsa coscienza. La fondazione teoretica delle sue interpretazioni di Bach non è discutibile, salvo disporre almeno della sua stessa capacità di sintesi filosofica, musicale, teologica e umana. Egli ci indica un'imbarazzante meta raggiunta dall'umanamente possibile: conseguire tre lauree, scrivere qualche decina di libri, fondare e costruire con le proprie mani un ospedale nella foresta, superare due guerre mondiali e riempire di pubblico le chiese d'Europa con mezzo migliaio di concerti d'organo. Un modello scomodo. Vi è un interrogativo cui l'opera del dottor Schweitzer deve richiamarci: quante vite costa nel Terzo Mondo la costruzione di un organo in Europa? Nell'epoca della comunicazione globale questo dilemma non può restare ignorato. La risposta non è un terzomondismo da parata che vorrebbe distruggere le nostre ricchezze a sterili fini assistenziali: il dottor Schweitzer operò in Africa senza smettere mai di lavorare per la dignità della cultura europea, dimostrando con la sua vita che le nostre ricchezze intellettuali non sono a danno di altri, a patto che sappiamo farle fruttare nel modo giusto, a vantaggio di tutti. Oggi, per noi organisti ne consegue una responsabilità: la nostra presenza all'organo deve giustificarsi eticamente. "Raccoglietevi, raccoglietevi. Abbiamo bisogno di raccoglimento più di ogni altra generazione sulla Terra, o la nostra umanità precipiterà spiritualmente. Raccoglietevi, voi che vi disperdete negli eventi [...] Siate silenziosi, affinché il vostro pensiero prolifichi; credete che nell'ora solenne della solitudine con voi stessi non solo sarete migliori nell'anima e nel carattere, ma troverete la forza di portare meglio il peso che il destino e gli uomini vi preparano, di perdonare laddove non avreste potuto perdonare, di credere negli uomini laddove altrimenti sarebbe la disperazione (33)".

 

Bibliografia

1. Albert Schweitzer, Aus meiner Kindheit und Jugendzeit, 1924. Le traduzioni sono dello scrivente.
2. Albert Schweitzer, Aus meiner Kindheit und Jugendzeit, 1924.
3. Albert Schweitzer, Aus meiner Kindheit und Jugendzeit, 1924.
4. Eugen Munch morì di tifo in giovane età nel 1898: Albert Schweitzer ne scrisse una memoria biografica, che fu il suo primo libro stampato, sebbene uscito anonimo (Anonimo, Eugen Munch, Brinkmann, Mulhouse, 1898). Eugen Munch ebbe un figlio, Hans (Mulhouse, 9.3.1893 - 7.9.1983), violoncellista e direttore d'orchestra, che fu allievo di Schweitzer per l'organo. Il fratello di Eugen, Ernst (Niederbronn, 31.12.1859 - Strasburgo, 1.4.1928) fu a Strasburgo docente al Conservatorio e organista della chiesa di San Guglielmo, dove fondò un coro per eseguire le Cantate di Bach. Di queste esecuzioni Albert Schweitzer fu più tardi organista ufficiale e ne scrisse numerose presentazioni uscite sui giornali cittadini. Dei due figli musicisti di Ernst, Fritz (Strasburgo, 2.6.1890 - 10.3.1970) fu direttore del Conservatorio della sua città, oltre che teologo protestante, filosofo e musicologo, mentre Charles (Strasburgo, 26.9.91 - Richmond, USA, 06.11.1968) divenne celebre in tutto il mondo come violinista e direttore d'orchestra.
5. Albert Schweitzer, Aus meiner Kindheit und Jugendzeit, 1924.
6. Harald Schützeichel, Die Konzerttätigkeit Albert Schweitzers, Haupt, Bern, 1991. "Quel giorno provai per la prima volta il piacere, che assaporai poi molte volte, di fondere il suono dell'organo con quello dell'orchestra e del coro". Albert Schweitzer, aus meiner Kindheit und Jugendzeit, 1924.
7. Devo la narrazione di questo aneddoto generalmente sconosciuto alla cortesia del noto concertista alsaziano Daniel Roth, attuale organista della Basilica parigina di Saint Sulpice. A lungo in Francia - e certamente anche in altri Paesi al di fuori della Germania - si ritenne che i Corali usati da Bach fossero melodie liberamente create da Bach stesso, ignorando che provenissero da un repertorio consolidatosi fin dai tempi di Lutero. Fu questa la ragione per la quale César Franck intitolò così i suoi Tre Corali, sebbene vi avesse impiegato temi estranei a qualunque tradizione liturgica (Cfr. Albert Schweitzer, Deutsche und Französische Orgelbau und Orgelkunst, Breitkopf & Häretel, Leipzig, 1906, 42, n. 1).
8. Albert Schweitzer, Aus meinem Leben und Denken, Leipzig, 1931, I.
9. Albert Schweitzer, Aus meinem Leben und Denken, Leipzig, 1931, I.
10. Albert Schweitzer, Die Religionsphilosophie Kants, Mohr, Freiburg, i.B., 1899. Il pensiero di Immanuel Kant (1724-1804) ha comportato una rivoluzione nei concetti di conoscenza sensibile e conoscenza intelleggibile, capovolgendo il ruolo del soggetto rispetto all'oggetto nell'atto della conoscenza stessa. Una tale trasformazione, espressa nelle opere critiche a partire dalla Critica della ragion pura (1781), oltre alle conseguenze sul pensiero, sull'agire e sulla capacità di giudizio non poté non comportare le importanti ripercussioni nel campo della religione che Kant trattò nella Religione entro i limiti della semplice ragione (1793). La tesi di laurea di Schweitzer ebbe il fine "di riascoltare Kant stesso, a fianco delle numerose opere sulla sua filosofia della religione [...] Quest'opera offre un'analisi critica dei pensieri di Kant che hanno qualchessia relazione con i problemi di filosofia della religione".
11. Albert Schweitzer, Aus meinem Leben und Denken, Leipzig, 1931, II.
12. Albert Schweitzer, Aus meinem Leben und Denken, Leipzig, 1931, II.
13. Albert Schweitzer, Aus meinem Leben und Denken, Leipzig, 1931, II.
14. Albert Schweitzer, Das Abendmahl im Zusammenhang mit dem Leben Jesu ..., Mohr, Tübingen, 1901.
15. Albert Schweitzer, Geschichte der Leben-Jesu-Forschung. Mohr, Tübingen, 1906. La prima edizione uscì sotto il titolo Von Reinmarus zu Wrede, da Reinmarus a Wrede. Infatti, l'opera è una lettura analitica della storiografia su Gesù a partire dallo storico settecentesco Hermann Samuel Reimarus fino al teologo contemporaneo William Wrede. Solo a partire dall'Illuminismo la figura di Gesù fu studiata sotto un profilo strettamente storico, per lottare contro i dogmi servendosi di un Gesù descritto storicamente, depurato di ogni pathos. Da Reinmarus in avanti lo svilupparsi della ricerca storica scosse effettivamente non poco i dogmi consolidati. Per Schweitzer la ricerca storica sulla vita di Gesù sta al di sopra della ricerca sulla storia dei dogmi, sia nel rapporto con la cultura del nostro tempo, sia per il concetto di messianità di Gesù in relazione alla cultura ebraica di allora e agli atti di Gesù stesso. Nello scoprire che il Messia consegnatoci dalla ricerca storica non coincide con quello descritto dai dogmi e dalla teologia tradizionale, egli, forte della sua esperienza di predicatore, non trascurò di chiedersi in quale modo le comunità di fedeli avrebbero recepito questa evidenza. Annotò, a questo proposito: "In ogni circostanza, la verità ha più valore della non verità [...] Anche se in un primo momento essa appare estranea alla devozione e le crea difficoltà, il risultato non può mai comportare danno, ma solo approfondimento [...] La religione, pertanto, non ha alcun motivo di schivare il confronto con la verità storica" (Albert Schweitzer, Aus meinem Leben und Denken, Leipzig, 1931, VI). Si possono facilmente immaginare le reazioni sconcertate che queste affermazioni profetiche causarono anche presso le autorità religiose protestanti, per tacere di quelle cattoliche, con le quali Schweitzer dovette confrontarsi al momento di partire come medico per la missione cattolica africana di Lambaréné. E' utile ricordare che a quel tempo le Chiese protestanti non gestivano proprie missioni, ma sostenevano, anche economicamente, quelle cattoliche. 
16. Albert Schweitzer, Die Mystik des Apostels Paulus, Mohr, Tübingen, 1930. Quest'opera tratta essenzialmente la questione del ruolo di Paolo nell'ellenizzazione del Cristianesimo, fra Cristo e Ignazio di Antiochia. Schweizer dà della dottrina di Paolo una spiegazione puramente escatologica, che ne stabilisce la dipendenza diretta dalla dottrina di Gesù. Toglie così a Paolo la veste di ellenizzatore del Cristianesimo, sebbene, "nella sua mistica escatologica dell'essere in Cristo egli abbia dato [al Cristianesimo] una forma nella quale esso divenne ellenizzabile". La prefazione del libro è firmata "Albert Schweitzer - Dal battello a vapore sul fiume Ogooué, durante il viaggio a Lambaréné, nel giorno di Santo Stefano 1929.
17. Albert Schweitzer, Aus meinem Leben und Denken, Leipzig, 1931, VII.
18. Albert Schweitzer, Jean-Sébastien Bach, le musicien-poète, Paris, 1905.
19. Albert Schweitzer, Johann Sebastian Bach, Leipzig, Breitkopf & Härtel, 1908. Nonostante il progresso della ricerca bachiana dopo Schweitzer, la lettura di questo libro resta la prima tappa per chi voglia accostarsi con cognizione di causa alle opere di Johann Sebastian Bach e alla musica da chiesa protestante. E' un peccato che l'unica traduzione italiana disponibile (Albert Schweitzer, Bach, il musicista poeta, Suvini Zerboni, Milano, 1952) corrisponda alla prima edizione del libro, quella in lingua francese, priva di tutte le integrazioni contenute nella successiva edizione tedesca.
20. Prima di essere pubblicato nel 1906 a Lipsia da Breitkopf & Härtel lo studio uscì nella rivista Die Musik, 1905, pagg. 76-90 e 139-154.
21. Harald Schützeichel, Die Konzerttätigkeit Albert Schweitzers, Haupt, Bern, 1991, 80. Il 27.4.1908 Albert Schweitzer tenne a Milano l'unico concerto che ebbe occasione di dare in Italia, fra mille diffidenze causate dalla sua appartenenza alla Chiesa protestante. Il concerto fu ignorato da tutti gli organi di stampa.
22. Albert Schweitzer, Aus meinem Leben und Denken, Leipzig, 1931, X.
23. Albert Schweitzer, Die psychiatrische Beurteilung Jesu, Mohr, Tübingen, 1933.
24. Albert Schweitzer, Aus meinem Leben und Denken, Leipzig, 1931, X.
25. Albert Schweitzer, Aus meinem Leben und Denken, Leipzig, 1931, XII-XIII. Le difficoltà opposte a Schweitzer da parte dei religiosi più osservanti derivavano dalle tesi estremamente moderne espresse nei suoi studi teologici. In materia di fede Schweitzer si pronuncia sempre in senso antidogmatico e in favore della libertà di ricerca intorno ai testi e alla storia della religione. Un approccio che ancora oggi, tavolta, è accettato con diffidenza. Giunto sul posto, Schweitzer fu poi invitato a predicare dagli stessi missionari, meno usi a sottilizzare di dottrina, immersi com'erano nell'esperienza pratica della missione. 
26. Il lavoro era stato commissionato dall'editore Schirmer di New York. L'opera avrebbe dovuto comportare la pubblicazione contemporanea in tre lingue negli Stati Uniti e in Europa. Gli eventi della Prima Guerra Mondiale e le loro conseguenze sul piano monetario permisero di fatto la circolazione della sola edizione americana.
27. La circostanza mi è stata riferita presso la Casa Schweitzer di Gunsbach.
28. Il repertorio del dottor Schweitzer non fu limitato a Bach, ma comprese buona parte dell'opera di Franck e di Mendelssohn, vari estratti dalle sinfonie di Widor, molte composizioni di autori meno noti e una settantina di opere per organo e altri strumenti. A fianco di alcuni dischi realizzati nel 1955 da Schweitzer ormai ottantenne, vanno ricordate le numerose incisioni degli anni Trenta, che sono le più rappresentative della sua arte. Alcune sono state riversate su CD: una buona antologia è in The art of Albert Schweitzer, 3 CD, EMI, TOCE-6918-20.
29. Albert Schweitzer, Verfall und Wiederaufbau der Kultur, Beck, München, 1923; Kultur und Ethik, Beck, München, 1923; Aus meinem Leben und Denken, Leipzig, 1931, XIII. Adottiamo anche qui l'espressione italiana "Rispetto per la vita", ormai divenuta celebre. Essa, tuttavia, non rende giustizia alla formulazione originale tedesca Ehrfurcht vor dem Leben, che, a giudizio di chi scrive, in italiano è resa meglio con Soggezione di fronte alla vita.
30. Sono esemplari per questa dialettica dell'Affermazione della vita le opere Das Christentum und die Weltreligionen [il Cristianesimo e le religioni del mondo], Beck, München, 1925; Die Weltanschauung der indischen Denker [I grandi pensatori dell'India] e i discorsi radiofonici contro gli esperimenti nucleari, tenuti nel 1958.
31. Albert Schweitzer, Aus meinem Leben und Denken, Leipzig, 1931, XIX.
32. Harald Schützeichel, Die Konzerttätigkeit Albert Schweitzers, Haupt, Bern, 1991, 75.
33. Albert Schweitzer, da un sermone tenuto in San Nicola a Strasburgo l'8.12.1918, manoscritto presso l'Archivio Centrale Schweitzer di Gunsbach. Riportato per estratto in Harald Schützeichel, Die Konzerttätigkeit Albert Schweitzers, Haupt, Bern, 1991, 197.

Cosa leggere?

L'editoria in lingua italiana è avara con Albert Schweitzer. In materia musicale segnaliamo: Bach, il musicista poeta (Suvini Zerboni, Milano, 1952), traduzione basata purtroppo sulla prima versione del testo. Fra le opere teologiche è stata tradotta in tempi recenti solo la Storia della ricerca sulla vita di Gesù (Paideia, Brescia, 1987). L'opera più utile a conoscere la figura di Schweitzer è l'appassionante autobiografia Aus meinem Leben und Denken (La mia vita e il mio pensiero), scritta in un tedesco scrupoloso ma non insormontabile. Più ardua la lettura in lingua originale delle opere teologiche e di quelle filosofiche sul tema della cultura e dell'etica. Traduzioni italiane furono pubblicate decenni fa, ma sono ormai del tutto irreperibili, se non in qualche biblioteca ben fornita. In commercio si possono trovare l'autobiografia degli anni giovanili Infanzia e giovinezza (Mursia, Milano, 1990) e lo studio I grandi pensatori dell'India (Ubaldini, Roma, 1983). Nelle librerie religiose ci si può imbattere in antologie che raccolgono pensieri scelti di Albert Schweitzer: da queste però è impossibile ricavare un'idea esauriente del personaggio. Al lettore italiano indichiamo senz'altro i due eleganti volumi-strenna di Luigi Grisoni Albert Schweitzer (Velar, Bergamo, 1996). Oltre a complete informazioni biografiche, essi contengono un'abbondante documentazione fotografica e traduzioni inedite. 

  © Association Internationale de l'Oeuvre du Docteur Albert Schweitzer de Lambaréné (AISL)

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11.5.1999

 

 

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