Roberta Corbo Intervista Judith Malina Dal sito www.mclink.it/n/dwpress (ed anche nel sito www.ilportoritrovato.net). Roberta Corbo, intellelttuale femminista, giornalista e saggista, e' una delle animatrici dell'esperienza di informazione e documentazione femminista dell'Agenzia Delt@ (www.deltanews.it) I capannoni industriali dell'ex Snia-Viscosa, sulla via Prenestina, hanno ospitato negli ultimi dieci giorni di ottobre il Living Theatre, con la messa in scena di un rifacimento di Mysteries and smaller pieces e l'ultimo lavoro Utopia di Hanon Reznikov, attore del Living e compagno anche nella vita di Judith Malina. Lo storico gruppo americano, fondato nel 1947 a New York da Julian Beck e Judith Malina, si trasformo' ben presto in laboratorio collettivo scegliendo un impegno politico piu' esplicito: luoghi di rappresentazione negli anni '70 divennero allora le strade delle favelas, i cortili delle carceri, le baracche delle periferie piu' degradate, gli spiazzi antistanti le fabbriche occupate. E' dunque in continuita' con un percorso artistico di grande coerenza che il Living ha scelto di ripresentarsi al pubblico romano in uno spazio politico come quello dell'ex Snia-Viscosa, oggi centro sociale grazie ad un comitato di quartiere che si batte da anni per la creazione di un parco naturale e per l'apertura di spazi di socialita' ai cittadini. Judith Malina mi accoglie mentre si prepara l'ultima rappresentazione di Utopia. Con lei abbiamo parlato della affettuosa accoglienza del pubblico che, numeroso, e' accorso per rivedere il Living, degli ultimi spettacoli, ma soprattutto della sua vita. * - Roberta Corbo: Nel '64 Mysteries and smaller pieces debuttava a Parigi. Lo spettacolo segna una svolta nel vostro lavoro: finisce il teatro di finzione, la cosa piu' importante e' la presenza dell'attore sul palco che interagisce con gli spettatori. Come e' cambiato il pubblico in questi 30 anni? - Judith Malina: Credo che oggi si viva in un momento storico di grande attesa e gli spettatori convogliano questa tensione in un forte bisogno di rassicurazione; esitano ad interagire con noi piu' di prima perche' hanno paura di commettere qualche passo falso che li scopra troppo. Negli anni '60 sentivi che era necessario svegliare le persone, scuoterle dal torpore dell'incoscienza; ci si metteva in gioco senza un obiettivo preciso piu' facilmente che oggi. Sappiamo dove vogliamo andare, una societa' piu' giusta e libera dalla violenza e dalle costrizioni di ogni sorta, ma non sappiamo come arrivare: senza l'energia della speranza, senza un briciolo di utopia, e' pero' impossibile per noi cercare la strada insieme agli spettatori. * - Roberta Corbo: 50 anni di lavoro del Living Theatre. Quali sono stati i momenti piu' importanti di questa lunga esperienza? - Judith Malina: Tanti sicuramente. Ma e' il '68, con i suoi fermenti rivoluzionari, quando l'attivita' teatrale, sociale e politica era bruciante, ad essere per me, ancora oggi, un punto di riferimento artistico ed esistenziale. Noi oggi certo andiamo avanti verso il prossimo momento di energia con difficolta' ed e' certo piu' piacevole fare teatro rivoluzionario in tempi rivoluzionari; ma in un momento storico di tensione pre-rivoluzionaria come e' questo, e' fondamentale perseverare, e' molto piu' necessario. * - Roberta Corbo: Liberta', pace, antimilitarismo, anarchia: tutto cio' sta alla base del teatro del Living. L'elaborazione politica ed artistica di Judith Malina incontra il femminismo? - Judith Malina: Io credo che le donne abbiano una tendenza naturale verso una risoluzione dei conflitti non bellicosa. Gli uomini risolvono ogni cosa giocando alla guerra; la nostra e' una societa' maschilista che, in quanto tale, produce esercito e polizia. Appartiene alle donne la possibilita' di insegnare un modello alternativo che superi la necessita' di distruggere tutto quanto e' diverso. Creare un nuovo mondo non puo' essere che compito nostro. * - Roberta Corbo: L'apprendistato con Piscator, il lavoro con Julian Beck, la riflessione di Artaud, vengono dopo una formazione teatrale gia' ricevuta in famiglia grazie a tua madre, Rose Zamore, che era un'attrice... - Judith Malina: Quando mia madre era giovane e viveva nell'ambiente artistico di Weimar, penso' di seguire il lavoro di Piscator e aggregarsi alla sua compagnia. Le sue aspirazioni artistiche dovettero fare i conti con il fatto che mio padre era un rabbino: subito dopo sposati rinuncio' a tutto perche' era impensabile allora che la moglie di un rabbino potesse essere attrice. Nel '28 ci trasferimmo a New York; qualche anno dopo Piscator, anche lui ebreo e dichiaratamente comunista, abbandono' la Germania per fondare una scuola nella quale entrai subito dopo aver finito il liceo. Come vedi, ero destinata al teatro ancor prima di nascere. * - Roberta Corbo: La formazione con Piscator e' stata determinante, ma avrebbe voluto che tu rimanessi un'attrice e non diventassi una regista. - Judith Malina: Piscator era un maschilista. Dopo tre giorni alla sua scuola come attrice, avevo gia' capito che volevo diventare regista, anche se in modo molto diverso: volevo produrre, creare, recitare, tutto insomma. Nel suo rifiuto iniziale Piscator fu durissimo: "Le donne abbandonano il lavoro quando si sposano - mi disse - e' meglio che tu diventi attrice, sara' piu' facile", definendo il lavoro dell'attrice come un impegno che puo' essere rispedito indietro davanti alla prima grande vocazione di ogni donna che e' la famiglia. Ero a confronto con un machismo implacabile! Allora ho fatto una cosa della quale mi vergogno un po', ma era l'unico modo per spuntarla: ho pianto e singhiozzato fino a quando lui, non potendone piu', mi ha "concesso" di formarmi come regista. Ma ha sempre avuto sfiducia nella mia capacita' di creare teatro. Ed e' morto troppo presto per vedere che anche una donna puo' riuscire in quello che egli riteneva un compito solo maschile: l'atto creativo e' degli uomini, si sa, ed e' autoritario. Sarebbe stato impensabile per Piscator un lavoro collettivo come il nostro. * - Roberta Corbo: Le altre donne della tua vita: Rachel Felix, la grande attrice francese dell'800 che hai detto essere stata fondamentale per te, il magistero irriverente di Valeska Gert, l'esperienza in carcere con Dorothy Day... - Judith Malina: Ci sono molte donne che mi hanno dato coraggio, idee, ispirazione. Rachel Felix era una ragazza ebrea che cantava per le strade di Parigi; divento' un'attrice classica, un idolo dell'alta societa' parigina dalla quale fu estromessa bruscamente per un gesto di intemperanza. Pensavo di voler diventare come lei: la mia Phedre e' stata un omaggio alla sua migliore interpretazione. Valeska Gert era una artista un po' folle che gestiva il Begger-Bar, un cabaret nel quale giovanissima lavoravo: era una danzatrice grottesca che ha contribuito all'espressionismo di base inventando il "principio di irregolarita'", uno stile molto frammentato che ha rotto la simmetria e l'armonia classica. Mi ha dato una visione pre-artaudiana sulle possibilita' del grido, del movimento non liscio bensi' energico, ma non avrebbe mai riconosciuto il suo magistero. Era una donna che viveva fuori dalle regole, una vera femminista. Dorothy Day era una ispirazione per molti. Nel '55 ci trovammo nella Women's House of Detenction a condividere la stessa cella per un mese (Malina fu arrestata nel '55 per aver partecipato ad una manifestazione pacifista - ndr); Dorothy aveva fondato il "Catholic Workers" molti anni prima e si definiva una cattolica anarchica. Aveva rifiutato le forme date dalla chiesa ma senza uscirne, riusciva a conciliare l'autorita' della chiesa con la liberta' dell'anarchia. Grazie a lei imparai a guardare alle altre detenute - circa 900 e quasi tutte prostitute e tossicodipendenti che morivano ogni giorno per astinenza - senza avere la pretesa di cambiare tutto e subito o di "guidarle". Mi insegno' a guardare senza la superiorita' della compassione, ascoltando cio' che questa donne avevano da dire. La sua lezione e' stata strardinaria. * - Roberta Corbo: Tua figlia, Isha Manna, lavora con te al Living. Che significato ha per te questa presenza? - Judith Malina: E' difficile pensare alla lezione che, come madre, lascio a mia figlia. Isha e' nata durante la rappresentazione di Antigone ed ha girato con me da subito per l'Europa. E' cresciuta in un ambiente abbastanza libero e credo che la trasmissione non autoritaria del sapere produca molti piu' vantaggi che danni. E' una donna sensibile; adesso fa la pittrice ma lavora anche a Wall Street. Naturalmente discutiamo molto ma la ribellione e' necessaria in ogni sua forma. * - Roberta Corbo: I personaggi femminili che hai interpretato - Fedra, Antigone, Maudie - esprimono tutti una grande forza, la volonta' di rompere con un ordine dato... - Judith Malina: Ognuna di queste figure esprime un aspetto delle possibilita' di una rivoluzione femminista. Fedra rifiuta le limitazioni sessuali di una donna abbandonata dal proprio sposo e vuole infrangere persino le barriere del tabu' dell'incesto. Antigone e' il rifiuto della legge dello stato, l'assunzione di responsabilita' che la porta, da sola, ad andare contro tutto. Maudie incontra Jane e le cambia la vita: l'esistenza lussuosa e regolare di Jane e' sconvolta dall'irruzione violenta di una vecchia poverissima e disordinata che la reclama tutta per se'. Questa e' la storia di Jane e di come e' importante la verita' del dolore, della miseria di altre vite per capire la propria... * Nel frastuono dei preparativi per la messa in scena, vicinissime, a proteggere parole e risate dell'altra dalle voci degli attori della compagnia, ci siamo congedate. Mi sarebbe piaciuto farmi raccontare ancora della sua vita, delle attrici con cui lavora, dei suoi progetti, ma nella sala accanto il pubblico rumoreggia e sono costretta a lasciarla andare. 3. FRANCESCA DE SANCTIS INTERVISTA JUDITH MALINA [Dal sito www.stradanove.net riprendiamo la seguente intervista del 27 marzo 2001. Francesca De Sanctis e' giornalista e si occupa prevalentemente di temi culturali] Il Living Theatre torna ancora una volta a Bologna e soprattutto torna con un altro spettacolo che prosegue quel tipo di ricerca da anni portato avanti dallo storico gruppo statunitense. Nato a New York nel 1947 il Living, oggi diretto da Judith Malina e da Henon Reznikov (che ha sostituito Julian Beck dopo la sua scomparsa), porta i propri spettacoli in giro per il mondo. L'ultimo lavoro della compagnia, "64, oratorio per attori in 64 movimenti", e' in scena Bologna il 2 aprile 2001 (Arena del Sole, ore 21). A promuovere lo spettacolo e' il Centro di promozione teatrale "La soffitta" in collaborazione con Arena del sole - Nuova scena e a presentarlo, insieme a Judith e a Hanon, sono Grm-ina e il Teatro del suono (Andrea Liberovici e Ottavia Fusco). * - Francesca De Sanctis: Judith Malina, come e' nato il vostro ultimo spettacolo, "64"? - Judith Malina: "64" e' un progetto di Andrea Liberovici, che ha seguito da vicino il lavoro della nostra compagnia. Liberovici e' un musicista molto interessato alla casualita' di John Cage e ha creato lo spettacolo ideando una composizione basata da un lato sul lavoro del Living in scena, dall'altro sulle sonorita' registrate. Andrea Liberovici ha consultato il nostro archivio e ha ascoltato centinaia di nastri per realizzare la sua idea. Utilizzando la casualita' di Cage e' riuscito a creare un nastro con le nostre voci. * - Francesca De Sanctis: E in scena chi interagisce con il nastro registrato? - Judith Malina: In scena ci siamo io, Hanon Reznikov e Ottavia Fusco. Il nostro lavoro creativo non si concentra sull'intenzione, ma piuttosto sull'azione, perche' l'intenzione e' azione. * - Francesca De Sanctis: La vostra continua ricerca, i gesti di protesta che da anni accompagnano i vostri lavori sono ancora validi? - Judith Malina: Finche' continueranno le guerre, la fame, le esecuzioni, finche' tutto questo non sara' finito, avremo sempre lo stesso problema da risolvere, quindi andremo avanti con la nostra lotta. * - Francesca De Sanctis: Qual e' stato fino ad ora l'impatto dei vostri spettacoli sulla gente? - Judith Malina: Purtroppo l'impatto non e' ancora abbastanza forte, eppure, dopo spettacoli come "Paradise now", ci chiediamo come e' possibile che la gente ancora non riesca a capire? La gente non comprende. I giovani sono un po' piu' svegli, loro rifiutano la vecchia societa'. Molti giovani diciassettenni sono davvero meravigliosi, sono riusciti a capire qualcosa che deriva dagli anni '60. I giovani hanno capito quali sono i valori fondamentali della vita, del rapporto umano. Gli adulti oggi non capiscono piu' nulla. Nei giovani, invece, c'e' ancora un vero spirito di ribellione... * - Francesca De Sanctis: Dunque, la soluzione potrebbe essere proprio nei giovani. E la rivoluzione anarchica? E' ancora possibile? - Judith Malina: La rivoluzione anarchica e' necessaria per cambiare questo mondo che non va bene cosi' com'e'. Io ho un nipote di 17 anni che e' stato in prigione con il Puppet theatre, loro mi ispirano. * - Francesca De Sanctis: A questo proposito, esistono altri gruppi teatrali che seguono un percorso parallelo al vostro? - Judith Malina: Esistono trecento milioni di persone che vogliono un mondo migliore, vogliono la pace, vogliono porre fine una volta per tutte alla fame e alla guerra. Il problema e' che tutti lo vogliono, ma credono che non sia possibile perche' questo hanno imparato a scuola, credono che sia un'utopia avere un mondo migliore, e' questo l'errore. Per questo motivo dobbiamo lottare. La rivoluzione e' possibile in ogni momento della vita, anche in questo preciso istante. * - Francesca De Sanctis: Cosa e' rimasto di Julian Beck, che insieme a te ha fondato il Living nel '47, nel Living Theatre di oggi? - Judith Malina: La nostra compagnia porta avanti il suo lavoro. L'ispirazione di Julian rimane con noi, la sua arte continua ad ispirarci. * - Francesca De Sanctis: E l'arrivo di Hanon Reznikov ha cambiato il vostro modo di lavorare? - Judith Malina: Hanon ci ha arricchito: ha portato avanti l'esplorazione del nostro rapporto con gli spettatori, ha trovato nuove forme creative riuscendo ad includere il pubblico in azione nei nostri spettacoli. Hanon ci ha insegnato che e' possibile reagire, ispirare qualcosa, dare la speranza, dare energia dinamica alla gente. * - Francesca De Sanctis: Come sara' il futuro del Living theatre? - Judith Malina: Ora che abbiamo una sede a Rocchetta Ligure (Alessandria), vogliamo creare un ponte tra l'avanguardia newyorkese e quella italiana. |