1. Lo spazio mediterraneo è tradizionalmente un vitalissimo crocevia di culture, lingue, religioni, commerci, migrazioni. Il punto d'incontro di tre continenti (Europa, Asia, Africa). Culla della civiltà europea e mediterranea, si situa - nella tradizione - nei paraggi del paradiso terrestre perduto; su di esso si affaccia la "terra santa" per eccellenza. I destini dell'area euro-mediterranea si sono di regola incrociati e mescolati, un substrato comune di cultura (anche materiale), un'eredità comune condivisa permea le società euro-mediterranee, pur nella ricchissima diversità di lingue, economie, articolazioni sociali, architetture, espressioni artistiche, paesaggi ed ambienti naturali.
2. Un notevole degrado e divario caratterizza oggi lo spazio-euromediterraneo. L'ambiente naturale è a rischio (inquinamento, deforestazione, desertificazione, incuria, saccheggio, armamenti); lo sviluppo sociale ed economico si presenta assai divaricato e si caratterizza per notevoli povertà; tensioni, conflitti e persino guerre scuotono l'area; lo sviluppo demografico presenta grandi squilibri; una modernizzazione spesso imposta e non smaltita destabilizza vaste aree ed interi popoli; persino l'eredità comune delle tre grandi religioni dell'area (Ebraismo, Cristianesimo, Islam) appare talvolta più come fonte di contraddizione che di conciliazione. Il paradiso è davvero perduto? Una nuova sicurezza, una nuova dimensione comunitaria euro-mediterranea sono possibili?
3. Il risanamento ambientale, a questo proposito, deve costituire un'alta priorità. Osservando, più in dettaglio, gli aspetti specificamente ambientali del degrado, notiamo fenomeni che abbracciano l'intera regione mediterranea, e che il più delle volte esigerebbe un approccio comune di risanamento; solo alcune misure potrebbero essere prese anche a livello solo regionale o nazionale, ma richiedono comunque almeno una sinergia anche dalle altre parti.
Cenni su: inquinamento (del mare, del suolo, dell'aria) da agricoltura, industria, urbanizzazione; eutrofizzazione del mare; scarichi industriali pesanti; armamenti (anche nucleari); rifiuti galleggianti; specie viventi minacciate; uccelli migratori; moria dei boschi; esaurimento ittico; degrado qualità e quantità dell'acqua potabile; disboscamento, deforestazione, desertificazione, super-sfruttamento agricolo; pressione da super-sviluppo turistico; polluzione e degrado aree costiere; rifiuti solidi e pericolosi/tossici; possibili sviluppi di catastrofe climatica; edificazione selvaggia ed aggressione al paesaggio; agenti chimici in agricoltura; ripercussioni massicce migrazioni; degrado patrimonio archeologico, architettonico, urbanistico; incuria. Necessità di presa di coscienza ed energica "metanoia" ecologica.
4. L'integrazione europea nell'ultimo decennio, per varie e fondate ragioni, si è sviluppata soprattutto sul versante nord/est. Oggi occorre dare un notevolissimo impulso ad un processo complementare di integrazione sul versante sud. La stessa Unione europea sembra rendersene conto, con la sua decisione di aprire - novembre 1995, a Barcelona - una Conferenza euro-mediterranea. La grande importanza e possibile prospettiva di questa Conferenza, ed il seguito che dovrà avere. La partecipazione della società civile ad essa. Tra i "cesti" di possibile cooperazione quella ambientale dovrebbe rivestire alta priorità, e si presta come uno dei meno controversi.
5. In natura non basta la protezione o il risanamento puntuale di un sito o di una specie minacciata attraverso provvedimenti o divieti, bensì occorre il ripristino e la reintegrazione di un habitat complessivo e comprensivo. Così anche nello spazio euro-mediterraneo non basterebbe un - per quanto cospicuo - "pacchetto" di misure economiche, ambientali, sociali, tecnologiche, amministrative, ecc., ma occorre innanzitutto uno sforzo articolato e congiunto per reintegrare un habitat comune, nel quale il meglio della comune eredità possa rifiorire.
La prospettiva di una Comunità euro-mediterranea, fortemente intrecciata con l'Unione europea, ma non esaurita in essa, esige innanzitutto la riscoperta e valorizzazioni delle radici comuni, di un'ispirazione culturale ed ideale capace di suscitare energie, entusiasmi, creatività. A questa prospettiva le tre grandi religioni del Mediterraneo potrebbero e dovrebbero dare un apporto determinante.
Arezzo, 4.5.1995