Pubblicato in Mosaico di Pace
novembre 2008

Rosemary Lynch: francescana e pacifista da novantaun anni

Las Vegas, 9 agosto 2008.

Ho incontrato ancora una volta suor Rosemary Lynch, Francesca statunitense, che ha compiuto 91 anni il 17 marzo scorso e il prossimo anno celebrerà i 75 anni di vita religiosa. Anche quest’anno era impegnata con il suo centro “Pace e Bene” nelle iniziative pacifiste nei giorni anniversari del bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki di fronte al Nevada Test Site, luogo tristemente famoso nel deserto del Nevada perché vi sono state fatte esplodere migliaia di testate nucleari ed ora è un gigantesco deposito di scorie radioattive.

La dolce figura di Suor Rosemary (“parla con gli occhi”, mi dissero una volta  di lei), il suo coraggio nonviolento e la sua forte spiritualità francescana sono ben note in Italia dove più volte dai tempi di Comiso ha partecipato a iniziative pacifiste e ad incontri di educazione alla pace. Le ho chiesto di raccontarci la sua vita a Las Vegas e darmi un messaggio per i tanti amici italiani che mi hanno incaricato di salutarla.

E’ una gran gioia per me salutarvi tutti a nome anche del Centro “Pace e Bene” di Las Vegas. Sono riconoscente al Signore perché sono ancora in grado di fare qualche cosa. Sono grata all’amico Gianni Novelli perché mi ravviva il ricordo di tantissimi amici e associazioni visitate in quella bella Italia che rimane sempre nel mio cuore come il mio “bel paese”.

Vivo qui con Suor Klaryta che da tanti anni  condivide con me la gioia di una vocazione “francescana e pacifista”. Las Vegas è una città assolutamente speciale negli Stati Uniti. Si è sviluppata enormemente negli ultimi anni grazie ai casinò e alla presenza militare. Dagli anni cinquanta è l’unico posto degli Stati Uniti dove si sono fatte esplodere decine di bombe atomiche sia sopra che sotto terra.  Noi siamo tuttora impegnate di fronte e contro il Nevada Test Site anche se non ha più lo stesso ruolo che aveva in passato. Gli esperimenti nucleari sono banditi ma di fatto continuano sia speciali esperimenti segreti che l’aggiornamento dell’arsenale atomico. Adesso però si  sta imponendo con  forza il problema delle scorie radioattive, le “nuclear waste”. In Las Vegas s’è costituito un forte gruppo di impegno su questo tema è il “Nevada Nuclear Waste Task Force”.  Il loro motto è “Il Nevada non è una terra di rifiuti” (“Nevada is not a wasteland”) . La ricerca di luoghi dove scaricare i rifiuti altamente radioattivi è un grande problema per tutto il paese. Ci sono altri siti scelti, ma in molti casi le resistenze dei cittadini sono state così forti che il governo non ha potuto avviare questi che eufemisticamente chiama  “repository” e che noi invece chiamiamo “dump”, discariche. Quello del Nevada attualmente è il maggiore deposito perché vuole utilizzare i crateri aperti dalle esplosioni nucleari. Lavoriamo molto con un nostro amico che ha fondato  il “Yucca Mountain Project”. Si oppongono alla prossima apertura di una nuova enorme discarica  in una zona altamente vulcanica e soggetta a terremoti. Un grande pericolo viene pure dal fatto che le scorie vi sarebbero portate in treno. Sosteniamo gli amici in questa lotta specialmente quando ci chiedono di contattare i legislatori. Siamo buone amiche del senatore Harry Reid. Quando viene in città  andiamo a trovarlo. Attraverso di lui abbiamo raggiunto anche altri deputati e senatori. Cerchiamo di raggiungere anche il governatore dello stato del Nevada. Non abbiamo vinto ma possiamo dire che senza  queste pressioni le cose sarebbero andate peggio. In questo momento non ci sono molti impegni per la pace nella zona di Las Vegas, almeno nelle modalità e nella quantità che c’erano negli anni passati.  Le persone e i movimenti pacifisti si sono mobilitati su altri fronti, come ad esempio l’opposizione alla “Scuola delle Americhe” a Columbus in Georgia dove vengono addestrati i militari latino-americani. Si insegnano i metodi di tortura che vengono poi applicati in America Latina e in altri paesi.. Questa è una grande vergogna per il mio paese. Noi sosteniamo le persone che vanno a quelle manifestazioni e che spesso vengono arrestate e condannate alla prigione. Partecipiamo pure, per quanto ci è possibile, alla resistenza contro la guerra in Iraq e in Afganistan. Per noi tutte queste due guerre sono ingiuste e crudeli, vere vergogne della nostra nazione. Vorrei amare allo stesso tempo la giustizia e il mio paese, ma sento che  prima di tutto dobbiamo chiedere scusa a tutto il mondo per le tante calamità e tragedie che sono state prodotte dal nostro governo. Speriamo ardentemente di riuscire a portare alla Casa Bianca un candidato che veramente promuova la pace e relazioni giuste con gli altri popoli con i quali trattiamo e ponga il nostro paese in una nuova strada fermando questa corsa assassina.

La nostra giornata scorre tra tanti altri piccoli impegni. Abbiamo alcune attività  con gli immigrati latinoamericani, specialmente  messicani e salvadoregni clandestini. Non li chiamiamo “criminali” ma “privi di documenti” (“undocumented people”) anche se la polizia speciale (la “migra”) quando li scopre li arresta e li rispedisce in patria. .  Alcuni anni fa con alcuni amici avviammo un’iniziativa che chiamammo “Programma francescano di assistenza ai rifugiati”. Ora che il nostro governo è diventato molto restrittivo nel concedere lo stato di rifugiati perché gli comporterebbe alcuni oneri assistenziali, l’abbiamo chiamato “Programma sociale francescano”. Cerchiamo di assistere soprattutto le famiglie con bambini perché un adulto che vive da solo  qui a Las Vegas può cavarsela abbastanza  facilmente. Diversa invece è la condizione di una madre che è rimasta sola con vari figli e senza documenti. Lavoriamo a fianco delle poche suore che sono rimaste a Las Vegas (sapete bene come non se la passino bene le congregazioni religiose negli Stati Uniti!).

Continuo a lavorare in modo più rarefatto al centro “Pace e Bene” su pace e nonviolenza. E’ un gruppo che ho contribuito a fondare e del quale sono stata coordinatrice per tanti anni.   Mi chiamano ancora per fare discorsi in diversi posti, per scrivere articoli, per partecipare a delle pubblicazioni. Sono ancora in contatto con alcune delle maggiori organizzazioni mondiali che ho avuto il privilegio di conoscere quando stavo a Roma e negli anni successivi.

Suor Klaryta ed io  partecipiamo a un gruppo di donne con le quali da molti anni ci riuniamo ogni lunedì mattina. Lo chiamiamo appunto il “Gruppo del lunedì”. Nacque come sostegno dal basso ad alcune campagne sociali. Poi abbiamo continuato a riunirci  discutendo temi civili  e religiosi dalla parte delle donne. Continuiamo ancora anche se siamo abbastanza anziane e non abbiamo più tutta quell’energia che avevamo un tempo. Però lavoriamo ancora insieme: ci riuniamo, contattiamo i nostri legislatori, gli facciamo visite per presentargli le nostre richieste, raccogliamo firme, partecipiamo a tutte le azioni nonviolente, ecc.

Partecipiamo pure alla campagna elettorale; incoraggiamo le persone a firmare lettere di appoggio o di protesta. Sono piccole cose che però aiutano a fermare cose negative nella vita pubblica.

Le persone ci conoscono come una specie di “resistenti”. Pensiamo che non dobbiamo sprecare anche quel piccolo seme di potere politico che è nelle nostre mani. Fino a che Dio mi da la forza devo seminare partecipando alla vita pubblica della nostra nazione. Non voglio giudicare nessuno.

Quando mi guardo intorno e vedo le persone che ho incontrato penso che la maggioranza delle persone fa meglio che può il bene che il Signore gli ha affidato di compiere. Penso che è molto pericoloso giudicare le altre persone. Non conosciamo le circostanze delle loro decisioni perciò cerco di evitare ogni tipo di giudizio (anche se non posso astenermi dall’emetterne uno pesante sull’attuale presidente degli Stati Uniti che ci ha condotto in queste due esecrabili guerre). Non è mai il caso di giudicare i vicini e le persone che ci circondano. Non sappiamo mai veramente come se la passino.

Un’altra cosa che la mia lunga vita mi ha insegnato è che possiamo vivere con molto poco. Noi ora viviamo in questa bella casa che un nostro amico ha comprato e ci ha affittato. Siamo circondate da libri, fiori e oggetti che creano una bella atmosfera. Siamo in grado di offrire ospitalità a qualcuno. Ma eravamo molto contente pure quando vivevamo in una povera casa popolare. Allora avevamo dei meravigliosi vicini, con alcuni dei quali siamo ancora in rapporto dopo molti anni. Ci raccontavano come andavano i bambini,  come ce la facevano a migliorare la loro posizione. Le persone ci aiutavano con la loro generosità. Erano persone di diverse fedi religiose. Eravamo molto contente di vivere nel posto dove stavamo. Adesso sono molto riconoscente per la possibilità di stare dove stiamo perché ci rende possibile fare molte più cose di allora. Vogliamo però essere innamorate e fedeli discepole di San Francesco e di Santa Chiara. Diciamo sempre che la cosa più importante è esercitare lo spirito di generosità e condivisione.

Ringrazio Dio per la salute e la gioia di vivere in questo tempo. Sono immensamente grata a Dio che nei miei novantun anni mi concede di fare ancora qualcosa di utile. So che i malanni  verranno anche se non ho idea di come e quando dirò addio a questo bello ma tragico mondo. Cerco di seguire l’insegnamento di mia madre (anche lei  superò i novanta anni) che diceva che morire sarebbe stata proprio l’ultima cosa che avrebbe fatto. Del resto mi sembra che certe persone siano morte ancor prima di morire. Rinunciano alla speranza e vanno in pensione dalla vita oltrechè dal lavoro. Grazie a Dio per me non è mai stato così.

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