Resistenza e Memoria Storica di Davide Melodia Da "La nonviolenza e' in cammino" n. 377 (ampi stralci della relazione tenuta da Davide Melodia ad un convegno sulla Resistenza svoltosi ad Arona, il 22 marzo 1997; il testo che qui presentiamo e' stato riveduto dall'autore nel settembre 2002) La memoria storica Diversamente dalla storia ufficiale, non e' un vasto ed organico coacervo di notizie e di dati sistematizzati secondo una teoria interpretativa o una ideologia X o Y, o una corrente di pensiero, bensi' e' la semplice realta' dei fatti, vissuti dai soggetti e incarnati nel tessuto socio-culturale, la' dove gli eventi si sono svolti. Non e' l'interpretazione di un singolo di fatti selezionati dallo stesso, ma l'esperienza corale di una comunita'. E' l'eredita' diretta, integrale, corretta, responsabilmente serbata per se' e per gli altri, da una intera comunita', relativa a persone, eventi, idee, influenti sul piano sociale e politico. E' un sacro deposito generalmente difeso a denti stretti dagli eredi, anche a dispetto delle autorita' e del sistema in auge nel loro Paese. Talvolta e' scritto, talaltra e' sotto forma di tradizione, altre volte di canto e perfino di favola. In questi casi la verita' va rintracciata sotto i simboli. Laddove e' necessario, viene trasmessa segretamente, in attesa di tempi migliori. Lo storico professionista, se la rintraccia, puo' farvi man bassa, e piegarla alla propria visione degli eventi, ma la verita' vera, prima o dopo, riprende il sopravvento. A questo serve la memoria storica, nel nostro caso quella genuina della Resistenza al fascismo. C'e' chi prova a cancellarla, ma non vi riuscira'. Potrebbe pero' nel tempo presente cercare di ripristinare un regime che la Resistenza aveva abbattuto, e questo puo' riuscirgli solo se il popolo non glielo impedira'. Uno dei pregi straordinari della memoria storica e' che essa tesaurizza ogni elemento, ogni particolare, piccolo o grande, degli accadimenti, si' da rappresentare un mosaico completo e prezioso per ogni ricostruzione del passato. Laddove un mosaico d'arte manchi di una o piu' tessere, e' svalutato, e un fatto storico, se viene presentato senza alcuni elementi, e' fuorviante. Non solo. Colui che ha eseguito a falsificazione e' responsabile di indurre in errore ogni persona impreparata, che ha il diritto di conoscere e di valutare da se' gli eventi. Incompletezza e menzogna storica in questo caso coincidono. Il reato di omissione e' grave quanto quello di fuorviare dalla verita'. Esistono strumenti per ovviare al falso storico? La stessa memoria storica ci fornisce due strumenti principali: i testimoni diretti, nell'immediato, e i documenti, nel mediato, che insieme forniscono al ricercatore onesto la base su cui fondare la sua ricostruzione. Poiche' i testimoni vivono per un tempo, dovrebbero preoccuparsi di lasciare traccia sicura della loro esperienza, accompagnate da prove inconfutabili, senza concessioni al compromesso, al gioco delle parti, o al calcolo. Anche i documenti devono essere confortati da prove sicure, tali da potere escludere qualsiasi contestazione. Una cosa pero' manca: un rapporto dinamico con le nuove generazioni, che poco o nulla sanno della Resistenza, e potrebbero cadere nelle trappole degli aspiranti ad un regime capitalistico autoritario. Vanno create occasioni di incontro fra chi sa e chi e' necessario e urgente che sappia. E devono sapere del regime fascista, nella giusta ottica, la dottrina e la prassi, le corporazioni, le persecuzioni agli antifascisti, agli ebrei, i delitti politici, e le guerre, e i campi di concentramento e di sterminio nazi-fascisti. Il tutto sempre e comunque nell' assoluto rispetto della verita', anche la piu' amara. Gandhi aveva adottato il termine "satyagraha", che letteralmente significa "adesione alla verita'", quale principio morale e metodo di lotta, consapevole del fatto che, quando si e' tutt'uno con la verita', si e' per cio' stesso una forza. E difatti, storicamente, per lui e i suoi seguaci e' stato cosi'. * Il revisionismo post-bellico Questo pseudo-critico mostro moderno, che attua il metodo della menzogna per confondere i lettori della storia, di cui fa strame, approfitta oggi della quasi totale assenza di testimoni dei fatti svoltisi durante il ventennio fascista e la II guerra mondiale in Europa, in quanto non sono piu' con noi e non possono difendere la verita'. E nemmeno noi lo potremmo, se quei testimoni non avessero lasciato prove documentate - e lo hanno fatto - e se non ci preoccupassimo di metterle al sicuro, perche' i regimi autoritari amano troppo i roghi di libri e di documenti, scritti nel segno della liberta'. Ma quando una intera comunita' ha vissuto una certa esperienza, e' la' che possiamo recuperare le prove, nella sua memoria storica, che esiste anche oltre i testimoni ed i documenti. Se non l'abbiamo ancora fatto, facciamolo. Sbattiamo in faccia al ciarlatano le prove inconfutabili che la Resistenza fu un fatto di popolo, che fu disinteressata, che opero' per amore della liberta' di tutti. In un momento difficile come l'attuale, in cui la destra ha rialzato la cresta e, avendo impugnato temporaneamente alcune leve di comando, parla ora con voce vellutata, ora con arroganza, promettendo il meglio e il nuovo, e' doveroso per ogni testimone superstite, per ogni erede diretto e indiretto della Resistenza, per ogni amante della liberta' di tutti, riesumare ogni grande o piccolo dettaglio che dimostra il male del nazi-fascismo, e le prospettive positive di liberta' e di giustizia insite nella lotta partigiana... E allora? E' nostro sacrosanto dovere, di fronte al grave pericolo che ci sovrasta, impedire con la forza della volonta', dell'intelligenza e dei valori che coltiviamo, far si' che riprendano vigore, affinche' i nostri figli non debbanmo tardivamente risvegliarsi in una societa' che incatena ogni speranza e soffoca la liberta', e non debbano ricominciare daccapo una lotta immane per restaurarle. Leviamoci dalle nostre comode poltrone, finche' siamo in tempo, e andiamo sollecitamente a cercare lungo tutti i filoni antifascisti che sono esistiti tra la I guerra mondiale e la fine della II, le prove della sacralita' della Resistenza alla violenza reazionaria, e senza innalzare altari e trofei, di cui non abbiamo bisogno. Operiamo come hanno fatto quei compagni, a rischio della propria vita, oggi spesso ingiuriati, e, come loro, in modo corale, col senno e col frutto dell'esperienza. Offriamo al popolo odierno una cura preventiva, un vaccino antifascista, un antibiotico democratico che lo preservi dalla infezione letale del totalitarismo. Non possiamo essere spettatori impotenti del dramma che si sta svolgendo. E' un lusso che non possiamo permetterci. Dobbiamo essere attori, protagonisti della nuova storia da scrivere. Finche' siamo in tempo. * L'Incompiuta del nostro Paese Irriverente forse, realistica sicuramente, questa espressione si riferisce all'indomani della Liberazione dal fascismo. Che tale evento sia stato grande, e' certo. Ma il processo che doveva innescare, di liberazione totale da ogni e qualsiasi residuo di fascismo, non si e' compiuto. Una liberazione, per esere completamente degna di quel nome, degna delle lotte, dei sacrifici, dei caduti, non e' solo una marcia lunga e insanguinata verso il momento liberatorio, cioe' la caduta formale del regime, ma e' il coacervo di tutti gli atti necessari ad estirpare la mala pianta con tutte le sue radici. Tutto questo non e' stato fatto, dopo. E non sono stati esautorati i servitori devoti dello Stato abbattuto; non e' stato totalmente superato il Codice Rocco, causa non ultima dei problemi della giustizia; la liberta' agognata non e' stata compiutamente assicurata; la parita' fra i sessi e', sovente, una chimera; la cultura e' ancora in buona parte privilegio di classi privilegiate; l'educazione e' destrorsa, malgrado gli sforzi; l'informazione e' controllata, frenata, falsata, teleguidata; la storia recente e' sottaciuta per non affrontare i problemi e i fatti del fascismo e dell'antifascismo; la Costituzione, fondata in massima parte sui valori democratici e antifascisti, e' spesso inattuata ed e' a rischio di revisione; strutture, istituzioni, enti pubblici stentano ad abbandonare i vecchi modelli del ventennio fascista. Queste cose scrivevo nel 1997, per un Convegno sulla Resistenza ad Arona. Oggi, nel 2002, sotto un governo di centro-destra, i difetti indicati si sono aggravati, ivi compresa la sanita', il lavoro, lo Statuto dei lavoratori, le pensioni, la giustizia, la scuola, la revisione della Costituzione, l'ambiente - messo a rischio dalle Grandi Opere di quel Governo... Il progresso tecnologico e' posto sotto tutela dalle forze economiche dominanti, mettendo a rischio l'equilibrio ecologico del territorio - il tutto a dispetto dell'etica e dei valori primordiali della vita. Poiche' non possiamo attenderci miracoli dall'alto, noi dobbiamo riprendere in mano con coraggio, determinazione e tempismo, gli strumenti della democrazia. Finche' siamo in tempo. Abbiamo sottovalutato gli avversari, figli di squadristi in orbace? Temo di si'. O prendiamo coscienza del nostro ruolo e della responsabilita' storica che ci compete, oggi, o domani non saremo piu' presi sul serio. Molti, troppi nemici della democrazia e della liberta' si annidano fra i servitori attuali dello Stato, che non monta elencare, perche' possiamo permetterci di vivere in pace. La nostra pace personale potrebbe essere causa della non pace degli altri, nonche' causa di sofferenze e di violenze per le future generazioni. Forse occorrera' una nuova Resistenza in tempo di pace che, partendo dai valori della prima, li arricchisca di esperienza, di valori e di metodi adatti al tempo presente, come la resistenza attiva nonviolenta. Per far questo, da domani, occorre dedicare tutte le nostre forze ad offrire alle giovani generazioni, nelle scuole e nella societa', una nuova educazione e, in primis, un esempio visibile di coerenza, democratica e umanitaria. * Un appello Come il pensiero e l'azione antifascista degli anni '19-'43, generalmente non armata, creava le basi culturali e ideali dell'azione resistenziale degli anni 39-45, cosi' nel futuro la ragione antifascista di ieri potra' coltivare, e ad un tempo fornire al Paese le forze morali con cui opporsi all'irrazionale che esalta i sogni della destra rampante. La situazione socio-politica e' molto diversa, oggi, sia dal '39 che dal '43; la guerra non e' in casa nostra; truppe di occupazione non bivaccano nelle nostre citta'; i surrogati odierni del fascismo, sebbene al potere semi-democratico insieme al centro-destra, non hanno una milizia armata; ma lo spirito del fascismo non e' morto, purtroppo, ne' lo sono le sue motivazioni economiche e sociali, sostenute di fatto dal sistema capitalistico occidentale che impone a tutto il mondo una soffocante globalizzazione dei suoi disvalori. Poiche' il fascismo e' un male, e lo sono tutti i suoi surrogati, per ognuno di noi e' un dovere difendersi tempestivamente da esso; se e' dietro la porta, bisogna chiuderla in tempo; se c'e' disinformazione sul suo passato, e sui suoi intenti attuali, bisogna ovviare; se e' travestito, bisogna smascherarlo; se e' segretamente armato, bisogna disarmarlo. E' vero che le ideologie, come tali e nelle loro applicazioni, sono tramontate. Ma certi ideali di giustizia e di umanita', nelle persone della sinistra, c'erano in grande misura. Essendo validi, questi ideali di liberta', di giustizia, di solidarieta', di eguaglianza, di democrazia, di pace, per ciascuno e per tutti, per gli amici e per i nemici, vanno recuperati, applicati e fatti barriera insuperabile contro ogni rigurgito dittatoriale, politico o economico. Su tali ideali deve fondarsi da domani la nuova Resistenza, per trasmetterli ai giovani. Solo cosi' potremo costruire insieme una casa comune, fondata sulla verita', dalle fondamenta cosi' profonde, cosi' rispondenti ai bisogni di un popolo civile, da rappresentare una incrollabile, autentica difesa dal veleno fascista. |