L'abnegazione
di Mohandas Gandhi


Da "Azione nonviolenta" di novembre 2005 (disponibile anche nel sito:
www.nonviolenti.org) riprendiamo il seguente estratto (inserito nella serie
delle "dieci caratteristiche della personalita' nonviolenta" che ha fatto da
leit-motiv della rivista lungo tutto il 2005) dall'antologia di scritti di
Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, a cura e con un
saggio introduttivo di Giuliano Pontara, Einaudi, Torino 1973, 1996, pp.
162-164, pubblicato originariamente in "Young India" del 27 febbraio 1930.

.... Tale forza universale (il satyagraha, la nonviolenza - ndr)
naturalmente non opera distinzioni tra connazionali e stranieri, giovani e
vecchi, uomini e donne, amici e nemici. La forza applicabile in questo modo
non puo' mai essere fisica. In essa non vi e' posto per la violenza. L'unica
forza applicabile universalmente puo' dunque essere quella dell'ahimsa, o
dell'amore. In altre parole, la forza dell'anima.
L'amore non brucia gli altri, brucia se stessi. Dunque un satyagrahi, ossia
un individuo che pratica la resistenza civile, sopporta con gioia le
sofferenze, anche fino alla morte. Ne consegue che chi pratica la resistenza
civile, pur impegnandosi con tutte le sue forze per porre fine all'attuale
sistema di governo, non rechera' offesa intenzionalmente ne' con il
pensiero, ne' con la parola, ne' con le azioni alla persona di nessun
inglese. Questa forzatamente breve esposizione delle caratteristiche del
satyagraha riuscira' forse a far comprendere e valutare le seguenti regole.
*
Come individuo:
1. Un satyagrahi, ossia un individuo che pratica la resistenza civile, non
coltivera' sentimenti di ira.
2. Egli sopportera' l'ira del suo avversario.
3. Egli sopportera' gli attacchi del suo avversario non cedendo mai alla
tentazione della ritorsione: ma non si sottomettera', per timore di
punizioni o di altre sofferenze, a nessun ordine dettato dall'ira.
4. Se l'autorita' tenta di arrestarlo, il seguace della resistenza civile si
sottomettera' volontariamente all'arresto e non resistera' al sequestro o
all'asportazione delle sue proprieta' qualora le autorita' decidessero di
confiscargliele.
5. Se un seguace della resistenza civile ha qualche proprieta' altrui
affidatagli in custodia, si rifiutera' di consegnarla, e la difendera' anche
al costo della vita. Egli tuttavia si asterra' sempre dalla ritorsione.
6. La non ritorsione esclude anche l'ingiuria e l'imprecazione.
7. Il seguace della resistenza civile dunque non insultera' mai il suo
avversario e non scandira' neppure gli slogan di nuova coniazione che sono
contrari allo spirito dell'ahimsa.
8. Il seguace della resistenza civile non salutera' l'Unione Jack, ma non la
insultera', come non insultera' alcun funzionario governativo, inglese o
indiano.
9. Se nel corso della lotta qualcuno insultera' un funzionario o cerchera'
di aggredirlo, il seguace della resistenza civile proteggera' tale
funzionario contro gli insulti e l'aggressione anche al rischio della vita.
*
Come detenuto:
10. Come detenuto il seguace della resistenza civile si comportera'
cortesemente con il personale della prigione e si sottomettera' a tutte le
norme disciplinari della prigione che non siano contrarie al rispetto di se
stesso; ad esempio, mentre salutera' con il consueto salaam il personale
carcerario, non fara' nessun umiliante inchino e si rifiutera' di gridare
"Vittoria a Sarkar" o cose del genere. Egli prendera' il cibo cucinato e
servito in modo igienico e che non e' contrario alla sua religione, e
rifiutera' di prendere il cibo servito in modo insultante o in piatti
sporchi.
11. Il seguace della resistenza civile non fara' alcuna distinzione tra i
prigionieri comuni e se stesso, e non si considerera' in alcun modo
superiore agli altri, ne' domandera' alcunche' che non sia strettamente
necessario a mantenersi in buona salute e in buone condizioni. Egli puo'
chiedere soltanto cio' di cui ha veramente bisogno per la propria
conservazione fisica e la propria pace spirituale.
12. Il seguace della resistenza civile non digiunera' per rivendicare delle
comodita' la cui privazione non comporta un'offesa al rispetto di se stesso.
*
Come membro di una brigata nonviolenta:
13. Il seguace della resistenza civile obbedira' con gioia a tutti gli
ordini impartiti dal capo della brigata, che sia d'accordo con essi o non.
14. Egli prima eseguira' gli ordini, anche se gli sembreranno offensivi,
dannosi e assurdi, e poi si appellera' all'autorita' superiore. Egli e'
libero, prima di entrare nella brigata, di giudicare se questa e' in grado
di soddisfare le sue esigenze, ma una volta che e' entrato a far parte della
brigata, diviene suo dovere sottomettersi alla sua disciplina, per quanto
molesta possa sembrargli. Se un membro di una brigata giudica che l'azione
di questa sia errata o immorale, ha il diritto di abbandonare la brigata, ma
finche' rimane al suo interno, non ha il diritto di infrangerne la
disciplina.
15. Nessun seguace della resistenza passiva deve aspettarsi che venga
garantito il mantenimento dei suoi familiari. Se cio' avvenisse, sarebbe
soltanto un caso straordinario. Il seguace della resistenza civile affida i
suoi familiari alle cure di Dio. Anche in guerra, le centinaia di migliaia
di uomini che vi partecipano non hanno la possibilita' di provvedere in
anticipo al mantenimento dei loro familiari. Lo stesso non deve avvenire
dunque a maggior ragione nel satyagraha? E' esperienza universale che in
questi tempi e' difficile che qualcuno venga lasciato morire di fame.
*
Nei conflitti all'interno delle comunita':
16. Nessun seguace della resistenza civile diverra' intenzionalmente causa
di conflitti all'interno delle comunita'.
17. Nel caso scoppino conflitti di tal genere, egli non si schierera' da
nessuna parte, ma si limitera' ad aiutare la parte che palesemente si trova
nel giusto. Se e' un indu', si comportera' in modo generoso nei confronti
dei musulmani e dei seguaci di altre religioni, e sara' pronto a sacrificare
la sua vita nel tentativo di difendere un non indu' contro l'attacco di un
indu'. E se l'attacco proviene dai non indu', egli non partecipera' ad
alcuna azione di ritorsione, ma dara' la sua vita per difendere gli indu'.
18. Egli tentera' con tutte le sue forze di eliminare tutti i motivi che
possono condurre allo scoppio di conflitti all'interno delle comunita'.
19. Se i satyagrahi organizzano un corteo essi non dovranno far nulla che
possa offendere le convinzioni religiose di una comunita', e non dovranno
prendere parte ad alcun corteo che offenda tali convinzioni.

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