Cambiamo e Salviamo l'ONU
di Angelo Cavagna
Tratto da La Nonviolenza e in Cammino
[Dai volontari del Gavci (per contatti: gavci@iperbole.bologna.it) riceviamo e volentieri diffondiamo questi appunti pensati per un intervento a braccio - quindi col margine di approssimazione tipico del discorso orale - da padre Angelo Cavagna. Padre Angelo Cavagna (per contatti: gavci@iperbole.bologna.it) e' religioso dehoniano, prete operaio, presidente del Gavci (gruppo di volontariato con obiettori di coscienza), obiettore
alle spese militari, infaticabile promotore di inizative di pace e per la nonviolenza. Opere di Angelo Cavagna: Per una prassi di pace, Edb, Bologna 1985; (a cura di, con G. Mattai), Il disarmo e la pace, Edb, Bologna 1982; (a cura di), I cristiani e l'obiezione di coscienza al servizio militare, Edb, Bologna 1992; I malintesi della missione, Emi, Bologna; (a cura di), I cristiani e la pace, Edb, Bologna 1996]
Ho partecipato a Perugia ad alcuni incontri nell'ambito dell'assemblea dell'Onu dei popoli e della marcia Perugia-Assisi. Avevo chiesto di fare un piccolo intervento, ma gli iscritti erano gia' tanti e non fu possibile. Scrivo quello che avrei voluto dire, nella speranza che, in un modo o nell'altro, possa giungere ai destinatari.
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Anzitutto richiamo l'attenzione di tutti sullo studio di Antonio Papisca e Marco Mascia contenuto nella cartella del convegno sulla riforma dell'Onu.
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La nonviolenza non e' passivita'
La prima cosa che volevo dire e' la seguente: sia i giornalisti che i politici, salvo una minoranza, sono chiusi mentalmente nel sistema militare, per cui alla difesa civile non armata e nonviolenta non danno alcun valore, non entra mai nelle loro vedute divulgative o nei loro programmi politici, come se si trattasse di un atteggiamento passivo o di un sogno utopistico. Cito l'esempio della rivoluzione popolare nonviolenta delle Filippine contro il dittatore Marcos. Mi pare che Benigno Aquino dapprima fosse partito con la rivoluzione armata. Poi, imprigionato, abbia lanciato la lotta nonviolenta. Mandato in esilio e poi richiamato, mentre scendeva dall'aereo, venne ucciso. A capo della lotta nonviolenta si pose la moglie, Cory Aquino. Ad un certo punto questa diede al popolo dieci punti di lotta nonviolenta, fra i quali l'indicazione di ritirare i soldi dalle banche da lei nominate, nelle quali Marcos aveva i suoi interessi. L'articolista di un prestigioso quotidiano scrisse da Manila un articolo ironicissimo, il cui sugo era condensato in queste parole conclusive: "Cosi', con questi dieci punti di lotta nonviolenta, il dittatore Marcos potra' dormire altri vent'anni di sonni tranquilli". Invece, in capo a una settimana, Marcos dovette fare le valigie, senza che fosse sparato un colpo. Altro che vent'anni di sonni tranquilli. Del resto, chi avrebbe il coraggio di dire che Gandhi, Martin Luther King, Rodolfo Seguel in Cile, Perez Esquivel in Argentina, Nelson Mandela in Sudafrica e tanti altri nonviolenti sono stati dei passivi o degli utopisti? Il papa Giovanni Paolo II, nel discorso della giornata della pace d'inizio del terzo millennio, dopo aver scritto che il secolo XX era stato il piu' insanguinato della storia, aggiunse: "Chi salvo' l'onore dell'umanita' furono coloro che lottarono con metodi nonviolenti e scrissero pagine storiche magnifiche". In questo senso, mi sembra, va fatto un invito particolare agli operatori dell'informazione e della comunicazione e, soprattutto, ai politici.
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Una riforma radicale dell'Onu
L'Onu e' nata come istituzione di pace proprio dopo le due guerre mondiali. Dopo la prima, era nata la "Societa' delle Nazioni"; ma non funziono'. Dopo la seconda, venne istituita l'Onu: meglio di niente, pero' non funziona. Cito il giudizio scritto da Kofi Annan, attuale segretario generale dell'Onu. Mi trovavo, circa un anno fa, dal barbiere. Mentre attendevo il mio turno, vidi un giornale (era "l'Unita'"). Proprio l'articolo di fondo, in prima pagina, era di Annan, sulle istituzioni internazionali Il giudizio finale diceva testualmente: "Le istituzioni internazionali, che dovrebbero
garantire giustizia e pace per tutti i popoli sono a uno stato poco piu' che embrionale". In pratica, non funzionano. E' da parecchio tempo che sto notando una cosa curiosa. Quasi tutti quelli che discutono dell'Onu dicono che bisogna dare maggiore forza a tale istituzione; ma con questo non vogliono creare un superstato. Bisogna rispettare la sovranita' di ogni singolo stato. Bisogna incrementare i rapporti multilaterali fra gli stati sovrani armati; ma non si vuole dare all'Onu una vera autorita' sovrastatale. Da notare che l'articolo 11 della Costituzione italiana, dopo la prima parte che dice: "L'Italia ripudia la guerra...", continua nelle seconda parte dicendo: "L'Italia consente, in condizioni di parita' con gli altri stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo". Era chiaro ai costituenti che, per avere la pace mondiale, occorreva un governo mondiale. Invece oggi si vuole il "villaggio planetario" ma senza sindaco e senza consiglio comunale; in pratica un villaggio di matti, come di fatto e'. L'unico organo dell'Onu che decide qualcosa e' il Consiglio di sicurezza, dove si sono seduti i rappresentanti delle nazioni vincitrici con il diritto di veto singolo. Non esiste un vero parlamento eletto e un vero governo democratico, che ne applichi le leggi. E' significativo che oggi alcuni governi parlino di riforma dell'Onu, ma intendendo avanzare la propria candidatura ad entrare proprio nel Consiglio di sicurezza, e non per creare un vero governo democratico mondiale, con il principio di sussidiarieta'. Conseguenza logica di quanto sin qui detto, bisogna far sparire tutti gli eserciti del mondo (uso omicida della forza). E' sufficiente un corpo di polizia internazionale (uso non omicida della forza) alle dirette dipendenze dell'Onu, come al formarsi dell'unita' d'Italia furono sciolti tutti gli eserciti preesistenti al suo interno. Oppure, per capire che ci vuole una vera Onu, dobbiamo aspettare una terza guerra mondiale, magari atomica?
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