| Breve Bio Bibliografia di Danilo Dolci
 A cura della Redazione di La Nonviolenza e in Cammino
 
 Anche il pianto comunica:
 dolendo o nel commuoversi gioioso,
 prima di ogni parola scioglie nodi.
 Da Danilo Dolci,
 Dal trasmettere al comunicare, Edizioni Sonda, Milano-Torino 1988, p. 206.
 
 Tra i vari siti che contengono molti utili materiali di e su Danilo Dolci segnaliamo almeno www.danilodolci.net,
 www.danilodolci.toscana.it, danilo1970.interfree.it, www.nonviolenti.org
 
 
 Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) nel 1924, arrestato a Genova nel '43dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di
 Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale
 (Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente
 contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'.
 Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di
 massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso sul finire del
 1997. Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica
 scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento"
 ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e
 botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il
 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver
 lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a
 Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu'
 povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio
 al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la
 denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si
 impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la
 costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a
 Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le
 disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro
 intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2
 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di
 disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una
 strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958)
 si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione".
 Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare
 questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza
 sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del
 fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle
 accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della
 vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo
 Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino
 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966).
 
 Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta',
 in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino
 a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm),
 per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare,
 sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario
 e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita'
 preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare.
 E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento,
 dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non nega,
 al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi libri documentano
 le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri,
 ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare.
 La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi
 di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi
 nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di
 alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di
 costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro
 economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che
 faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento
 di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per
 tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno
 necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni,
 per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte
 successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di
 migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile;
 l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e
 cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile.
 Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce
 l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per
 valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno
 educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre
 connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando
 di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti
 internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto,
 frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con
 numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla
 distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci
 evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi
 al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di
 effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione
 capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della
 complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone
 "all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti,
 a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco
 adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu'
 recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare:
 Nessi fraesperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993;
 La struttura maieuticae l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996;
 e Comunicare, leggedella vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997).
 Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia,
 un infarto lospegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue,
 nelportare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita".
 Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento
 segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di intervento e
 di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974;
 tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979;
 tra i libri di riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988;
 La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Tra le
 opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze1984;
 Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988
 (sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore,
 Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992;
 Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo
 Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004
 (un lavorofondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e
 la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005.
 Tra i materiali audiovisivi su Danilo Dolci cfr. il dvd di Alberto Castiglione, Danilo
 Dolci. Memoria e utopia, 2004.
 
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