Rileggendo Capitini sulla Difesa Popolare Nonviolenta di Antonino Drago Tratto da La Nonviolenza e in Cammino [Ringraziamo di cuore Antonino Drago (per contatti: drago@unina.it) per questo intervento. Tonino Drago, nato a Rimini nel 1938, docente universitario di storia della fisica, da sempre impegnato nei movimenti nonviolenti, e' uno dei piu' prestigiosi peace-researcher italiani e uno dei piu' autorevoli amici della nonviolenza. Tra le molte opere di Antonino Drago: Scuola e sistema di potere: Napoli, Feltrinelli, Milano 1968; Scienza e guerra (con Giovani Salio), Edizioni Gruppo Abele, Torino 1983; L'obiezione fiscale alle spese militari (con G. Mattai), Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986; Le due opzioni, La Meridiana, Molfetta; La difesa e la costruzione della pace con mezzi civili, Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 1997; Atti di vita interiore, Qualevita Torre dei Nolfi (Aq) 1997. Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991; e la recentissima antologia degli scritti Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" e-mail: azionenonviolenta@sis.it, sito: www.nonviolenti.org sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it, altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps@libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni@libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, e-mail: azionenonviolenta@sis.it] Nel lontano 1968, poco prima della scomparsa, Capitini scriveva un importante articolo su "Azione nonviolenta" (giugno-luglio 1968) dal titolo Difesa e nonviolenza [ora in Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, pp. 445-449], in cui si proponeva la difesa popolare nonviolenta come soluzione al problema della difesa istituzionale. E' la prima presentazione ragionata di questo tema in Italia. * Scrive Capitini: "La crescente trasformazione della nonviolenza in un piano di attivita' costanti e convergenti, destinate a costruire nuove realta' e nuove coscienze, si vede non solo nei grandi fatti della societa', ma anche in quegli aspetti del mondo quotidiano, che pur sono cosi' importanti per il cambiamento del costume. Perche' oramai alcuni punti sono chiari: le armi nucleari, specialmente nella loro utilizzazione missilistica, impongono un diverso modo di considerare i rapporti tra le grandi potenze... la possibilita' di rivoluzioni violente all'interno degli Stati va diminuendo... [molti] si vengono percio' concentrando per una permanente rivoluzione nonviolenta...". Ma vediamo quanto ci si aggiorna per il concetto di difesa. Dopo aver discusso il tema della "legittima difesa" dal punto di vista nonviolento, Capitini passa al tema specifico: "La difesa della Patria Ma c'e' un'azione da compiere per sostituire vecchi modi di pensare, che nel dramma di tutto il passato storico dell'umanita', sono stati generatori inesauribili di violenze. Si richiede oggi un esame oggettivo della espressione 'difesa della Patria'. Nella mente dei piu' essa e' connessa con due idee: che la difesa non possa essere che con le armi; che la patria sia l'insieme delle cose e delle strutture politico-sociali nelle quali uno vive. La prima idea e' quella che oggi viene discussa da alcuni: 1) Nel senso critico: come e' possibile difendere adeguatamente dalle armi nucleari... il territorio della patria?... 2) Nel senso costruttivo: ... Il metodo nonviolento e' in grado di organizzare, nei piu' minuti particolari, una resistenza nonviolenta, sulla base della noncollaborazione e del rendere molto difficile l'azione bellica dei nemici, che finisce con essere una difesa ancora piu' risoluta e tenace di quella militare... E quel termine di "sacro" dovere... quanto piu' opportunamente sara' usabile per una difesa, quella nonviolenta, che potra' avere nel suo fronte Cristo e Francesco, che di "sacro" si intendevano. Si capisce che la strategia della difesa della patria richiede un addestramento lungo, un'attrezzatura di materiali, una mobilitazione organica. Un altro vantaggio della strategia della difesa nonviolenta e' di rendere evidente che l'assoluto che viene difeso non e' tanto un territorio, quanto una patria universale... Questo vuol dire che l'idea stessa di patria viene ad arricchirsi di ideali e ragioni di vita universali". E dopo aver riportato l'art. 52 della Costituzione, Capitini conclude: "Vi e' dunque, una distinzione tra la difesa della patria, che non e' prevista come necessariamente armata, e il servizio militare, per il quale 'la legge' che si auspica potrebbe stabilire l'obbiezione di coscienza, e un servizio alternativo non armato, come 'limite'. Ma cio' che qui importa e' di non connettere indissolubilmente l'idea di difesa con l'idea del servizio armato: non lo permette la Costituzione, e tanto meno lo sviluppo dell'idea stessa di difesa. In conclusione: ... l'attivita' della nonviolenza puo' attuarsi come 'difesa' della patria mediante un'organica ed efficiente strategia di difesa nonviolenta, oltre che in altri modi di alta tensione etica e sociale, che sono anch'essi una 'difesa' della patria nel quadro dell'umanita'". * Un mese dopo, agosto 1968, la gente di Praga si difendeva "a mani nude" dalla invasione dei carri armati russi. Per la prima volta gli occidentali si accorsero che la difesa popolare nonviolenta aveva la capacita' anche in Europa di combattere ad armi pari un potere militare tecnologicamente avanzato e un potere politico apparentemente inattaccabile. Trent'anni dopo, nel 1989, le popolazioni dei Paesi dell'Europa dell'Est si difendevano con delle lotte nonviolente da regimi autoritari come pochi altri nella storia; e riuscivano a scalzarli. In piu' dimostravano che il loro territorio, che sarebbe stato distrutto da una difesa nucleare, veniva preservato dalla difesa nonviolenta, cosi' come Capitini aveva sostenuto. Quarant'anni dopo, nel 1998, per la prima volta e in Italia una legge (la n. 230) programmava una "difesa civile non armata e nonviolenta" da parte dello Stato. E pochi anni dopo veniva istituito un Comitato ministeriale per la Difesa civile non armata e nonviolenta. E' bene ricordare tutto questo cammino: la nonviolenza in Italia ha una storia precisa. |
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