L'insensata minaccia della violenza di Robert Kennedy 6 aprile 1968 Questo e' un momento vergognoso e triste. Non e' un momento per la politica. Mi sono risparmiato questa occasione di parlarvi brevemente a proposito della insensata minaccia di violenza negli USA che ancora macchia il nostro paese e le nostre esistenze. Non e' solo una questione di razza. Le vittime della violenza sono bianche e nere, ricche e povere, giovani ed anziani, famosi e sconosciuti. Ma piu' importante di tutto, sono esseri umani, che sono amati e necessari per altri esseri umani. Nessuno - non ha importanza dove viva o che cosa faccia - puo' essere certo su chi soffrira' del prossimo insensato spargimento di sangue. E questo andra' purtroppo avanti. Perche'? Che cosa mai riuscita a realizzare la violenza? Che cosa ha mai creato? Nessuna causa portata avanti da martiri e' mai stata fatta tacere dal colpo di un assassino. Nessuna cosa sbagliata e' mai stata corretta da rivolte o disordini civili. Un cecchino e' solo un codardo, non un eroe; ed un incontrollabile folla e' solo la voce della pazzia, non la voce della gente. Ovunque la vita di uno statunitense e' presa non necessariamente da parte di un altro statunitense, anche se e' fatto in nome della legge od in nome della sprezzo alla legge, da un uomo o una banda, a sangue freddo o con passione, in un attacco di violenza o in risposta ad altra violenza, ogni volta che strappiamo la vita di una persona che con fatica ha lavorato per se stesso e per i suoi figli, l'intera nazione soffre un enorme degrado. "Solo fra uomini liberi", disse un giorno Abraham Lincoln, non ci puo' essere nessuna attazione per il voto della pallattola; e quelli che avranno questo tipo di attrazione saranno sicure di perdere la loro causa e di pagare il giusto prezzo". Adesso tolleriamo apparentemente un crescente livello di violenza che ignora il nostro comune senso di umanita' e le nostre richieste di un qualcosa simile alla civilta'. Accettiamo senza problemi che i giornali riportino un suicidio se lontano dal nostro posto. Esaltiamo film pieni di assassini sugli schermi televisivi e lo chiamiamo intrattenimento. Rendiamo semplice l'acquisto di armi e munizioni a tutte le persone di qualunque livello di sanita' (mentale). Troppo spesso onoriamo spacconate e millanteria e il violento esercizio della forza; troppo spesso scusiamo chi vuole costruire le proprie vite attraverso la distruzione dei sogni degli altri. Alcuni statunitensi, che predicano la non violenza in terra straniera non la praticano invece qui a casa loro. Alcuni che accusano gli altri di incitare a rivolte, hanno loro stessi invitato a rivoltarsi. Alcuni cercano solo un capro espiatorio, altri cercano solo cospirazioni, ma questo e' fin troppo chiaro; la violenza genera altra violenza, la repressione porta alla ritorsione, e solo un cambiamento vero della nostra societa' puo' portare a rimuovere (per sempre) questa malattia dalla nostra anima. Oltre a questo, c'e' un altro tipo di violenza, che agisce si piu' lentamente, ma implacabilmente, distruttivo come uno sparo o una bomba esplosa durante la notte. Questa e' la violenza delle istituzioni; indifferenza e non-azione, che portano ad una lenta decadenza. Questa e' la violenza che affligge i poveri, che avvelena le relazioni fra gli uomini solo per via del differente colore della pelle. Questa e' una distruzione lenta di un bambino per via della fame, delle scuole senza libri, e delle case senza riscaldamento in inverno. Questo e' l'annientamento dell'anima di un uomo, negandogli la possibilita' di essere padre e uomo in mezzo agli uomini. Ed anche questo che affligge tutti noi. Non sono venuto qui a proporre un insieme di specifici rimedi e non c'e' un solo insieme di rimedi da attuare. ma noi conosciamo quello che dobbiamo fare per migliorare il nostro futuro. "Quando insegni ad un uomo ad odiare ed a temere il suo fratello, quando gli insegni che e' meno uomo a causa del proprio colore o credo (religioso) o a causa delle idee che cerca di realizzare, quando insegni che quelli diversi da te rappresentano una minaccia alla tua liberta' od al tuo lavoro od alla tua famiglia, allora si che anche tu comincerai a vedere negli altri, non piu' normali concittadini, ma nemici, da incontrare non al fine di cooperare ma al fine di conquistare, al fine di soggiogarli e dominarli. Noi impariamo, alla fine, a vedere i nostri fratelli come alieni, uomini con i quali condividiamo una citta', ma non una comunita'. Abbiamo un solo desiderio di scappare l'uno dall'altro, un solo comune impulso a trattare ogni disaccordo con la forza. Per tutte queste cose, non ci sono risposte definitive. Adesso, sappiamo che cosa dobbiamo fare. Dobbiamo raggiungere la vera giustizia fra i nostri cari concittadini. La domanda ora e' quale programma dobbiamo seguire al fine di attuarla. La domanda e' se possiamo trovare in mezzo a noi e nei nostri cuori la direzione dei propositi della razza umana che riconosceranno le terribili verita' della nostra esistenza. Dobbiamo ammettere la vanita' delle false distinzioni fra uomini ed imparare a trovare il nostro proprio cammino nella ricerca di un avanzamento generale della societa'. Dobbiamo ammettere che il futuro dei nostri bambini non puo' essere costruito sulle sfortune degli altri. Dobbiamo riconoscere che questa breve vita non puo' essere resa degna od arricchita dalla (generazione) di odio e sete di vendetta. Le nostre vite su questo pianeta sono troppo corte ed il lavoro da fare e' enorme per lasciare che questo stato d'animo fiorisca ancor di piu'. Naturalmente, non possiamo cancellarlo con un programma, neppure con una risoluzione. Ma possiamo forse ricordare, anche se solo per un momento, che quelli che vivono con noi sono nostri fratelli, che dividono con noi lo stesso breve momento di vita, che cercano, come noi, niente piu' che la possibilita' di vivere secondo certi propositi e in pace, cercando di raggiungere un certo livello di soddisfazione e di realizzazione personale. Certamente questo legame di destino comune, questo legame di un obbiettivo comune, puo' cominciare ad insegnarci qualche cosa. Certamente possiamo imparare, almeno, a vedere le persone che ci circondano come concittadini, e certamente possiamo cominciare a lavorare un po' piu' consistemente per fasciare le nostre ferite per diventare nei nostri cuori: fratelli e connazionali ancora una volta. |