Danilo Dolci Ricorda Aldo Capitini Ne sento il vuoto. Era morto un bimbo, di fame: recline sulle braccia della madre gialla, il latte trovato in farmacia scivolava sulle labbruzze inerti - era tardi. Terribilmente semplici avevamo deciso di metterci al posto del piccolo, uno dopo l'altro, fin che non si apriva lo spiraglio del lavoro per tutti: nella stanza terrana del vallone tra la gente stupita (curiosavano i piccoli il prete era sparito, il medico e i notabili tentavano velare con la parola intossicazione per continuare a parassitare tranquilli il paese, i giovani meditavano, mi piangevano i vecchi - perche', tu? -, sentivo, sotto, un pozzo senza fondo) dopo giorni la postina e' venuta con una lettera, di uno sconosciuto, firmata Aldo Capitini. Poi l'ho incontrato, in alto nella torre del Comune a Perugia, la dimora del padre campanaro: era impacciato a camminare ma enormemente libero e attivo, concentrato ma aperto alla vita di tutti, non ammazzava una mosca ma era veramente un rivoluzionario, miope ma profeta. |