Mohandas Karamchand Gandhi nasce il 2 ottobre 1869 a Porbandar, in India, da una famiglia agiata.
A 13 anni sposa la coetanea Kasturbai, che gli dà quattro figli.
Si laurea in giurisprudenza a Londra.
Trasferitosi in Sudafrica nel 1893, conosce direttamente le vessazioni prodotte dal razzismo e comincia a battersi per i diritti dei lavoratori indiani lì emigrati e per la loro promozione sociale, mirando soprattutto alla eliminazione delle misure segregazionistiche stabilite dai bianchi.
Più volte arrestato, Gandhi individua nei principi della nonviolenza e nella pratica della disobbedienza civile le forme più efficaci di opposizione al potere, a maturazione di un lungo processo formativo alimentato dalla meditazione dei testi sacri indù, ma anche del Corano, del Vangelo e del pensiero pacifista di Leone Tolstoj e Henry David Toureau.
La sua grandezza umana e spirituale gli vale l'appellativo di Mahatma, "Grande anima". Gandhi considera l'individuo alla stregua di un pellegrino in cerca della verità, intesa non come uno specifico dogma, ma come il principio che regola l'universo. Egli giudica le autorità temporali e la società dalla misura in cui favoriscono questo pellegrinaggio dell'uomo e considera la fedeltà a gruppi religiosi, sociali e nazionali in rapporto con questa verità di origine superiore, mettendo in rilievo la necessità della tolleranza reciproca, dal momento che nessuna persona singola e nessun gruppo possono essere considerati i detentori della verità assoluta. Il suo credo lo porta a idealizzare la vecchia società indiana dei villaggi in contrasto con la società industriale, che ritiene formata da uomini corrotti da falsi modelli e che moltiplica le occasioni di sfruttamento reciproco. Invita gli indiani a rifondare la loro società secondo modelli spirituali e a portare questo messaggio nel mondo. Una tale rifondazione implica la riorganizzazione economica, l'elevamento delle classi inferiori, l'accettazione delle diverse religioni e infine la rottura dei legami con la Gran Bretagna o la loro revisione in termini di uguaglianza. Il mezzo per ottenere tutto ciò è la Satyagraha, la nonviolenta "forza della Verità", che spesso implica la sofferenza di chi la persegue e che tende a convertire l'avversario piuttosto che a violare la sua integrità con l'esercizio della forza.
Ritornato nel 1915 in India, promuove una lunga serie di campagne di non cooperazione con la locale amministrazione coloniale britannica. Particolarmente efficaci risultano le campagne di boicottaggio delle merci britanniche e di promozione della tradizionale attività artigianale indiana di lavorazione del cotone, che riescono a catalizzare l'interesse delle masse.
Parallelamente all'impegno politico per l'indipendenza del suo paese, Gandhi si impegna strenuamente in favore dei fuori-casta (paria) e contro il sistema indù delle caste: per eliminare il flagello dell'intoccabilità decide di vivere come il più umile dei paria e attua una serie di digiuni tesi a sensibilizzare su questo punto l'opinione pubblica indiana.
Condannato nel 1921 dall'amministrazione britannica a sei anni di carcere e uscitone dopo tre, viene eletto alla presidenza del Congresso Nazionale Indiano, partito guida nella lotta per l'indipendenza.
Nel 1930, Gandhi organizza una nuova imponente manifestazione popolare per boicottare l'imposta sul sale e viene nuovamente imprigionato per un anno.
Nel periodo 1930-1932 è chiamato a partecipare alla tavola rotonda di Londra sull'indipendenza indiana, conclusasi senza risultati.
Durante la seconda guerra mondiale, si oppone al nazionalismo estremista di Chandra Bose, favorevole a un accordo con le potenze dell'Asse in chiave antibritannica, ma, deciso a continuare la lotta per l'indipendenza, anima un nuovo ciclo di azioni di disobbedienza civile, nel periodo 1940-1942, prima di essere ancora una volta incarcerato, fino al maggio 1944.
Liberato, partecipa ai negoziati con la Gran Bretagna che ratificano l'indipendenza dell'India, il 15 agosto1947.
In questa fase, Gandhi tenta di evitare la divisione fra India e Pakistan intavolando senza successo discussioni con la lega musulmana di Muhammad Ali Jinnah e svolgendo numerosi scioperi della fame tesi a pacificare le relazioni fra indù e musulmani.
Questo suo estremo messaggio di tolleranza provoca però le reazioni degli indù più fanatici, uno dei quali lo uccide con un colpo di pistola, il 20 gennaio 1948.