I tre giorni del 18° seminario nazionale, tenutosi a Perugia (15-17 aprile 2005), non esauriscono il lavoro preparatorio della Marcia della pace Perugia-Assisi del prossimo 11 settembre; sono soltanto il momento forte di un lavoro esteso e profondo che impegna tante persone per tutti i sei mesi marzo-settembre, come ben evidenzia il sottotitolo: "Sei mesi per la pace, contro la miseria, la guerra, il terrorismo e la violenza, per democratizzare e rafforzare lOnu".
Si tratta di un lavoro immane che fa capo alla Tavola della pace, ma che coinvolge una rete numerosa e capillare di enti privati (gran parte del volontariato socio-religioso-politico) e di enti pubblici (molti comuni, province e regioni, i cui responsabili erano presenti).
In effetti, il volantino illustrativo del programma della tre-giorni conteneva una premessa significativa al riguardo: "Il programma della Tavola della pace non pretende di esaurire limpegno di tutti i suoi componenti; ma rappresenta un insieme di priorità condivise da realizzare insieme per accrescere lefficacia dellazione del movimento per la pace nel nostro paese. Allo stesso tempo, la Tavola della pace riconosce il prezioso lavoro di tutte le altre esperienze e soggetti che compongono il movimento per la pace, stabilendo di volta in volta, nei limiti delle circostanze, le modalità di cooperazione".
Nel quadro degli equilibri socioculturali da promuovere, è stato più volte evidenziato quello di "genere", fra uomo e donna. La Tavola della pace ha voluto dare un segno positivo in tal senso, affiancando il coordinatore nazionale Flavio Lotti con la coordinatrice nazionale Grazia Bellini.
Principali obiettivi nel 2005
Per farsi unidea della mole di lavoro (contenutistico e strutturale-organizzativo), che la Tavola della pace si prefigge di svolgere nellanno in corso, basta dare uno sguardo ai "principali obiettivi" enunciati in premessa:
1. LOnu per un mondo più giusto per tutti. Occorre promuovere la più ampia mobilitazione della società civile e delle istituzioni, in Italia e nel mondo, per la democratizzazione e il rafforzamento delle Nazioni Unite, contro la povertà e la guerra (anche in vista del vertice dei capi di stato dellOnu in programma a settembre a New York);
2. Per una politica di pace. Si è chiamati a contribuire alla definizione dei programmi di politica estera e della sicurezza delle coalizioni e delle forze politiche che si candidano a governare lItalia;
3. Per la cultura della pace. Bisogna estendere limpegno per uneducazione permanente alla pace e ai diritti umani a partire dalla scuola.
Segue la lista delle iniziative per realizzare i suddetti obiettivi.
La principale iniziativa della Tavola della pace nel 2005 sarà la Marcia per la pace Parugia-Assisi, che si svolgerà domenica 11 settembre.
Alla vigilia della marcia si svolgeranno:
* la 6ª Assemblea dellOnu dei popoli, che si terrà a Perugia dall8 al 10 settembre;
* la 2ª Assemblea dellOnu dei giovani, che pure si svolgerà a Terni dall8 al 10 settembre, in gran parte gestita dai giovani stessi.
La marcia sarà anche il "Primo giorno di scuola" del nuovo anno scolastico e di avvio del programma "La mia scuola per la pace" 2005-2006.
La Marcia per la pace Perugia-Assisi, lAssemblea dellOnu dei popoli e lAssemblea dellOnu dei giovani segneranno il culmine di un più ampio programma di lavoro che include:
* la realizzazione della campagna "Riprendiamoci lOnu. Costruiamo lOnu dei popoli" per la democratizzazione e il rafforzamento delle Nazioni Unite;
* la realizzazione della campagna di lotta alla povertà promossa dalla Global Call to action Against Poverty e per la realizzazione degli Obiettivi di sviluppo del Millennio (No excuse 2015), che sono stati in gran parte disattesi, specialmente dallItalia;
* la prosecuzione del programma nazionale di educazione alla pace e ai diritti umani "La mia scuola per la pace", avviato nel 2.000. Nella primavera è previsto anche un Meeting nazionale delle scuole impegnate in questo programma;
* la promozione di una campagna "Diamo voce alla pace per una informazione e una comunicazione di pace" e in particolare perché la Rai, servizio pubblico, possa divenire uno strumento di pace, di costruzione e diffusione della cultura della pace e dei diritti umani;
* la promozione di un grande processo partecipativo per progettare una politica di pace per il nostro paese e dare allItalia un governo di pace;
* il rafforzamento delle "alleanze per il cambiamento" in Europa, negli Stati Uniti, in Africa e nel Forum sociale mondiale.
Due esperti hanno fatto da supporto a tutta la riflessione della tre-giorni perugina, con una relazione iniziale e intervenendo più volte nel corso dellincontro: Roberto Savio, presidente dellInter Press Service, su "Informazione, comunicazione, partecipazione", e Antonio Papisca, docente di diritto internazionale alluniversità di Padova, su "Il principio di non discriminazione", sconvolto dalla cultura attuale del popolo americano.
Savio ha messo in risalto lesistenza di una globalizzazione selvaggia o crisi del multilateralismo, dando più valore alla competizione-efficienza, allavere sullessere, liberalizzando e privatizzando tutto (ad esempio, lacqua), ed esaltando il profitto sulletica. In particolare, ha affermato che gli Stati Uniti si stanno convincendo di essere il "popolo eletto" (Bush: "Dio protegga lAmerica"), mettendosi contro la Corte internazionale di giustizia, dalla quale gli Usa sono usciti. Il che si traduce in una crisi di democrazia e di partecipazione, di cui è segno la diminuzione degli elettori.
Papisca ha pure messo in rilievo le tendenze al negativo (riproposizione della guerra come fatto e come diritto, e attacco al multilateralismo organizzato), ma anche quelle al positivo (cultura mondiale della cooperazione, visibilità delle Organizzazioni non governative, tendenza alle istituzioni continentali), insistendo sul dovere di opporsi al disordine mondiale, organizzando il diritto internazionale-planetario, soprattutto con il varo di una "Convenzione Onu".
Per un ordine mondiale
Un documento della Tavola della pace, del 1999, intitolato "E tu quale mondo vuoi?", mette in rilievo i due "modelli di ordine mondiale che si fronteggiano oggi": quello gerarchico-imperiale e quello democratico-pacifico.
Il primo è dichiarato e perseguito dalla superpotenza statunitense, che si avvale del potere di veto nel Consiglio di sicurezza e del voto ponderato nel Fondo monetario internazionale e nella Banca mondiale. È congeniale al Mercato unico mondiale, connotato dalla libera competitività economica, dal controllo mass-mediatico e dalla pace negativa del divide et impera, soprattutto mediante la guerra o legge del più forte.
Il secondo sarebbe quello regolato da organizzazioni internazionali, con divieto di uso della forza militare degli eserciti (= uso omicida della forza), eccetto che a fini di polizia (= uso non omicida della forza), dando comunque preferenza a forme di difesa civile non armata e nonviolenta. Inoltre questo secondo modello di ordine mondiale dovrebbe essere orientato allo sviluppo umano e a rendere attuabili i diritti al lavoro, alla libertà dinformazione, allistruzione, alla solidarietà, con soggettività plurima e differenziata: stati, ong, regioni, province, comuni.
Anche in questo secondo modello resta ancora incerto, stando a scambi di opinioni avvenuti fra i partecipanti nellambito della tre-giorni, che tipo di Onu si voglia. Si auspica, sì, una "giurisdizione sovranazionale"; salvo, poi, nellesposizione delle "nove tesi sulla mobilitazione dei movimenti per un nuovo ordine internazionale democratico", specificare, al punto 5°, che "la costruzione di un assetto autenticamente costituzionale... non presuppone un "governo mondiale", ma un nuovo patto fra i popoli e i governi del pianeta".
In pratica si vuol rimanere su un piano internazionale o multinazionale, ma non veramente "sopranazionale", come esige la soluzione dei gravissimi problemi planetari di oggi e come esige larticolo 11 della Costituzione italiana nella seconda parte che quasi nessuno cita: "LItalia ripudia la guerra... e consente, in condizioni di parità con gli altri stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni". Ciò esige un vero Parlamento e un vero Governo mondiali, equilibrati dallapplicazione effettiva del "principio di sussidiarietà".
I nostri politici
Si apprezza la loro funzione; ma di fatto, salvo alcuni,. appaiono "ciechi e sordi" nei confronti delle istanze di giustizia e pace che emergono dalla società civile organizzata.
Per questo, la Tavola della pace dice un chiaro "no" ai politici per la partecipazione alla Marcia della pace da Perugia. Sono invece invitati tutti sul palco ad Assisi per firmare le affermazioni del compianto papa Giovanni Paolo II contro la guerra, che tra laltro sono state lette in assemblea durante la tre-giorni.
In positivo cè però un lungo e preciso lavoro di contatto con i pochi politici disponibili, per far penetrare finalmente nelle stanze della politica le voci di tanta gente che reclamano giustizia e pace da e per tutto il mondo.
Angelo Cavagna
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