Un Albicocco per Risvegliarsi (1995)
di Lidia Menapace

Tratto da La Nonviolenza e’ in Cammino

[Dal sito della Fondazione Alexander Langer Stiftung (www.alexanderlanger.org) riprendiamo questo articolo di Lidia Menapace apparso sul quotidiano "Il manifesto" del 6 luglio 1995. Lidia Menapace (per contatti: lidiamenapace@aliceposta.it ) e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino. La maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. Il futurismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; L'ermetismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004.]

Che vuole dirmi Alex Langer con la sua morte cosi' "ostentatamente" celebrata? Non sopporterei lo spreco del suo gesto. E allora ripercorro qualche memoria di un'amicizia intensa, affettuosa, calda, anche se saltuaria, fatta spesso solo di incontri nelle stazioni dei treni per raggiungere riunioni, dibattiti. Ne ridevamo, l'unico luogo - ci si diceva - in cui potremmo darci appuntamento su cui ritrovarci sono le ferrovie. "Anzi - mi racconto' l'ultima volta che l'ho visto vivo, in una gelida notte dello scorso inverno in arrivo ambedue a Bolzano - anzi, ho avuto una visione di te, quest'estate a Firenze-Campo di Marte, alle due di notte: stavi su una panchina con due bambini addormentati che ti posavano la testa in grembo: sembravi la Medre-Terra: eri tu?" "Quale madre terra? - avevo risposto io che amo l'understatement - una prozia fradicia: avevamo preso un tremendo acquazzone e ci stavamo asciugando nella calda notte in attesa di un treno per Bolzano, con un'ora di ritardo".
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Era affannato, ma non lo si e' mai visto calmo, sorridente, nonostante il dolore di una recente piccola operazione di cui la ferita gli doleva, ma quando non riusciva a nascondere tutto sotto un preciso, forte, ironico sorriso? Non sempre fu capito - nei gruppi del dissenso cattolico e poi nella "nebulosa" bolzanina del '68, e nelle successive scelte politiche - anche se fin da giovanissimo si imponeva per la ricchezza della cultura, la velocita' della idea-azione, la straordinaria limpidezza etica. La piu' parte dei fraintendimenti derivavano non solo dalle posizioni talora estreme, o dal celere ragionare, ma soprattutto da una grande capacita' di previsione, non accompagnata da una pari attitudine al mediare. Si puo' reggere a lungo una solitudine politica aspra in momenti volgari, sciocchi, vani e pericolosissimi? Mentre le mediocri biografie di personaggi per lo piu' meschini occupano colonne e colonne di giornali? Voci e intrighi si svolgono intorno a qualsiasi vicenda, tutto e' grigio e noioso? ... Intanto riprendono gli esperimenti nucleari, Francia e Germania entrano nella guerra balcanica, la guerra appare ai potenti del mondo "la soluzione finale" del problema dell'occupazione; guerra, violenza, sopraffazione sono del tutto legittimate. Si puo' reggere? Si puo', se si ha un contesto di amicizie e affetti, incombenze quotidiane, se si bada a molte cose impellenti e oneste nella loro modestia, come preparare pranzi, raccontare storie a bambini e bambine. La vita quotidiana delle donne puo' sopportare la vilta' dell'ora, la minaccia del futuro, lo ricorda anche Alex a Valeria. Quando nel lasciarci ci dice di continuare a fare le cose giuste Alex vuol cercare di svegliarci, farci capire appunto le cose giuste e importanti, la
pace e la guerra, la poverta' dei continenti, la miseria delle ricche metropoli, l'ineguaglianza delle vite infantili destinate a massacri, malattie, morte di fame o alla ferocia dei popoli avanzati. Alex - avendo destinato intera la sua vita ad altri - non ha potuto reggere, come ci ha scritto prima di lasciarci: significa che dobbiamo ricostruire vite meno tese, isolate, derise, misconosciute, riscoprire rapporti, relazioni, legami, rispetti, forme decenti di colloquio e di parola. Certamente alcuni fatti recenti lo debbono avere sconvolto, schiantato di un peso non sopportabile: i cancri del nazionalismo, i recinti etnici, lo scivolamento dei potenti verso la guerra, il silenzio dei popoli incattiviti e scontenti e tragicamente distratti. Tutto cio' gli deve essere ricaduto addosso come una scottata definitiva, oltre la quale gli si prospettava solo una grigia prospettiva.
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Voglio ricordare quella che fu forse la sua lotta piu' anticipatrice, causa di non indifferenti difficolta' personali, e anche il momento della massima solitudine, aspro isolamento, emarginazione, rifiuto. Quando Spadolini, allora Presidente del Consiglio, penso' che sarebbe passato alla storia come il risolutore della questione sudtirolese, se avesse introdotto - come da richiesta Svp malcontrastata - nel censimento la dichiarazione di appartenenza etnica, non anonima e numerica, da riportare all'anagrafe, Langer rifiuto', perdendo quasi la cittadinanza (non pote' piu' insegnare al liceo tedesco di Bolzano, non pote' mai candidarsi in elezioni locali). Prevedeva che non solo era ingiusto inchiodare una persona a una dichiarazione di appartenenza etnica (poiche' le etnie, essendo fatti culturali, possono mutare), era cosa cattiva non favorire incontri e mescolanze paritarie (una volta ricostituiti i sudtirolesi nella pienezza dei diritti conculcati sotto il fascismo), era iniquo violare l'anonimato del censimento (poiche' questo significa appunto un limite al proprio potere che lo stato si riconosce e rispetta, quello di non entrare nelle scelte individuali, ne' di elencarle o registrarle nominativamente). Sono quasi certa che questa e' stata la goccia di troppo: l'albicocco nelle vicinanze della villa di Spadolini e' troppo simbolico, per non essere stato voluto da uno cosi', preciso, severo, come era Alex. I pericoli ci sono e sono veri. Che ci vuole infine ancora per bucare le nebbie dei nostri cervelli, il lardo delle nostre coscienze?

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