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26 giugno 2012

Don Milani: «Volevo dipingere il mondo»
di Michele Brancale

Nell’estate del 1942 Lorenzo Milani (1923-1967) in vacanza nella tenuta di famiglia a Gigliola, nei pressi di Montespertoli, entra nella cappellina sconsacrata della villa, vi rinviene un messale e lo legge avidamente, rimanendone prima attratto dall’estetica della liturgia («è più interessante dei Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello») e poi dai contenuti. È una componente essenziale del suo cammino di conversione, compiuta la prima fase del quale entra in seminario e finisce la sua attività di pittore, cominciata a Milano circa due anni prima.

Conclusi gli studi al liceo Berchet, infatti aveva rifiutato di iscriversi all’università a favore, invece, dell’apprendimento della pittura. Alcuni passaggi sono noti. Il professor Giorgio Pasquali presenta alla famiglia Milani il pittore Hans Joachim Staude (1904-1973), perché segua la formazione nelle arti figurative del giovane Lorenzo che, nel ’41, si iscrive all’Accademia di Brera, affitta uno studio e firma le sue opere "Lorenzino Dio e pittore".

Da una parte spinto alla ricerca dell’essenziale da Staude, Milani si lascia attrarre dalle opere dei pittori Bruno Cassinari (1912-1992) ed Ennio Morlotti (1910-1992), non trascurando la lettura di Le Corbusier che accompagna le sue passeggiate nelle chiese di Milano (già prete, diventerà amico di Giovanni Michelucci). Di quella stagione, la Fondazione don Lorenzo Milani, presieduta da Michele Gesualdi, ha rintracciato, per ora, 45 quadri e 20 disegni anatomici, che sono al centro di un progetto di esposizione, in autunno, a Firenze e Milano. Ne saranno promotori la Fondazione, la Provincia di Firenze, il Comune di Milano e il liceo Berchet della città ambrosiana. Vi stanno lavorando uno dei "ragazzi" di don Milani, Michele Gesualdi per l’appunto, il professor Cesare Badini, l’architetto Bernardo Delton e la curatrice Sandra Gesualdi. Alla luce delle ricerche compiute, quest’attività, più che finire, diventa uno degli strumenti dell’attività pastorale di don Lorenzo. Gli studi di disegno e pittura si riveleranno, ad esempio, preziosi nella progettazione delle opere utili all’attività didattica (don Milani non era un dilettante, nemmeno in questo) e pastorale (la cartina della Terra Santa, il mosaico del "Santo scolaro").

«Credo che alcune inquietudini che lo avrebbero spinto alla conversione – sottolinea Gesualdi – siano nate dagli studi anatomici compiuti sui cadaveri. Le note di accompagnamento ai disegni rivelano una volontà di comprendere a fondo chi era il soggetto ritratto, ricostruirne la storia». L’osservazione è confortata dai ricordi di Adele Corradi, insegnante che condivise a Barbiana la conduzione della scuola, nel recente <+corsivo_bandiera>Non so se don Lorenzo<+tondo_bandiera> (Feltrinelli).

«Non gli ho mai chiesto nulla sulla sua conversione – spiega Corradi – Mi limitavo a registrare nella memoria quello che lui diceva. Capitava infatti che raccontasse di momenti in cui era avvenuto come un "incontro": la lettura del libro Il ponte di San Luis Rey, la scoperta del tendine di Achille mentre sezionava un cadavere (faceva il pittore e, diceva, "un pittore doveva conoscere l’anatomia"), la visita al convento di Monte Oliveto Maggiore ("chi ci pensava più agli affreschi... sentendo il canto dei monaci")».

Dal seminario Lorenzo troverà tempo per tornare a trovare il suo maestro Staude, che tutto era tranne che cattolico (si avvicinerà al buddismo, per apprendere alcune tecniche) e che gli chiede il motivo della sua scelta di farsi prete. «È tutta colpa tua – risponde il giovane Milani –. Perché tu mi hai parlato della necessità di cercare sempre l’essenziale, di eliminare i dettagli e di semplificare, di vedere le cose come un’unità dove ogni parte dipende dall’altra. A me non bastava fare tutto questo su un pezzo di carta. Non mi bastava cercare questi rapporti tra i colori. Ho voluto cercarli tra la mia vita e le persone del mondo. E ho preso un’altra strada».

Proprio oggi, a Barbiana, si ricorderanno i 45 anni dalla scomparsa di don Milani, con un convegno nei locali della Scuola di Barbiana (Vicchio di Mugello) a cui prenderà parte il sottosegretario alla Pubblica istruzione Marco Rossi Doria sul tema "La scuola è malata, ripartiamo da Barbiana". Don Renzo Rossi invece parlerà del "Prete don Lorenzo". Alle 17 liturgia presieduta dal cardinale Silvano Piovanelli, arcivescovo emerito di Firenze, in suffragio di don Lorenzo e anche di Eda Pelagatti, sua principale collaboratrice a Barbiana. Il 15 settembre, a Firenze, convegno su "La paternità di don Lorenzo Milani" con la pubblicazione di nuovi scritti inediti. Quindi la mostra.

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