Proposte Per un Servizio Civile Italiano Realmente di Pace
di Alberto L’abate,
Presidente dell’ipri-Rete Italiana Corpi Civili di Pace

La segreteria congiunta dell' IPRI e della Rete Italiana dei Corpi Civili di Pace* riunitasi a Bologna il 27/9/2005:

presa in analisi la proposta di legge dell’Onorevole Realacci, recentemente presentata pubblicamente a Firenze (3 Settembre 2005) dallo stesso Realacci alla presenza dell'Onorevole Rutelli, di altri parlamentari della Margherita, e di importanti rappresentanti del mondo dell'associazionismo, proposta che prevede un servizio civile obbligatorio di sei mesi per tutti i giovani italiani, e che, secondo alcuni degli intervenuti al convegno suddetto, farebbe già parte del programma dell'Onorevole Prodi,

pur apprezzando il tentativo di tale proposta, e cioè il valorizzare ed estendere il servizio civile che può essere un importante momento di socializzazione dei giovani e di rinforzo della solidarietà sociale in quanto aiuto alle fasce più deboli della popolazione,

ha approvato, all’unanimità, le seguenti obiezioni di fondo al testo presentato, e le successive proposte alternative:

1) L’Obbligatorietà di tale servizio ci sembra del tutto improponibile . A parte infatti il palese contrasto con l'articolo 4 della Convenzione Europea sui diritti dell'uomo che vieta forme di schiavitù e di lavoro forzato (contrasto ben illustrato dal magistrato Domenico Gallo nel suo articolo sul Manifesto del 21 Settembre 2005), la sospensione dell'obbligo del servizio militare pone, a questo tipo di lavoro, problemi rilevanti: non si può infatti prevedere il servizio civile come sostitutivo di quello militare, come era in passato. Se, nella legge, si ponesse al centro di tale servizio, non tanto, e non solo, l'aiuto umanitario alle fasce più deboli della popolazione, ed indirettamente agli Enti che organizzano tali servizi., ma anche la Difesa Popolare Nonviolenta, o la Difesa Civile Nonarmata (riconosciuta dalla Legge di riforma dell'obiezione di coscienza - 230/1998), che invece nella proposta Realacci non viene inserita tra i settori in cui si può svolgere tale servizio, si potrebbe forse superare tale obiezione di formalità in omogeneità con il servizio militare, il cui obbligo è „sospeso‰ ma non annullato. In caso di necessità può essere ripristinato. Lo stesso si potrebbe fare con il servizio civile considerato, da una sentenza storica della nostra Corte Costituzionale (164/1985), come una forma di impegno rispondente al dovere di difesa della patria. In questo caso il cittadino dovrebbe poter scegliere tra il servizio militare, il cui obbligo fosse stato ripristinato, ed il servizio civile, ripristinato anche questo da un obbligo puramente potenziale che tale legge potrebbe introdurre.

2) Una seconda obiezione riguarda il periodo di sei mesi previsto da tale proposta. Chi ha esperienza di servizio civile sa che, a meno di impiegare il giovane in lavori puramente esecutivi (che non gli servono affatto per maturare ed apprendere una professionalità, ma solo agli Enti per risparmiare sul costo del lavoro - aumentando perciò il già elevato tasso di disoccupazione giovanile - ,i sei mesi non sono affatto sufficienti a portare avanti un lavoro serio, se si tiene conto anche del necessario periodo di formazione. Quando il giovane ha imparato a svolgere bene i suoi compiti avrebbe finito il suo periodo di servizio.

3) La terza obiezione riguarda il salario percepito. Mentre il salario dei militari, attraverso la loro professionalizzazione, viene notevolmente aumentato per rendere tale servizio appetibile, ai giovani di questo eventuale servizio civile obbligatorio verrebbe fatta l'elemosina di 300 euro al mese, non sufficienti né per mangiare né per un eventuale alloggio, a meno che questi servizi non vengano offerti dall'Ente stesso, impegno che nel progetto non viene affatto indicato. Ma nel caso che questo fosse indicato e previsto che interesse avrebbero gli Enti a spendere soldi per preparare i giovani, come si dice nella proposta, e dar loro prospettive professionalizzanti, per un tempo così ristretto e senza far fare loro lavori puramente esecutivi e bruti che permettono agli Enti di risparmiare in costo del lavoro ma che contraddirebbero agli obiettivi dello stesso progetto?

Ma oltre alle obiezioni abbiamo anche delle proposte alternative

A) Il costo di realizzazione di un tale progetto è molto elevato. Anche se la paga prevista è misera il numero di giovani „coscritti‰ (circa 800.000) è elevato e l'impegno economico del governo sarebbe perciò rilevante. Dato che il servizio civile volontario è attualmente richiesto da oltre 30.000 giovani, ben superiori ai posti previsti nei progetti approvati, perché non incentivare notevolmente i fondi a disposizione dell'UNSC (Ufficio Nazionale Servizio Civile) ed estendere il numero di progetti approvati? Il servizio in tale caso resterebbe volontario, sarebbe pagato un po' di più di quello previsto dal progetto suddetto (415 Euro al mese, magari anche elevando tale cifra) , e durerebbe almeno un anno. I progetti da svolgere potrebbero essere potenziati, e ulteriormente qualificati.

Ad esempio le Comunità di Pace in Colombia, comunità che nella lotta armata tra l'esercito governativo, i paramilitari da questo coperti, e la guerriglia hanno scelto la neutralità e la nonviolenza, e non collaborano con nessuna di queste parti in conflitto (e per questo sono spesso soggette ad angherie, sequestri, uccisioni ed attacchi armati) richiedono con forza (vedi documento conclusivo del convegno „Colombia Vive!‰ , Cascina, 17-18 Settembre 2005 ) una maggiore presenza di osservatori ed operatori internazionali, che, come le PBI Peace Brigades Internazionali - stanno sul posto ed accompagnano, del tutto disarmate, i dirigenti di queste comunità che sono a rischio di azioni violente da parte soprattutto degli squadroni della morte. La presenza e l'accompagnamento di volontari delle PBI ha reso più difficili e rari questi attacchi. Ma questi volontari sono solo una trentina e possono lavorare soltanto con poche comunità di pace mentre molte altre comunità di questo tipo (oltre un centinaio) richiedono il loro aiuto. Perché un progetto del genere, che potrebbe coinvolgere varie centinaia di giovani civilisti, non potrebbe entrare trai i progetti dell'UNSC ed essere approvato?. Sarebbe un modo concreto di portare pace in un paese da anni martoriato da cruenti conflitti armati:

Oppure, rispondendo alle molte richieste di ONG Europee, ed alle

mozioni ripetutamente approvate dal Parlamento Europeo, perché non dar vita concretamente a Corpi Civili di Pace nazionali, ma da integrare con quelli Europei, che intervengano, disarmati ma ben preparati alla azione nonviolenta ed alla risoluzione nonviolenta dei conflitti, nel conflitto Israelo-Palestinese per mitigare il conflitto attuale e farlo passare dall'azione armata ad un confronto civile nonviolento?

Ed anche, e soprattutto nel nostro paese, perché non dar vita, con volontari in servizio civile, a gruppi di azione nonviolenta da impiegare nella lotta alla criminalità organizzata (mafia o camorra) sviluppando attività di prevenzione sociale e di monitoraggio capillare del territorio?

Se il nostro paese vuole realmente operare per la pace deve sviluppare un tipo di lavoro e di attività di questo tipo, rischiose sì, ma sicuramente più produttrici di pace degli attuali interventi armati che spesso rinfocolano il terrorismo o la mafia invece di combatterli.

B) Una seconda proposta positiva riguarda una revisione dell'attuale legge del servizio civile per permettere di partecipare a queste attività anche persone più anziane che spesso hanno una esperienza molto maggiore dei giovani in servizio civile (che,sulla base della legge attuale, devono avere meno di 26 anni). Queste sono infatti più mature, e più preparate dei giovani, ad affrontare e lavorare in situazioni difficili e rischiose come quelle indicate prima. Come ha già fatto qualche Regione italiana (l'Emilia, ad esempio) la legge del Servizio Civile andrebbe rivista per permettere appunto a persone di qualsiasi età di partecipare a queste attività. Chi ha esperienza di questo tipo di interventi sa come, spesso, persone anche in età di pensione possano essere preziose per portare avanti attività di questo tipo.

C) Ma questo richiede anche l'approvazione di una legge, come quella proposta dalla nostra segreteria e presentata dall'Onorevole Valpiana e da altri parlamentari italiani, che riconosca una aspettativa dal lavoro di almeno un anno alle persone che lavorano e che si impegnino in attività di questo tipo (Corpi Civili di Pace) soprattutto, ma non necessariamente solo, all'estero. Questo amplierebbe notevolmente le possibilità di persone di tutte le età, e non solo dei giovani e degli anziani pensionati ( persone che hanno spesso anche una formazione professionale solida) di partecipare ad attività di questo tipo, rendendo questi interventi molto più validi e produttivi di quanto si possa fare attualmente

Con l’auspicio che queste critiche e queste proposte vengano prese in attenta considerazione

* l’IPRI è l’Italian Peace Research Institute con sede a Torino presso il Centro Studi Sereno Regis, Via Garibaldi 13. Gli aderenti alla rete sono : L’Associazione per la Pace, l’Alon (Associazione Locale Obiezione e Nonviolenza) di Forlì, Berretti Bianchi Onlus, Casa Pace Milano, Centro Studi Difesa Civile, Centro Studi Sereno Regis- Torino, GAVCI (Gruppo Autonomo Volontariato Civile in Italia ), Lega Obiettori di Coscienza, Movimento Internazionale della Riconciliazione, Movimento Nonviolento, Operazione Colomba dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, Casa per la Pace di Pax Christi- Firenze, Peace Brigades International- Italy, Rete Lilliput- nodo di Bologna, Servizio Civile Internazionale, SISPA (Società Italiana Scienze Psicosociali per la Pace)

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