Tratto da La Nonviolenza è in Cammino
4 Novembre 1918-2008. La Grande Guerra Fu una Grande Carneficina
di Mao Valpiana
La "festa" militarista del 4 novembre e' stata voluta ed istituita dal fascismo. E ora che gli eredi culturali del ventennio sono arrivati al potere, quella festa vogliono rilanciare. Non solo caserme aperte, esposizione pubblica di carri armati, parate in divisa, ma anche militari nelle scuole a raccontare ai giovani l'epopea della "grande guerra". Alla festa per la vittoria si e' aggiunta quella per l'unita' nazionale ed anche la Giornata delle Forze Armate. Ogni anno, in ogni citta', le autorita' civili, militari, religiose, si ritrovano tutte unite per legittimare eserciti e guerre. Stiamo assistendo ad un arretramento culturale. Le parole perdono il loro significato. Non si dice piu' "carneficina di uomini", ma "intervento militare per portare la pace". La guerra ormai e' entrata nelle coscienze di molti, per annullarle. Ed ora si vuole persino riscrivere la storia!
Alle iniziative militariste del ministro La Russa dobbiamo rispondere con una campagna culturale che ristabilisca la verita' storica, che valorizzi il dettato costituzionale: "L'Italia ripudia la guerra". Il Movimento Nonviolento, Beati i costruttori di pace e Peacelink hanno proposto di trasformare il 4 novembre in una giornata di studio e di memoria, in una giornata di ripudio della guerra, invitando ogni persona di buona volonta' e di buon senso (soprattutto gli insegnanti) a dire pubblicamente la verita' storica, invitando i cittadini ad esporre dai loro balconi le bandiere della pace e della nonviolenza...
Bisogna diffondere la voce di chi si e' opposto alla guerra perche' voleva la pace. Oramai in tutte le scuole i libri di storia hanno rivisto il tradizionale giudizio positivo sulla prima guerra mondiale e oggi prevale una netta disapprovazione di una guerra che fu una carneficina e che poteva essere evitata portando all'Italia Trento e Trieste mediante una neutralita' concordata con l'Austria. Ci chiediamo per quale oscura ragione il livello di consapevolezza raggiunto dalla cultura venga demolito dalla retorica governativa. Non comprendiamo come possa essere che una guerra venga celebrata in piazza, e quella stessa guerra sia disapprovata nei libri di scuola. Ecco perche' ci dobbiamo dissociare dalle cerimonie ufficiali.
Il popolo della pace - in nome della nonviolenza - deve dire ancora una volta no alla guerra. In nome della pace e della Costituzione. In nome di tutti quegli italiani pacifici che furono condotti a combattere e a morire perche' costretti. In nome di tutti i disertori che non vollero partecipare a quella che il papa Benedetto XV defini' "un'inutile strage".
La realta' storica ci dice che i veri costi umani di quella guerra furono per l'Italia: 680.071 morti; 1.050.000 feriti di cui 675.000 mutilati. Per l'Austria-Ungheria: 1.200.000 morti; 3.620.000 feriti. I morti di tutti i paesi coinvolti furono quasi 10 milioni. Queste le conseguenze di una folle decisione del re e del governo contro la volonta' del Parlamento (450 su 508 deputati erano contrari); furono uccisi, feriti, mutilati 2.405.000 italiani, contadini e poveri, e 4.820.000 austriaci e ungheresi, per conquistare all'Italia terre che si potevano ottenere per via diplomatica, come voleva Giolitti. Bisogna ricordare che chi non combatteva veniva fucilato dai carabinieri italiani. Il sentimento di pace degli italiani venne violentato da un militarismo spietato, che avrebbe poi aperto le porte al fascismo. Noi ricordiamo con rispetto e con pena profonda le vittime civili e militari di tutte le guerre. Piangiamo tutti i morti della prima e della seconda guerra mondiale, ed oggi delle guerre in Afghanistan, in Iraq, in Israele, in Palestina, in Cecenia, in Congo, in Tibet, siano essi civili o militari, uomini o donne, italiani o di qualsiasi altra nazionalita'.
Rende vero onore alle vittime soltanto chi lavora tenacemente per rendere illegittima ogni guerra ed escluderla dai mezzi della politica, per sciogliere gli eserciti ed istituire i corpi civili di pace per una polizia internazionale sotto egida dell'Onu. Non gli eserciti hanno diritto a render omaggio alle vittime (di ieri e di oggi), ma chi alle guerre si oppone; solo chi e' costruttore di pace e si batte affinche' mai piu' ci siano guerre domani, puo' ricordare le vittime delle guerre di ieri senza offenderle ancora.
Noi pensiamo che perseverando in questa azione rigorosamente nonviolenta, anno dopo anno riusciremo a rendere sempre piu' partecipate le nostre iniziative di memoria, e rendere sempre piu' evidente l'ipocrisia e l'immoralita' dei militari scandalosamente in festa innanzi alle tombe delle vittime.
Noi pensiamo che il 4 novembre possa e debba diventare una giornata di memoria contro tutte le guerre e di impegno per la pace.
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