Tra i caposaldi etici e politici di uno stato socialista nonviolento, Capitini pone naturalmente la tensione allunità mondiale, il rifiuto della guerra, leducazione alla pace.
"E chiaro che bisogna arrivare a moltitudini che rifiutino la guerra, che blocchino con le tecniche nonviolente il potere che voglia imporre la guerra.
LEuropa ha sofferto per non aver avuto queste moltitudini di dissidenza assoluta, per es. riguardo al potere dei fascisti e dei nazisti.
Lomnicrazia deve prender corpo anche in questo modo: nella capacità di impedire dal basso le oppressioni e gli sfruttamenti; ma questa capacità ha il suo collaudo nel rifiuto della guerra, intimando un altro corso alla storia del mondo."
(OMNICRAZIA, in Il Potere di tutti, pag.68)
"Vi sono oggi tre ondate di fondo nella coscienza degli uomini provenienti dalle varie tradizioni religiose:...una rivoluzione religiosa che renda impossibile...lo scandalo dell'Occidente che si dice cristiano per bocca dei suoi capi, guidatori di guerre, di sfruttamenti, di oppressioni; un'altra ondata contro il capitalismo per una produzione e distribuzione impostate diversamente, e una terza ondata...contro la guerra, contro la sua teoria, la sua preparazione, la sua esecuzione..
(LETTERA DI RELIGIONE, in Il Potere di tutti, pag.432)
"A noi pare che ci siano due posizioni sbagliate:
a) quella di coloro che dicono di volere la pace, ma lasciano effettivamente la società attuale come è, con i privilegi, i pregiudizi, lo sfruttamento, l'intolleranza, il potere in mano a gruppi di pochi;
b) quella di coloro che vogliono trasformare la società usando la violenza di minoranze dittatoriali e anche la guerra, che può diventare atomica e distruttiva per tutti.
Per noi il rifiuto della guerra e della sua preparazione militare, industriale, psicologica, è una componente fondamentale del lavoro per la trasformazione generale della società.
(dal periodico IL POTERE E DI TUTTI, nel Il Potere di tutti, pag.159)
La presenza della bomba atomica, la impossibilità di cancellare la sua realtà tecnologica ci costringono oggi a lavorare sul serio non solo per distruggere le bombe esistenti e purtroppo ricostruibili, ma per superare tutti insieme, con il rifiuto della violenza e l'uso della nonviolenza, le ragioni, le occasioni e gli interessi che portano alla guerra, ai conflitti armati tra i popoli della terra.
"Oggi con la guerra atomica c'è una ragione di più per cominciare molto presto, quando già si prepara la guerra, a stringere larghissime solidarietà dentro e fuori le nazioni, impegnare i religiosi ad usare il metodo religioso della nonviolenza, imparare e insegnare che il rifiuto attivo della guerra è una rivoluzione."
(sul periodico "IL POTERE E DI TUTTI", in Potere di tutti, pag.158)
Le scelte di pace e di giustizia della nonviolenza escono oggi dal limbo dei buoni propositi e si fanno strada come le più praticabili, le più auspicabili, perché le meno dolorose, nella soluzione dei problemi internazionali, dove la lotta per il disarmo, per i diritti umani e civili, contro la miseria e la fame, per la costruzione di rapporti amichevoli e solidali tra i popoli, le nazioni e gli stati vede impegnati numerosi movimenti politici e religiosi.
Dalla tribuna dellONU viene spesso ricordato che nel nostro tempo si è, per la prima volta nella storia di sofferenze del genere umano, raggiunta la capacità di garantire a tutti la salute, il cibo, leducazione.
Lostacolo è nella gestione egoista delle risorse, ma voci e forze autorevoli si muovono con tenacia per superare insieme le difficoltà. Le oligarchie ricchissime che governano l'economia mondiale chiedono mani libere in nome dello sviluppo: del loro tipo di sviluppo che ha illuso i popoli dell'Asia, che ha ricolonizzato l'Africa, che ha scatenato l'integralismo islamico, che ha perpetuato la miseria dell'America Latina, che distrugge ogni giorno l'ambiente naturale in tutta la terra. Le proposte di Capitini per togliere il potere assoluto a questi signori e riconsegnarlo ai cittadini del mondo non appaiono più idee squinternate, come le giudicava un rapporto di polizia ancora negli anni sessanta.
Ridurre le spese per gli armamenti, cancellare i debiti agli stati del terzo mondo, togliere ai potenti il controllo esclusivo sui prezzi delle materie prime, fornire ai paesi poveri le risorse della tecnologia per la crescita della loro economia e della loro cultura, fare piani di aiuti internazionali tra paesi ricchi e poveri, dare allONU i mezzi per risolvere le guerre locali, sia con la forza dei "Caschi blu" che con la nonviolenza dei "Caschi bianchi", lavorare uniti per salvare lambiente terrestre, sono idee e richieste alla portata dellumanità.
Il rifiuto deciso delle soluzioni violente, lisolamento dei paesi, dei gruppi e degli individui violenti, lappoggio ai paesi, ai gruppi e agli individui che praticano le tecniche della nonviolenza, attraverso una mobilitazione internazionale dellopinione pubblica, come chiedeva Capitini, sono mezzi non più irrealistici per muovere in questa direzione.
"La nazione come singola che accetta la dialettica d'urto e di sviluppo contro molte altre nazioni sta scomparendo; come nel mondo economico si tende al raggruppamento e ai monopoli, e, infine, al mercato mondiale.
Vi sono e vi saranno qua e là tentativi di questa autonomia, e specialmente di scoppi ritardati; ma è visibile dappertutto che le nazioni entrano in allineamenti costanti, con pretese e missioni di carattere universalistico."
(ITALIA NONVIOLENTA, in Scritti sulla nonviolenza, pag.67)
" Nell'idea di fratellanza dei popoli si riassumono i problemi urgenti di questo tempo: il superamento dello imperialismo, del razzismo, del colonialismo, dello sfruttamento: l'incontro dell'Occidente con l'Oriente asiatico e con i popoli africani....; la fratellanza degli europei con le popolazioni di colore; l'impianto di giganteschi piani di collaborazione culturale, tecnica, economica.
(IN CAMMINO PER LA PACE, pag.47)
La mondializzazione, spinta finora soltanto da interessi economici, deve essere fatta propria dai popoli della terra, che possono trarre il massimo profitto dalla gestione unitaria delle risorse, dalla programmazione internazionale delle ricerche scientifiche, dallo scambio sempre più ampio di conoscenze culturali, come proponeva, inascoltato, Capitini, fin dagli anni '50.
"Questa è l'età in cui il mondo umano si sta sempre più assomigliando...Chi fa, fa per i vicini, e fa per tutti. Il problema mio, tuo, è il problema di mille altri in mille luoghi, è potenzialmente il problema di tutti.
Le cause che difendiamo non sono per il vantaggio di un gruppo particolare, perché sono, per il bene comune, sostenibili davanti a tutti.
Davanti a questo orizzonte non mi perdo, perché l'ho sempre indicato"
(LETTERA DI RELIGIONE, in Il Potere di tutti, pag.393)
"Con la nonviolenza si arriva ad un mondo dove ci sia la libera circolazione di tutti dappertutto. Che a ciò si arrivi gradualmente dipende dalle forze in movimento, dagli strumenti apprestati, dagli animi pronti.
Le Nazioni Unite possono aiutare questa realizzazione, incalzandola e reprimendo violenze.
Ma noi già intravediamo questo fine universale.
E se intanto si scambiassero migliaia di giovani lavoratori e studenti per lunghi periodi, ne sarebbe un'anticipazione certamente utile."
(LA NONVIOLENZA OGGI, in Scritti sulla nonviolenza, pag.185)
Amici palestinesi e israeliani, ricordava Capitini come esempio, ci invitano a riflettere sulla angosciosa situazione di due piccoli popoli di razza affine che, in ostaggio a vecchi pregiudizi e rancori, agli interessi regionali di potenze straniere, sono istigati a odiarsi, a uccidersi o ad avere come prospettiva meno peggiore quella di costituire in un fazzoletto di terra due piccoli stati armati e contrapposti. E così in tante parti del mondo.
Mentre basterebbe non ascoltare gli interessati protettori che forniscono le armi per uccidere, e vivere e lavorare insieme senza altri problemi di quelli, immensi, che la natura e la vita ci pongono sul cammino, come ci rammenta, anche lui inascoltato, Giacomo Leopardi nella "Ginestra".
"Se oggi siamo nel momento in cui si tende all'unità mondiale....portiamoci a questa unità, e vediamo da lì quanto essa debba essere profonda, complessa, aperta a un giorno mai stato nel mondo...
La purificazione dalle somiglianze storiche... si ha in questo collocarsi nel punto di vista universalistico di una unità mondiale, che conclude e supera tutte le somiglianze storiche perché mai vi fu unità mondiale; si ha nel portare a questa altezza la socialità, la cultura, l'economia, con un'ispirazione che possiamo ben chiamare "religiosa" perché fonda una infinita e creatrice "presenza".
(ITALIA NONVIOLENTA, in Scritti sulla nonviolenza, pag.51)
Capitini non si illudeva sulla nostra capacità di costruire qui e subito una società nonviolenta in cui il potere fosse di tutti: esortava tuttavia a trovare insieme la tensione religiosa, sociale, politica indispensabile per risolvere le contraddizioni odierne rifiutando ogni intolleranza, contrastando ogni violenza, realizzando insieme i valori più alti dell'umanità.
Negli anni bui del fascismo scriveva:
" Io non dico: fra poco o molto tempo avremo una società che sarà perfettamente nonviolenta, regno dell'amore che noi potremo vedere con i nostri occhi.
Io so che gli ostacoli saranno sempre tanti, e risorgeranno forse sempre, anche se non è assurdo sperare...
A me importa fondamentalmente l'impiego di questa mia modestissima vita, di queste ore o di questi pochi giorni; e mettere sulla bilancia intima della storia il peso della mia persuasione, del mio atto, che, anche se non è visto da nessuno, ha il suo peso alla presenza e per la presenza di Dio."
(ELEMENTI DI UNESPERIENZA RELIGIOSA, pag.115)